Questo pomeriggio, nella sala del polo “Beniamino Gigli” di Porto Sant’ Elpidio, si è tenuto il convegno “Mio Padre, Bepi Moro”, in onore di Giuseppe “Bepi” Moro, portiere della Nazionale di calcio e di diverse squadre di serie A, che ha trascorso l’ultima parte della carriera agonistica e la sua vita dopo il ritiro dallo sport a Porto Sant’Elpidio. A lui questa mattina è stata anche intitolata una rotatoria.
Il convegno, organizzato dalla Confartigianato Macerata-Ascoli-Fermo in collaborazione con l’amministrazione comunale e con il figlio di Giuseppe Moro, Flavio Moro, ha visto la partecipazione dello storico portiere della Nazionale, della Sambenedettese e della Juventus, Stefano Tacconi: «È giusto ricordare quello che ha fatto Moro da grande campione, nel suo tempo, diventando in seguito simbolo di questa città, al di là di quello che ha fatto al Toro – scherza Tacconi – Il ruolo del portiere è cambiato molto. Prima non c’erano preparazioni atletiche specifiche. Facevamo in autonomia. Ora il portiere è anche bravo con i piedi ed è un giocatore aggiunto. In merito alle scuole calcio di oggi spero che qualche genitore cambi mentalità perché deve rinascere la passione nei ragazzi e non la voglia di diventare famosi». «All’inizio – continua Tacconi ricordando la sua esperienze alla Juventus – ebbi un pò di timore nel dover sostituire Zoff. Subito dopo, però, però entrai nel mondo Juve».
Al convegno sono intervenuti per i saluti istituzionali il sindaco di Porto Sant’Elpidio Massimiliano Ciarpella, l’assessore allo sport Enzo Farina e il vicepresidente della Confartigianato Macerata-Ascoli-Fermo Lorenzo Totò: «Moro – le parole del sindaco – ha lasciato un segno indelebile qui in città. Ringrazio la sua famiglia che ha voluto fortemente questo evento». Dopo il suo intervento il sindaco Ciarpella e Flavio Moro hanno consegnato una targa a Stefano Tacconi. Hanno partecipato alla discussione il critico Massimo Raffaelli, il giornalista Luigi Guelfa e l’editore Danilo Zanetti. Una giornata all’insegna dello sport e della cultura, con un focus sulla figura del portiere nel gioco del calcio, e che, si diceva, si è aperta con l’intitolazione a Moro di una rotatoria all’inizio del lungomare Trieste, immediatamente a nord della Pineta.
A 50 anni dalla sua morte, dopo l’approvazione unanime in Consiglio comunale, si è scelto uno spazio che, soprattutto nella stagione estiva, è frequentemente transitato da cittadini e visitatori, per onorare il ricordo di Moro. Insieme agli amministratori locali e a rappresentanti delle associazioni cittadine, presenti e commossi i familiari dell’ex calciatore.
«Condividiamo un bel momento – ha rimarcato il sindaco Massimiliano Ciarpella, insieme al presidente del Consiglio comunale Diego Tofoni, dagli assessori Enzo Farina ed Elisa Torresi – Questa intitolazione è nata dal basso, da alcuni promotori e dalla sottoscrizione di numerosi cittadini, non potevamo che accoglierla favorevolmente e ringrazio chi si è attivato perché si arrivasse a questa celebrazione. È opportuno onorare cittadini che in diversi ambiti e tempi hanno dato lustro alla città. Moro è stato un portiere di indubbio livello, tanto da difendere la porta della Nazionale italiana e da disputare un Campionato del mondo nel 1950, è stato in qualche modo un precursore, rivestendo la doppia veste di allenatore e giocatore quando arrivò al San Crispino a Porto Sant’Elpidio, un ruolo che sarebbe stato adottato con più frequenza solo decenni più avanti. Poi, dopo il ritiro, si è inserito attivamente nel tessuto sociale e produttivo della nostra città. Gli dedichiamo uno spazio in un crocevia attraversato da tanta gente, conservando così il ricordo di questo concittadino».
Emozionato il figlio Flavio Moro, affiancato da fratelli e nipoti, che a nome della famiglia ha espresso «gratitudine alla comunità di Porto Sant’Elpidio, a tutte le forze politiche che in Consiglio comunale hanno approvato questa intitolazione. Per noi è una profonda emozione sapere che il nome di nostro padre rimarrà nel ricordo della città».
Francesco Silla
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