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Tragedia di piazza Garibaldi, chiuso il kebab. Al vaglio le immagini delle telecamere. Si attende l’autopsia sul corpo del 23enne Jeddi Osama

PORTO SANT'ELPIDIO - Squadra Mobile al lavoro. Dopo il decesso del 23enne Jeddi Osama e i due arresti, gli investigatori della Polizia di Stato sono al lavoro per risalire ai motivi alla base della rissa sfociata nel sangue

La Squadra Mobile

di Giorgio Fedeli

Cosa ha spinto quei quattro giovani di origini nordafricane a venire alle mani? Quali sono i motivi che li hanno portati a dare vita a una furibonda rissa costata la vita a uno di loro? Sono interrogativi ai quali gli investigatori della Squadra Mobile della questura di Fermo sta cercando di dare risposte nel minor tempo possibile. Insomma dopo lo sgomento per il fatto di sangue avvenuto poco dopo le 4 di giovedì, in piazza Garibaldi a Porto Sant’Elpidio, e il cordoglio per la morte del 23enne Jeddi Osama, ora le attenzioni si spostano sulle indagini. E fondamentali potrebbero essere delle immagini di videosorveglianza che gli inquirenti hanno già acquisito e che stanno passando al microscopio. Gli agenti della Squadra Mobile stanno lavorando anche sulle vite dei quattro ragazzi coinvolti nella rissa, e subito identificati nella nottata di sangue poi sfociata in tragedia con la morte del 23enne residente a Sant’Elpidio a Mare. Intanto ieri il questore di Fermo, Luigi Di Clemente, ha disposto la chiusura, per 15 giorni, del kebab, attività davanti alla quale è divampata la rissa sfociata in tragedia, “per motivi di ordine e sicurezza pubblica”. Sicuramente uno step fondamentale nelle indagini si avrà con il responso dell’autopsia sul corpo del 23enne che potrebbe tenersi nelle prossime ore.

In merito alla chiusura del kebab, la questura spiega che «il questore Di Clemente, nella serata di ieri ha decretato la sospensione temporanea della licenza ex art. 100 T.U.L.P.S. all’attività denominata “Miro Pizza Kebabbaro Zagros” ubicata a Porto Sant’Elpidio in via Garibaldi, imponendo la chiusura del locale per 15 giorni. Il suddetto provvedimento ha lo scopo di garantire l’ordine e la sicurezza dei cittadini e soprattutto delle legittime aspirazioni a vivere in una comunità sicura, ove svolgere ordinatamente le proprie attività, nonché di costruire una garanzia per tutte quelle attività economiche che non rispettano le regole. Ha altresì la funzione di produrre un effetto dissuasivo su soggetti ritenuti pericolosi i quali da un lato, sono privati di un luogo di abituale aggregazione e, dall’altro, vengono avvertiti che la loro presenza in tale luogo è oggetto di attenzione da parte delle autorità preposte. Infatti, il provvedimento si è reso necessario a seguito del gravissimo episodio di violenza avvenuto nella notte dello scorso 30 maggio tra giovani conosciuti alle Forze dell’ordine, nel corso del quale uno dei quattro è stato accoltellato, ed è poi deceduto in conseguenza delle ferite riportare. Il provvedimento è stato adottato anche in considerazione della precedente chiusura avvenuta il 18 luglio 2020, del perdurare della presenza di avventori con pregiudizi di polizia favorita dall’orario di apertura fino alle cinque di mattina e, da ultimo, dal fatto che nel corso di uno dei controlli serali successivi ai noti fatti delittuosi, veniva tra l’altro rintracciata all’interno dell’attività una persona a carico della quale gravava una misura di prevenzione».

In tribunale, lo scorso 1 giugno c’è stata la convalida dei due arresti. A finire in manette un 34enne marocchino, difeso dall’avvocato Savino Piattoni, e un 22enne egiziano difeso dall’avvocato Giuliano Giordani. Il primo dei due arrestati, che deve rispondere di rissa aggravata e lesioni aggravate (e probabilmente anche di omicidio), nei giorni scorsi aveva chiesto il rinnovo del permesso di soggiorno. L’altro era irregolare sul territorio. Denunciato e ricoverato all’ospedale di Civitanova Marche, con una prognosi di 30 giorni, il quarto ragazzo, un minorenne, anche lui difeso dall’avvocato Giordani.

