di Alessandro Luzi
In sei settimane sono state raccolte circa 1.400 firme dei cittadini dei quattro comuni interessati dal progetto di costruzione della centrale Biometano (Fermo, Sant’Elpidio a Mare, Porto Sant’Elpidio e Monte Urano). E’ quanto comunicato nell’assemblea pubblica di ieri sera dal “Comitato sovracomunale no centrale biometano a Fermo”: un secondo appuntamento alla sede del Comitato “San Lorenzo” a Sant’Elpidio a Mare, per fare il punto sulla situazione. «Continueremo a raccogliere le firme e poi le invieremo al sindaco di Fermo, Paolo Calcinaro – fanno sapere dal Comitato -. Con tale azione ribadiamo il no dei cittadini a questa centrale e non solo. Vogliamo che una cosa del genere non si ripeta più. Dobbiamo impedire che questo territorio rischi di subire altri iter di questo tipo, totalmente fuori scala rispetto alle caratteristiche di queste zone. Chiediamo quindi all’amministrazione di introdurre una norma tecnica al Prg per vietare questi impianti nella nostra provincia. Non siamo contrari a prescindere ma la nostra area non ha le caratteristiche per ospitare queste strutture».
Il Comitato, dunque, continua a invocare a gran voce l’intervento della politica per ostruire l’iter. Però, se alla prima assemblea pubblica erano presenti diversi amministratori locali, non si può dire lo stesso per l’appuntamento di ieri sera. Praticamente i sindaci e gli assessori invitati erano tutti assenti. Alla lista si aggiunge il presidente della provincia Michele Ortenzi ed i consiglieri regionali fermani. Ha partecipato soltanto l’ormai ex primo cittadino di Sant’Elpidio a Mare, Alessio Pignotti. Era presente in sala qualche esponente del centrosinistra locale come Patrizia Canzonetta, Daniele Stacchietti, Carlo Cognigni, Renzo Interlenghi e Fabiano Alessandrini. «Calcinaro ci ha chiesto di dargli tempo, noi aspettiamo – affermano dal Comitato – però ancora non ci sono novità sostanziali. Se continueranno a non esserci risposte dalla politica siamo pronti a tutto. Ricordiamo che l’impianto è di grandi dimensioni e la documentazione presentata dalla ditta è incompleta. Al momento mancano circa 25 documenti, tra cui quelli relativi alla sicurezza pubblica, le schede tecniche-illustrative della centrale e i certificati sugli scarichi nell’atmosfera e nel sottosuolo». Solo il 4 giugno era stata depositata presso gli uffici comunali la richiesta di autorizzazione sismica. Un’integrazione arrivata praticamente un anno e mezzo dopo alla presentazione del progetto. Invece non sembrano esserci nuove integrazioni riguardo la pubblicazione Bur Marche. Eppure la legge 241/1990 concede 30 giorni di tempo per presentare la documentazione necessaria. In questo lasso di tempo vale il silenzio-assenso (che può estendersi fino a 90 giorni). Dopodiché le amministrazioni hanno a disposizione 18 mesi per ricorrere al regime di autotutela. Considerato che il progetto è stato depositato a marzo 2023, ora il comune di Fermo può appellarsi all’autotutela entro settembre. Insomma, non manca molto e al momento non trapelano segnali che lasciano pensare a tale azione da parte della giunta fermana. Il Comitato ha le idee chiare: «La politica ha detto pubblicamente di non volere la centrale. Allora ci aspettiamo un intervento di sospensione in autotutela del procedimento, una verifica delle carte e una sentenza. Invece al momento siamo in un limbo e questa situazione ci rende perplessi». A riguardo è stato citato il caso di Lequio Tanaro, altro comune interessato dall’iter in corso per la costruzione di una centrale biometano. Lì la pratica è stata interrotta alla metà di maggio da un’azione incisiva della politica. Come? L’amministrazione locale si era appellata all’interesse pubblico e all’inopportunità dell’opera. Dunque perchè non adottare la stessa strategia anche qui?
All’incontro è intervenuto l’ex sindaco di Sant’Elpidio a Mare, Alessio Pignotti: «Ho interloquito con Calcinaro in diverse occasioni e ho presentato tutte le criticità. Mi ha assicurato che sta approfondendo il caso. Oltre alla procedura formale serva anche quella sostanziale per portare a casa il risultato. Un altro tassello mancante all’iter è la pubblicazione sul bollettino regionale. Nonostante non sarò più sindaco, continuo ad adoperarmi da cittadino su tale questione». A parlare anche l’ex consigliere comunale del Pd Fabiano Alessandrini: «Ci sono state tante incongruenze sulla documentazione. Non è una questione soltanto tecnica, la politica può e deve fare la sua parte».
