di Giorgio Fedeli
«Conosco l’uomo che è stato fermato dai carabinieri. Conosco, anzi purtroppo dobbiamo dire conoscevo anche Giampiero Larivera, che ci ha lasciati. Due uomini tranquilli» A parlare è il sindaco di Pedaso, Vincenzo Berdini. Nel suo Comune, infatti, venerdì notte si è consumata la tragedia con un 55enne che, al volante della sua auto, avrebbe investito il coetaneo Larivera uccidendolo. Questa sarebbe la versione inizialmente trapelata e seguita dagli investigatori dell’Arma. L’automobilista, anche lui 55 anni, Silvano Asuni, è stato fermato poco dopo dai carabinieri e ora dovrà rispondere del reato di omicidio.
Larivera non era sposato, non aveva figli, cresciuto a Pedaso, faceva l’operaio magazziniere in una azienda elettromeccanica di Civitanova Marche. Asuni, invece, lavora come operaio in un’area di servizio. Anche lui pedasino, padre di un bimbo piccolo. «Li conosco da tempo e c’è tutto il cordoglio per quanto accaduto – continua il sindaco – nessuno dei due aveva mai creato problemi, due persone tranquille, nessun episodio di violenza nella loro storia. Avevano solo voglia di divertirsi un pò e di passare una serata insieme. Ora aspettiamo di capire bene cosa davvero è successo». Ma il primo cittadino va oltre, avendo parlato con una terza persona che si trovava con Larivera e l’automobilista suo amico, Asuni, venerdì notte: «Da quello che mi ha raccontato, erano andati a cena al Faro. Poi hanno proseguito la serata al bar Settimo Cielo. E lì avrebbero avuto un battibecco con alcuni ragazzi, una decina. Larivera, Asuni e un terzo amico si sono allontanati dal bar in auto, e dopo qualche centinaio di metri si sono fermati per fare dei bisogni». Lì però, in via Garibaldi, sarebbero stati raggiunti dal gruppo di ragazzi. C’è chi parla di una sassaiola, chi di un vero e proprio accerchiamento con uno dei giovani che sarebbe anche salito sul cofano dell’auto. A quel punto Asuni, che era al volante, avrebbe ingranato la marcia, è ripartito e avrebbe centrato l’amico Giampiero che da lì a poco è spirato. Da definire però la dinamica del fatto in una notte sfociata nella tragedia. Ferito anche un giovane di circa 20 anni (che non è fortunatamente in pericolo di vita).
«E’ stato forse questo fatto l’innesco che ha portato alla tragedia? Al di là delle responsabilità, su cui non posso pronunciarmi, resta il problema della movida che investe i nostri Comuni abituati a una vita tranquilla – sposta il filone del discorso il sindaco, ma nemmeno più di tanto – questi atteggiamenti di certi giovani ci lasciano a dir poco perplessi e preoccupati. Francamente da sindaco mi duole quest’impotenza nell’affrontare un problema diffuso. Facciamo riunioni su riunioni in prefettura. Se ci sono le leggi, vanno fatte rispettare. Servono quindi regole certe e modalità per prevenire episodi di disturbo della collettività. Una democrazia evoluta decide insieme cosa fare ma poi se ci sono le regole, queste vanno fatte rispettare. Le chiacchiere, come recita un detto delle nostre parti, fanno i pidocchi. Larivera e i suoi due amici, da quello che ho appreso, si erano allontanati dal bar Settimo Cielo dopo la cena al Faro. Ma sono stati raggiunti da quei ragazzi. Sono stati tirati dei sassi, colpi sul parabrezza. E l’uomo che era al volante è partito, forse non si è nemmeno accordo che Giampiero non era risalito in auto. Un epilogo sciagurato che dovrebbe farci riflettere, tutti insieme». Intanto il lavoro dei carabinieri continua. I militari dell’Arma hanno acquisito testimonianze oculari, tra cui quella dell’uomo che ha parlato col sindaco e che formava, giovedì sera, il gruppo di tre amici pedasini, insieme a Larivera e Asuni, come pure immagini di videosorveglianza in zona. Il tutto per cercare di definire, quanto prima, la dinamica di quello che è successo in via Garibaldi nella notte conclusasi con la tragedia.
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