Il questore Luigi Di Clemente

I due arrestati si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Il 34enne, fino a qualche giorno fa era alloggiato a Porto San Giorgio per poi spostarsi a Lido Tre Archi. Lui è stato sorpreso, quella notte, con un coltello in mano tant’è che gli agenti delle Volanti hanno dovuto bloccarlo con l’utilizzo del taser. Ormai sembra chiaro che la rissa sia stata tra lui e gli altri tre. Ma perché quei quattro ragazzi sono venuti alle mani. Da dove è spuntato il coltello costato la vita a Jeddi Osama? Si conoscevano? Attriti pregressi o una follia divampata all’improvviso? Intanto i familiari della vittima si sono rivolti all’avvocata Michela Romagnoli. Il ragazzo viveva con la mamma, un fratello e una sorella. Il 34enne marocchino era incensurato. Gli investigatori hanno ricostruito il trascorso anche dell’egiziano e del minorenne. Intanto politica e istituzioni ragionano su misure restrittive per cercare di limitare, contenere quanto più possibile l’escalation di violenza che sta contrassegnando il Fermano, a partire dalla costa.

Il luogo dove si è consumata la rissa finita in tragedia

Il sindaco Ciarpella, riferendosi alla nottata di sangue, parla di «una brutta giornata, la peggiore da quando sono sindaco. La mia, la nostra città, non è e non deve essere quella e non mi rassegnerò mai a episodi del genere. Volete puntare il dito, cercare un responsabile, volete trovarlo nel sindaco? Fate pure, non mi sottraggo. In cuor mio so di dedicare tutto l’impegno possibile, dal primo giorno, perché Porto Sant’Elpidio abbia risposte efficaci alla richiesta di maggiore sicurezza che tutti, giustamente, rivendicano. Lo faccio – rimarca il primo cittadino – ogni giorno ai tavoli con le forze dell’ordine, rappresentando la preoccupazione di cittadini che non vogliono essere ostaggio di soggetti dediti ad attività illecite e condotte violente. In uno Stato di diritto, se si può delinquere senza subire conseguenze, saltano tutte le basi di una convivenza civile e questo non possiamo sopportarlo. Ho chiesto una risposta energica alle istituzioni. L’ho detto e lo ripeto, penso non sia rinviabile l’allestimento di un presidio fisso e strutturato delle forze dell’ordine nella nostra città, necessità che era stata condivisa anche dai vertici provinciali delle forze dell’ordine. Spero lo comprendano anche coloro che hanno manifestato perplessità nei mesi scorsi. Da parte mia adotterò ogni provvedimento possibile per stroncare chi contribuisce, direttamente o indirettamente, all’insicurezza della nostra città. In questi momenti dobbiamo dimostrarci comunità. Capisco la paura, la rabbia, la preoccupazione, non la rassegnazione. Porto Sant’Elpidio non è questa e non lo sarà mai. Non rinunciamo a vivere la città, a riempire le piazze, i parchi, i locali, la spiaggia, a partecipare ad iniziative, piccole e grandi che siano, a incontrarci, a stare insieme. È la nostra città, dei ragazzi, delle famiglie. La sua parte sana vincerà». E intanto c’è anche chi, proprio dalle file di quella parte sana di città, tardando l’arrivo di ulteriori poliziotti e carabinieri a presidio del territorio, lancia l’idea di chiamare l’Esercito a presidiare i luoghi più “a rischio” della costa, dalle piazze alle stazioni ferroviarie. Un pò come avviene da tempo nelle grandi città con “Strade sicure”. E c’è anche chi segnala che, nonostante il tragico fatto di sangue, la piazza, di notte, continui ad essere ricettacolo di balordi e spacciatori.

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