Intanto questa mattina, a margine della riunione, è arrivata la nota del Comitato: «L’assemblea è stata molto partecipata, con quasi 200 persone accalcate dentro e fuori i locali del centro sociale, segno che l’attenzione sul tema continua ad essere alta. Non era presente tutta la politica locale e regionale ma per ragioni pratiche: c’era il giuramento del Palio del Mare a Porto Sant’Elpidio, il nuovo sindaco di Monte Urano aveva un impegno a Roma e c’erano altre iniziative con il Presidente Acquaroli in zona, ma per martedì prossimo è stata calendarizzata la discussione della mozione di Putzu e Marinangeli con cui si chiede alla Regione il controllo serrato su quanto sta accadendo. In assemblea abbiamo espresso la nostra perplessità sulla prolungata assenza di azione da parte del Comune di Fermo dopo le dichiarazioni poco convincenti emerse nel consiglio comunale tenutosi l’11 giugno scorso: tristissimi scaricabarile tra uffici a parte, nessun comunicato ufficiale nel merito. È stato ribadito, anche su esplicita richiesta di informazioni da parte dei cittadini, come questa sia la pratica delle mille domande senza risposta, dato che ancora nessuno da parte dell’amministrazione o degli uffici comunali ha dato riscontro puntuale alle tante richieste di chiarimento e presa di posizione poste sia in sede di istanza di accesso agli atti che in pubblica assemblea. Per quale motivo anziché — come tutti si aspettavano — sospendere o revocare il procedimento PAS per evidente interesse pubblico e altrettanto evidenti fallacie nella pratica, si continua invece a mantenere in vita il procedimento — mai finora sospeso e ancora in essere — come in un assurdo accanimento terapeutico? Questo temporeggiare non oserà mica permettere una ricomposizione in extremis della pratica PAS, nonostante sia passato quasi un anno e mezzo dalla sua trasmissione originaria del tutto incompleta — ma comunque espressamente dichiarata in data 7/5/2024 dal dirigente di riferimento come già “assentita e completa in ogni sua parte”? Quanto può essere fatto durare, interrompere e riaprire un procedimento in silenzio-assenso avviato a marzo 2023? Tutte contraddizioni di cui qualcuno dovrà rendere conto. È chiaro che se l’amministrazione non sa che pesci prendere, i cittadini lo sanno benissimo: in sole sei settimane sono state raccolte quasi 1500 firme (ancora in crescita) rivolte al Sindaco Calcinaro da svariati comuni, con una incidenza dei cittadini fermani per il 32%, e di quelli di Sant’Elpidio a Mare e di Porto Sant’Elpidio a pari merito al 29% ciascuno sul totale: segnale che il grave problema causato dal Comune di Fermo non è solo fermano, ma abbraccia tutta la provincia, alimentando le preoccupazioni della popolazione in modo diffuso e trasversale. L’obiettivo della raccolta firme è chiarissimo: no alla centrale a San Marco alle Paludi. Ma intendiamo fare in modo che questa chiara volontà popolare abbia un riscontro ancora più incisivo: spediremo le firme raccolte all’indirizzo del Sindaco con la richiesta sì di sospendere o revocare la pratica PAS in corso, ma soprattutto di approvare tempestivamente una variante normativa all’art. 56 delle norme tecniche di PRG in cui venga vietato qualsiasi impianto zootecnico e/o centrale energetica e/o impianto di trasformazione nell’area: è incredibile che possa essere data congruità urbanistica ad un intervento a scala evidentemente industriale in un luogo che vede una costellazione di eccellenze archeologiche e storico-paesaggistiche, segno della mancanza di una gestione all’altezza di questo territorio, visto da qualcuno come il sottoscala della città dove nascondere la spazzatura. È chiaro che le pressioni inquinanti ed industriali vanno mirate, se necessario e qua non lo sarebbe, laddove il territorio è già compromesso, e non certo in luoghi ancora intatti paesaggisticamente come questo, come anche ribadito dalla nota della Soprintendenza per i Beni Architettonici delle Marche inviata al Comune lo scorso 22 maggio. Prendiamo atto infine che mentre nell’assemblea di San Marco alle Paludi di 6 settimane fa il sindaco Calcinaro sosteneva davanti a 300 persone che la pratica era completa secondo la recente normativa vigente, che l’impianto era piccolo e che si fidava dei suoi uffici, nell’arco di nemmeno un mese lo stesso sindaco metteva ai voti nell’ordine del giorno in consiglio comunale che l’Amministrazione è “parte lesa” degli uffici, che la pratica è manchevole di una lunga serie di documenti essenziali, e che serve tempo agli stessi uffici lesivi (quanta coerenza) per chiarire bene l’iter procedimentale, ammettendo finalmente la oggettiva fondatezza delle ragioni espresse dai cittadini fin dall’inizio. Staremo a vedere le prossime mosse, sperando siano ben più oculate e coerenti di quanto visto finora, e auspicando che la modifica che verrà da noi richiesta alle norme tecniche di PRG (in forma di variante, questa sì con procedura semplificata), a questo punto un atto dovuto dalla amministrazione nei confronti della popolazione dopo quanto è successo, possa finalmente tutelare questo paesaggio e questo territorio, beni indisponibili e comuni a tutta la provincia. Ringraziamo uno a uno tutti i cittadini che si sono uniti a noi in questo civile esercizio di democrazia e trasparenza».
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