In base all’aspettativa di vita e all’età pensionabile, recenti studi hanno rilevato che mediamente passiamo circa 10.000 giorni sul posto di lavoro: «Un luogo di lavoro salutare rende più efficienti, creativi e flessibili i lavoratori e allo stesso tempo aumenta la produttività delle imprese, tutelando il loro patrimonio umano. È quindi imprescindibile garantire ambienti di lavoro sempre più sicuri». E’ quanto afferma il Direttore Generale CNA Fermo Andrea Caranfa, che ricorda quanto gli investimenti in prevenzione abbiano ricadute positive per l’azienda: «Mediamente per ogni euro investito in prevenzione, l’azienda raccoglie quindi 2,20 euro a beneficio di diversi aspetti aziendali». CNA è costantemente impegnata nella promozione della salute e della sicurezza, come spiega il Responsabile del Dipartimento Sicurezza Massimiliano Felicioni: «La nostra associazione ad oggi è membro dei PMP – Piani Mirati della Prevenzione della Regione Marche, per l’attivazione di processi e interventi tesi a rendere il luogo di lavoro un ambiente favorevole alla salute; inoltre, abbiamo stipulato una serie di accordi con INAIL, come ad esempio quello relativo alla prevenzione del rischio cancerogeno nel settore Legno e Cuoio o quello teso a rilevare quelli che vengono definiti near miss, i quasi infortuni. Infine, le prossime settimane vedranno CNA impegnata in una serie di momenti formativi dedicati al nuovo decreto patente a punti e al nuovo accordo sulla formazione».
Un impegno di risorse proprie che sta portando a risultati concreti: «Nel nostro lavoro quotidiano rileviamo una maggiore attenzione nei confronti del tema della sicurezza sul lavoro – affermano Caranfa e Felicioni – le imprese e i lavoratori ci contattano per avviare percorsi di informazione, formazione e addestramento, per conoscere buone pratiche da adottare. Sensibilità e impegno maggiori che hanno come obiettivo riduzione ed eliminazione di infortuni e morti sul lavoro, oltre alla semplificazione della comprensione e applicazione delle normative».
Da tempo CNA segnala quanto, a fronte di un gran numero di normative, l’interpretazione e applicazione delle stesse siano ancora oggi troppo soggettive, difficili e a volte controverse. Spiega Felicioni: «Basti pensare che per comprendere pienamente il Testo Unico della Sicurezza oppure essere in grado di spiegare l’applicazione delle varie circolari, occorrono anni e anni di studio nel settore o possedere addirittura competenze da giuslavoristi, il che sminuisce il valore della prevenzione e protezione sul lavoro».
CNA ha sempre evidenziato anche un ulteriore aspetto: «Siamo convinti della necessità che la normativa vada adattata al tessuto economico – spiega Felicioni – visto che, come rilevato da Unioncamere, nelle Marche il 90% delle imprese artigiane ha meno di 10 dipendenti e in molte di esse il datore di lavoro è il primo lavoratore. Questo significa che la buona volontà non riesce a sopperire alla difficoltà di applicazione di una normativa molto spesso tarata sulla media e grande industria. La semplificazione della normativa non deve ridurre la sicurezza, ma la difficoltà di attuazione di tali misure, garantendo un diritto e dovere di tutti: la sicurezza sul lavoro».
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