di Laura Cutini (foto e video Simone Corazza)
Un 25 aprile quest’oggi ancor di più nel segno dei più alti principi della Repubblica Italiana: libertà e democrazia. Si è svolta stamane infatti la cerimonia di celebrazione di una delle giornate più importanti per l’Italia: la festa della liberazione dal nazifascismo. Data in cui nel 1945 dopo aspra lotta e resistenza, si è potuto gridare “viva la libertà”. E’ iniziata nel capoluogo di provincia dalla chiesa di San Domenico, la cerimonia in ricordo di quanti hanno lottato e creduto potesse ancora esserci vita, speranza e democrazia dopo il ventennio. Ed è il vicario don Giordano Trapassi nell’omelia durante la messa a sottolineare come, seppur l’Italia sia uno stato laico, ci sia nell’idea di “patria” quel principio cattolico di accoglienza, abbraccio e identificazione che incarna perfettamente la famiglia di matrice cristiana: «Quest’oggi riscopriamo i valori della nostra nazione, della libertà, della democrazia e c’è una parola molto bella che forse si usa poco, la patria: bella perché mette insieme padre e madre. La patria c’è grazie a dei padri e a delle madri. Io penso che oggi la nostra Italia, affichè possa continuare a camminare nella pace e nella libertà, abbia bisogno di padri e di madri, di adulti che si prendono a cuore le nuove generazioni e che tentano di trasmettere la passione per la giustizia, per la pace, per la libertà. Il mio augurio è di essere quello che siamo, nel proprio lavoro e nel proprio impegno, e di vivere sapendo di essere padri e madri, sempre pronti ad educare a questi valori».
Alla presenza del Prefetto Edoardo D’Alascio, del presidente della provincia Michele Ortenzi, del sindaco di Fermo, Paolo Calcinaro, e del presidente Anpi Paolo Scipioni, le celebrazioni in memoria del 79esimo anniversario della Liberazione sono proseguite nella cornice di Piazza del Popolo, davanti ad un numeroso pubblico, accorso proprio davanti al Palazzo dei Priori, dove i vigili del fuoco hanno deposto la corona di alloro sulla lapide in memoria dei partigiani e della Resistenza. Con un breve cerimoniale, il corteo, mentre in piazza intonavano “Bella Ciao”, ha poi continuato la sua passeggiata lungo il corso principale per concludersi all’Auditorium San Filippo Neri, dove tutti gli intervenuti hanno potuto ribadire il concetto di un’Italia libera, democratica e antifascista, argomento caldo degli ultimi giorni sul fronte politico nazionale.
«Lo scorso anno proprio qui – afferma Paolo Scipioni, presidente Anpi provinciale – abbiamo onorato il 25 aprile ricevendo come provincia di Fermo, da parte della presidenza della Repubblica, la medaglia d’oro al merito civile per l’attività di resistenza. Oggi vogliamo inserire la figura degli Imi (Internati Militari Italiani) del Fermano gli internati militari italiani in questa cerimonia, i quali dopo l’8 settembre 1943 hanno deciso di non combattere con i nazifascisti, e furono internati. Solo dal Fermano furono 597. E’ chiaro, la liberazione è avvenuta dopo anni durissimi e la resistenza ha aperto le porte alla libertà, alla democrazia e alla repubblica, a quella che è la nostra costituzione che per sua natura è antifascista in ogni parola in ogni virgola. Tutto questo percorso viene da più di vent’anni durissimi che sfuggono a volte alla memoria. Forse dovremmo tenerlo più presente: penso a Matteotti e alle leggi razziali, all’olio di ricino e alle bastonate. Insomma, non dobbiamo dimenticare che la Costituzione è nata da questi fatti gravissimi, per non ripeterli mai più. In essa sono stati ribaltati i principi valoriali della nostra società: non c’è più un uomo solo al comando, ma una collettività».
