di Serena Murri
Dopo il Superbonus: tra direttiva case green e transizione 5.0. Questi i temi trattati ieri pomeriggio al teatro dell’Aquila di Fermo nel corso del seminario organizzato da Cna per l’evento che ha visto una grande partecipazione e che era accreditato per gli ordini di ingegneri, geometri e giornalisti. In un breve saluto iniziale, il sindaco Paolo Calcinaro ha tenuto a specificare che il Superbonus «ha riqualificato anche questa città, lo vedo con i miei occhi. Non c’è superbonus se non c’è l’edilizia».
Nell’introduzione si sono susseguiti gli interventi anche del presidente della Camera di Commercio Marche, Gino Sabatini che ha parlato di «svolta per il sistema case che, però, ha stressato il sistema delle costruzioni con l’innalzamento dei prezzi dei materiali». A seguire, Alessandro Migliore, della Cna, coordinatore Edilart, ha ricordato l’importanza di una «cultura della sicurezza e di corsi di formazione targati Cna che sono professionalizzanti».
A dare le cifre significative che fotografano la situazione attuale, il presidente Cna territoriale Emiliano Tomassini che ha ricordato la necessità di guardare al futuro sul miglioramento dell’efficientamento energetico del patrimonio italiano: «Su 77 milioni di unità immobiliari in Italia, 36 milioni sono abitazioni, delle quali il 73% per cento sono di proprietà, il 17% in affitto. La direttiva fissa emissioni zero dal 2028 per gli edifici pubblici e dal 2030 per tutti gli altri. Nelle Marche, gli interventi di Superbonus 110% hanno riguardato 13.700 edifici per 3,3 milioni di detrazioni maturate, 5,1% è la percentuale degli edifici ancora da ultimare. Gli investimenti medi per questi interventi sono stimati sui 115 mila euro per edifici unifamiliari e 481 mila euro per i condomini. Dal 2020, ad oggi, la normativa sui bonus edilizi ha avuto 283 modifiche che hanno destabilizzato il mercato. Il discorso efficientamento è centrale ma servono strumenti che tengano conto delle categorie e delle fasce di popolazione che vivono in condizione di povertà energetica». L’obiettivo è adempiere alla direttiva e riuscire a sostenere i costi.
Barbara Gatto, responsabile dipartimento politiche ambientali Cna nazionale ha impostato il discorso su cosa avverrà dopo il Superbonus, tra direttiva case green e transizione 5.0: «Servono maggiori sforzi sulla decarbonizzazione. Sull’efficientamento i risultati non sono in linea con gli obiettivi, è cresciuta la percentuale delle rinnovabili ma sul fotovoltaico l’Italia va più a rilento rispetto al resto d’Europa. In Italia, il 67% degli edifici è attualmente nelle classi peggiori. Nelle Marche la situazione rispecchia il dato nazionale, il 67% degli edifici è situato nelle classi peggiori, poco più del 9% è nelle classi migliori. Gli incentivi hanno fatto passare edifici da classi più basse a quelle più performanti. Il percorso di riqualificazione è iniziato ma non è ancora finito. Dopo il Superbonus, sulla direttiva casa ci aspettano innumerevoli incertezze dato che la direttiva approvata in sede europea, che ha ricevuto il voto contrario dell’Italia, dovrà essere recepita anche dal nostro Paese. Dal 2025 servirà una decisione per evitare d’interrompere il percorso virtuoso avviato. Sul raggiungimento degli obiettivi climatici siamo ancora indietro. È stato approvato il decreto di modifica del Pnrr che ha stanziato 6 miliardi (da spendere entro il 2025) per la transizione 5.0 e altri 120 milioni di euro destinati a supporto delle piccole medie imprese. Ora gli strumenti per le imprese ci sono, bisogna trovare quella adatta alle proprie esigenze. Ci si può preparare attraverso la diagnosi energetica e l’indirizzo delle scelte verso l’efficientamento».
Si va verso la definizione del piano nazionale, come ha ricordato Marco Marcatili, direttore sviluppo Nomisma, ma non bisogna dimenticare che «il grande errore del superbonus, è stato quello di metterci la bandierina politica che pagheremo nei prossimi anni. Ora siamo all’impasse totale, con grande preoccupazione tra gli addetti ai settori. Doveva servire a ridare slancio all’economia ma oggi bisogna pensare che riqualificazione significa politiche ambientali». Grande esperto sul tema, Michele Romano giornalista Sole 24 Ore e Agi (Agenzia Italia) che ha ammesso: «C’è sfiducia nelle istituzioni, non tutti sono sensibili al tema ambientale. La sostenibilità deve essere parte dell’agenda quotidiana del giornalista che deve fare una corretta informazione».
Sul discorso dell’accesso al credito, il vero problema per il futuro, è rappresentato dai continui cambiamenti in corsa della normativa ma anche da un numero sempre maggiore di popolazione anziana e con redditi limitati e famiglie mononucleari che non riescono a sostenere costi di riqualificazione. Dalla Carifermo il messaggio è arrivato chiaro: «Come banca, siamo pronti a sostenere gli imprenditori che intendono migliorare l’azienda a livello di sostenibilità ambientale -ha spiegato Roberto Bene, direttore commerciale – il discorso non è concedere il credito ma evitare che le famiglie si indebitino ulteriormente». In chiusura le conclusioni di Paolo Silenzi e la gag di Pier Massimo Macchini.
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