di Giorgio Fedeli (foto Simone Corazza)
Proseguono serrate le indagini dei carabinieri della compagnia di Fermo sui roghi che nella notte tra martedì e ieri hanno danneggiato ben otto autovetture: cinque a Fermo, in strada Lauretana, e tre a Porto Sant’Elpidio, in via Ancona. Gli inquirenti, con un lavoro a quattro mani tra vigili del fuoco e militari dell’Arma non sembrano avere ormai dubbi sulla natura dolosa dei due incendi: troppo “sospetti” il numero dei veicoli dati alle fiamme, ben otto, dicevamo, e la vicinanza temporale tra i due roghi (il primo poco dopo la mezzanotte, il secondo intorno all’una di notte). Si indaga anche sulle correlazioni. Sì correlazioni, in effetti. La prima è quella che potrebbe addebitare le fiamme a Fermo e a Porto Sant’Elpidio a una sola mano incendiaria. E qui si apre un capitolo a parte: colui o coloro che hanno appiccato il fuoco, perché lo hanno fatto? Difficile credere a una qualche ritorsione proprio per la localizzazione e il numero delle auto date alle fiamme. Restano dunque le ipotesi del piromane e del gesto criminoso per distogliere l’attenzione da “altro”.
E qui la seconda diramazione investigativa. Dicevamo che intorno poco dopo la mezzanotte sono divampate le prime lingue di fuoco. Ebbene circa un paio di ore prima, a Montegranaro è scattato l’allarme anti-intrusione in un calzaturificio in zona Villa Luciani. Lì sono piombati gli agenti della vigilanza privata, il proprietario e i carabinieri. Tre uomini incappucciati, infatti, si erano pochi istanti prima introdotti nell’area del calzaturificio ma non avevano fatto i conti con gli allarmi. Non hanno, così, avuto il tempo di consumare il furto. E sono stati costretti alla fuga dall’arrivo delle divise. I carabinieri sono riusciti a bloccare uno dei tre. Gli altri due sono riusciti a fuggire scappando per campi, col favore della notte. L’uomo bloccato, originario della provincia di Foggia, è stato arrestato e ieri pomeriggio si è tenuto il processo per direttissima: l’uomo è stato condannato agli arresti domiciliari a casa sua, in Puglia. E questo sarebbe il secondo filone di indagine, la seconda ipotetica correlazione: i carabinieri, infatti, stanno lavorando per cercare di capire se gli incendi siano collegati al tentato furto e agli uomini in fuga. Un tentativo di “distogliere” l’attenzione dei carabinieri dalle ricerche dei fuggitivi tenendoli impegnati nei roghi? Interrogativi sui quali stanno lavorando i militari dell’Arma.
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