di Giorgio Fedeli
Se c’è un pensiero che accomuna praticamente tutti, dopo il folle quarto d’ora vissuto questa notte sul lungomare Gramsci centro, a Porto San Giorgio, è facilmente sintetizzabile con le parole del primo cittadino, Valerio Vesprini: «Adesso basta».
Erano circa le 23,45, infatti, quando alcuni ragazzi di origini magrebine sono venuti alle mani davanti al kebab sul lungomare centro, una strada affollatissima da giovani e adulti intenti a passare una serata all’insegna della spensieratezza e del divertimento. Un quarto d’ora di ordinaria, sì purtroppo ormai ordinaria, follia, durante il quale quei ragazzi sono venuti alle mani. E uno di loro ha estratto una scacciacani sparando tre (forse quattro) colpi. Un ragazzo ha riportato una lieve ferita alla testa, sembra non a seguito dell’esplosione di quei colpi a salve bensì della colluttazione. E una recente ferita al volto gli si sarebbe riaperta.
Fatto sta che nel comprensibile panico generale, alcuni di quei ragazzi, tra cui quello che ha esploso i colpi, sono scappati verso la spiaggia. Uno di questi sarebbe anche tra coloro di quelli coinvolti nella rissa finita in tragedia a Porto Sant’Elpidio con la morte del giovane Jeddi Osama.
Sul lungomare sono rimasti invece quello ferito e i suoi amici. Raccolta la segnalazione, sulla litoranea sono piombate due Volanti della Polizia di Stato, la Squadra Mobile e la Scientifica. Un ragazzo di quelli coinvolti nella rissa è stato fermato da un poliziotto fuori servizio. E subito sono scattate le indagini per ricostruire la dinamica dell’accaduto. Con la Polizia, sul lungomare anche un’ambulanza della Croce azzurra sangiorgese, che ha soccorso il giovane ferito (un codice verde, dunque nulla di grave) e l’automedica della Croce verde di Fermo. In ausilio ai poliziotti, anche i carabinieri di Porto San Giorgio e la Polizia locale.
La Scientifica ha trovato in piazzetta Silenzi tre bossoli vuoti, dunque non caricati di polvere da sparo ma potenzialmente armabili. Con le divise, in strada anche il sindaco Valerio Vesprini e gli assessori Fabio Senzacqua e Giampiero Marcattili. Quest’ultimo è stato uno dei primi a lanciare l’sos al 112. Ma chi era veramente inferocito era il primo cittadino: «Sono veramente arrabbiato. Non è più possibile accettare simili episodi. Ora vedrò quali provvedimenti prendere, e saranno molto duri soprattutto nei confronti di quelle attività che permettono il “bivacco” di situazioni, come quella successa davanti al kebab, che poi sfociano in situazione che, oltretutto, creano danni d’immagine alla città. Ora basta. Quali provvedimenti? Chiusura del locale quando si è dinanzi a una situazione conclamata».
Ma Vesprini non è l’unico adirato. In piazzetta Silenzi, una volta tranquillizzatasi la situazione, con la Polizia al lavoro, si è creato un capannello di commercianti inviperiti: «Noi abbiamo avuto i clienti che si sono alzati e se ne sono andati. Basta. E’ ora che qualcuno si doti di sicurezza. Non si può andare avanti così». Ai commercianti fa eco lo stesso sindaco: «Delle attività hanno segnalato, più e più volte, delle situazioni di degrado e di pericolosità di soggetti che frequentano una specifica attività. E’ ora di mettere un freno a tutto questo». In strada anche i titolari del kebak davanti al quale è successo il fattaccio. Si spera anche nelle telecamere di videosorveglianza per arrivare, a stretto giro, alla chiusura del cerchio anche se gli investigatori non sembrano nutrire troppe speranze nelle telecamere, perché non vi sarebbero impianti, pubblici o privati, che “puntano” direttamente sulla zona dove è accaduta la rissa.
Nota dolente, come se non bastasse quanto successo: la Polizia di Stato ha avuto non poche difficoltà a raccogliere testimonianze oculari dal momento che, nonostante il lungomare fosse affollatissimo, nessuno, per il momento avrebbe visto qualcosa di utile alle indagini. Sintomatico di una paura a parlare? Se così fosse, non sarebbe certo un bel segnale, sintomatico di una delinquenza che ha progressivamente e rapidissimamente preso il sopravvento sul vivere civile.
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