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Valle dell’Aso, dai gap del territorio a una strategia condivisa per il rilancio

FUTURO - Il bacino di riferimento dell'accordo è di 9 mila ettari, sono 104 le imprese agricole e 19 i Comuni coinvolti. Quello di Petritoli, è stato uno dei primi incontri organizzati dal Centro Studi Carducci. Ne seguiranno altri, allo scopo di ragionare con gli amministratori su una comunità di territorio e su progetti futuri

di Serena Murri

Valle dell’Aso, verso una strategia territoriale condivisa. L’incontro pubblico di questa mattina, nella sala consiliare di Petritoli, organizzato dal Centro Studi Carducci, è stato un punto di partenza utile ad aprire un dibattito su progettualità future e per stimolare il confronto su tematiche territoriali riguardanti la Valdaso che portino ad un progetto organico e partecipato.

Prima uscita ufficiale per il Centro Studi Carducci, presieduto dall’avvocato Barbara Toce che ha introdotto i relatori, aprendo il primo di una serie di incontri pensato per riflettere «su tematiche economiche, sociali e politiche. Quello di oggi vuole essere un tavolo di confronto all’interno di un territorio sempre più bisognoso di momenti d’incontro, dopo il covid non esistono più le piazze o gli incontri pubblici. Abbiamo scelto la Valdaso che riteniamo estremamente importante, dove si stanno attuando importanti attività dal punto di vista progettuale che cercano di farla uscire dalla sua chiusura, facendola guardare all’Europa. L’intento è quello di iniziare un percorso di condivisione per far crescere la consapevolezza degli attori del territorio, intesi come cittadini, agricoltori e attività connesse». Per questo, i relatori erano docenti dell’Università Politecnica delle Marche che lavorano a vario titolo sul territorio.

Il saluto iniziale non poteva che essere quello del padrone di casa, il sindaco Luca Pezzani che ha messo a disposizione la sala consiliare e ha fornito spunti di riflessione interessanti, a partire dai punti di forza della Valdaso, come i passi avanti fatti nel settore del turismo da Petritoli, ma il primo cittadino ha anche messo in luce le criticità che incontra un Comune con lo spopolamento crescente e le difficoltà di collegamento a livello viario, ricordando che quelli che servono non sono tanto fondi del Pnrr calati a pioggia ma progetti pensati per i piccoli Comuni.

Per questo, è strategico il ruolo delle università, con le quali interfacciarsi per calare i progetti sul territorio, come ricordato dall’architetto e docente Univpm, Antonello Alici che ha parlato di paesaggio e patrimonio della Valdaso: «Un esempio della ricchezza della Valdaso è il territorio che va dal mare alla montagna, in poco tempo. Non vogliamo né autostrade né aeroporti ma arrivare qui con i servizi pubblici. Bisogna potenziare i trasporti pubblici che ci consentano di arrivare in tempi rapidi».

Valerio Temperini, docente Univpm ed esperto di marketing territoriale (responsabile del progetto Eva a Montalto, che si occupa della valorizzazione delle filiere agroalimentari) è così intervenuto: «Lavoriamo a strategie da sviluppare sui territori, finalizzate ad obiettivi sostenibili. Abbiamo raccolto diverso materiale e possiamo dire che lo spopolamento riguarda l’intera regione che ha perso 50 mila residenti, è come perdere un’intera città ma il problema delle nascite è decennale. Bisogna capire come attrarre nuovi residenti, come affrontare la sostenibilità ambientale e il cambiamento climatico in un territorio a vocazione agricola, come utilizzare le risorse idriche, e come prevedere eventi atmosferici. Poi, supportare le imprese in questo percorso».

La Valdaso vanta già l’esperienza positiva del contratto di fiume e dell’accordo agroalimentare che, come testimoniato dalla sindaca Giuliana Porrà, vede il comune di Altidona capofila. Giorgio Murri, responsabile del dipartimento di Agraria Univpm, ha spiegato: «L’accordo agroambientale tra pubblico e privato, partito nel 2016, è soprattutto sensibilizzazione degli agricoltori. L’obiettivo principale è ridurre l’uso della chimica nei campi. Difatti le aziende coinvolte fanno agricoltura biologica e produzione integrata, che significa sostenibilità economica e ambientale». Il bacino di riferimento dell’accordo è di 9 mila ettari, sono 104 le imprese agricole e 19 i Comuni coinvolti. Quello di Petritoli, è stato uno dei primi incontri organizzati dal Centro Studi Carducci. Ne seguiranno altri, allo scopo di ragionare con gli amministratori su una comunità di territorio e su progetti futuri.

Giorgio Murri

Valerio Temperini

Antonello Alici


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