di Pierpaolo Pierleoni
Le nomine dei direttori (amministrativo, sanitario e socio-sanitario) appena effettuate, i buoni risultati su mobilità passiva in calo ed attiva in aumento, la sfida dei due nuovi ospedali, il tasto dolente delle liste d’attesa. Il direttore generale Ast Fermo Roberto Grinta è stato ospite ieri sera ai microfoni di Zoom, rubrica di approfondimento di Cronache Fermane su Radio Fm1.
Nel giorno della presentazione di Elisa Draghi, Massimo Esposito ed Alberto Franca, rispettivamente direttore sanitario, amministrativo e socio sanitario dell’azienda, Grinta parte dalle figure individuate. «Ringrazio l’azienda, il dottor Andrea Vesprini che ad interim ha svolto il ruolo di direttore sanitario – esordisce Grinta – Ho scelto dall’elenco regionale figure di alto profilo. Elisa Draghi ha un curriculum e un know how importanti, Massimo Esposito vanta una prolungata esperienza in ambito sanitario e amministrativo. La figura del direttore socio-sanitario è prevista dalla normativa, ho scelto l’ingegner Alberto Franca che avrà un ruolo prezioso di coordinamento e gestione degli investimenti, ci sono tempi rigidi per le opere finanziate dal Pnrr, entro maggio si parte. Ho scelto figure interne all’azienda perché abbiamo obiettivi importanti, ho necessità di dare continuità al lavoro».
Glissa sulle polemiche che hanno accompagnato la nomina di Alberto Carelli da direttore amministrativo a Fermo a direttore generale dell’Ast Pesaro. «Quando si individuano figure per i ruoli apicali è normale cercare profili dalle caratteristiche ideali. Il dottor Carelli ha ricevuto una nomina di prestigio, gli formulo i migliori auguri di buon lavoro».
Due nuovi ospedali in dirittura d’arrivo, il direttore Ast fissa le tempistiche. «Per Amandola abbiamo investito 6 milioni di euro per le tecnologie, stiamo comprando le attrezzature, tra settembre ed ottobre saremo pronti. Quello di Campiglione sarà un ospedale di primo livello da 370 posti letto, la ditta che sta eseguendo i lavori è molto seria. Servono investimenti intorno ai 20 milioni di euro, mi sento di rassicurare tutti, non sarà assolutamente una scatola vuota. la Regione ci è vicina e crede in questo nuovo ospedale che sarà pronto nel 2025. La prima cosa da fare sarà effettuare il percorso di autorizzazione ed accreditamento. Nel trasferimento andranno coinvolte istituzioni, associazioni di volontariato, ci sono due gruppi di miglioramento che stanno seguendo modalità e tempistiche di questo passaggio».
Sulle liste d’attesa, Grinta spiega in che modo si investiranno le risorse, circa 1,7 milioni destinati a Fermo, per il recupero delle prestazioni. «Ogni azienda ha un modello organizzativo differente. Fermo ha un rapporto meno forte col privato rispetto ad altre province. Noi compreremo dal privato in convenzione attività diagnostiche su cui siamo più deboli, per il resto abbiamo puntato sull’incremento del monte ore e le prestazioni aggiuntive con il personale interno. Rispetto al periodo pre-Covid, la richiesta di esami e visite è cresciuta del 35%, in parte per recuperare i due anni di rallentamento per la pandemia. Stiamo facendo tutto quanto è possibile per aumentato la nostra capacità di ricezione».
Il direttore rivendica la Casa di Comunità di Sant’Elpidio a Mare con i medici di base chiamati a gestire la struttura ospedaliera: «L’ho aperta, ne sono orgoglioso, offre un modello di assistenza unico nelle Marche e tra i pochi in Italia. Si continuerà a puntare sull’aggregazione dei medici di base. Sono allo studio altre due case di comunità, una verrà realizzata a Montegiorgio dove sono già iniziati i lavori, l’altra non posso ancora dirla. Anche ad Amandola abbiamo trovato spazi dove ospitare i medici di medicina generale».
In chiusura, il dg dell’Ast Fermo evidenzia alcuni risultati: «L’anno scorso abbiamo avuto 12.700 ricoveri ed oltre 6.000 interventi chirurgici, con una crescita del 12%. La mobilità passiva è diminuita del 5,4%, quella attiva aumentata del 2% e soprattutto abbiamo un +13% di mobilità attiva da fuori regione, indice dell’alto livello dei nostri professionisti. Quando sono arrivato, gli indicatori Agenas sulla mortalità per infarto del miocardio a 30 giorni erano tra i peggiori in Italia, siamo migliorati in modo significativo. Sono contento di aver portato l’emodinamica a Fermo, con un lavoro in rete insieme ad Ascoli e Macerata ed una forte collaborazione con Torrette e Università Politecnica delle Marche. Sono orgoglioso di poter lavorare qui, in un territorio che mi ha accolto molto bene».
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