Subito dopo l’intervento del presidente Anpi provinciale, il sindaco Paolo Calcinaro ha preso la parola per confermare quanto l’antifascismo unisca il popolo italiano: un’ identità comune e nazionale, messa nero su bianco nella carta costituzionale: «Oggi siamo qui a ricordare l’Italia antifascista, perché sia sempre un punto fermo ed intoccabile della nostra nazione. Per ricordare come il 25 aprile sia la giornata in cui l’Italia ricorda la lontananza e l’aberrazione verso il nazifascismo. Un giorno – conclude il sindaco di Fermo – che non ha bisogno di assalti dentro ai cortei per essere celebrato, pur nella vicinanza a quei popoli che stanno soffrendo, vorrei sottlineare che certi atti vanno contro lo spirito di questa giornata».
Anche il prefetto di Fermo Edoardo D’Alascio, fresco di insediamento e dunque al suo primo “25 Aprile” nel Fermano, è intervenuto per salutare i presenti ed i ragazzi delle scuole alcuni dei quali, nella fattispecie della scuola secondaria “Nardi” indirizzo Montessori di Porto San Giorgio, hanno ricevuto il premio “Ada Natali”: «Siete i cittadini di questa Repubblica – sottolinea il prefetto Edoardo D’Alascio – la vita di quanti sono caduti per la libertà è stata utile per fornirci una nuova idea di società che si è poi trasfusa nella Costituzione italiana. Tutti loro – conclude – hanno lottato per noi e per le future generazioni. Noi coltiviamo la memoria che è dinamica collettiva, ma il ricordo è legato al cuore, a ciò che ogni famiglia ha vissuto e che continua a tramandare ed a raccontare alle nuove generazioni. La Costituzione ha ribaltato tutto: non è più la persona ma la comunità che dà un senso allo Stato, è questo il concetto rivoluzionario della Repubblica».
Il Prefetto, nel suo intervento, ha evidenziato come il 25 aprile costituisca una data simbolo, che si inserisce nel «solco tracciato già tempo prima dalle donne e dagli uomini che con la Resistenza hanno lottato strenuamente per assicurare la libertà alle generazioni future». Si è rivolto ai ragazzi presenti, come cittadini e come futuro della nostra Repubblica, e si è soffermato sulla differenza che corre tra ricordo e memoria, evidenziando la dimensione collettiva di quest’ultima, di cui è massima proiezione dinamica proprio il 25 aprile, rispetto alla prospettiva più individuale e familiare del ricordo. Ha proseguito rimarcando il principio fondante del nuovo Paese: «La centralità della persona, fulcro e pilastro dello Stato di diritto, della nostra Repubblica democratica, con una netta cesura rispetto a quanto accaduto durante il periodo fascista. L’eredità delle nostre madri e padri costituenti – ha sottolineato il Prefetto – si esprime nell’idea di una nuova nazione trasfusa e custodita nella nostra Costituzione». Infine, D’Alascio ha espresso «vivo apprezzamento per l’iniziativa dell’Anpi di redigere e pubblicare un opuscolo “Elenco dei Reduci I.M.I. dalla Germania – Anno 1945” con tutti i nomi degli Internati Militari Italiani (Imi, appunto), tra cui 597 fermani.
Anche il presidente della provincia Michele Ortenzi ha sottolineato l’importanza di questa giornata perché tutti possano riconoscersi negli stessi ideali di libertà e democrazia: «L’augurio che posso fare è che questo 25 aprile sia vissuto e sentito da tutti gli italiani come un giorno fondamentale per la nostra libertà. E’ il bene più prezioso per cui in tanti hanno combattuto, per questo spero possa essere la festa di tutti». A conclusione degli interventi, il monologo per la pace della scuola primaria “Pagani” di Monterubbiano, composto dagli alunni in casacca rossa i quali hanno spiegato con parole semplici cosa sono la pace e la libertà, concludendo con una indimenticabile poesia di Gianni Rodari: “Ci sono cose da non fare mai, né di giorno, né di notte, né per mare, né per terra: per esempio, la guerra”.
QUI FERMO
Da sin. il prefetto Edoardo D’Alascio, il sindaco Paolo Calcinaro e il presidente della Provincia, Michele Ortenzi
Da sin. il questore Luigi Di Clemente, il prefetto Edoardo D’Alascio, il presidente Michele Ortenzi e il sindaco Paolo Calcinaro
Il direttore generale Ast, Roberto Grinta e, dietro il capo di gabinetto del prefetto, Monica Vaccaro
QUI PORTO SANT’ELPIDIO
QUI PORTO SAN GIORGIO
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