La casa museo di Osvaldo Licini apre le porte a Sandro Trotti. Domani sera, alle ore 21, presso il terrazzo panoramico, si terrà infatti l’inaugurazione della mostra “Il segno della camera rossa”, curata da Daniela Simoni e da Nunzio Giustozzi, per celebrare i 90 anni del maestro. L’esposizione, che conta 45 opere dell’artista monturanese, è allestita nella Casa Museo Licini e nelle sale espositive del Centro Studi omonimo, e sarà visitabile dal 6 luglio al primo settembre 2024.
Al centro delle opere il tema dell’erotismo, che da sempre caratterizza l’arte di Trotti, che si esprime attraverso la sensualità della linea e la carnalità della materia. Le opere, in prevalenza oli, dedicate al nudo femminile e a scene erotiche, sono state dipinti dagli anni Settanta ad oggi, la maggior parte inedite. La mostra è stata presentata alla stampa ieri pomeriggio, alla presenza del sindaco di Monte Vidon Corrado, Elio Vincenzi, e dell’assessore alla cultura, Maria Romina Vita, che hanno fatto gli onori di casa, ringraziando il Centro Studi e tutti coloro che si sono adoperati per consentire a Monte Vidon Corrado di ospitare un artista di chiara fama come Sandro Trotti.
Ad introdurre la mostra è stata Daniela Simoni, direttrice del Centro Studi Osvaldo Licini e curatrice della mostra stessa. «Come Centro Studi abbiamo realizzato con grande piacere e passione questa mostra dedicata ai novant’anni di Sandro Trotti. Abbiamo anche la fortuna di avere come membro del nostro Centro Studi, Nunzio Giustozzi, che negli ultimi anni è stato il critico per antonomasia del maestro Trotti, curando otto delle sue esposizioni. Da qualche anno stiamo lavorando su un progetto dedicato al segno nell’arte del ‘900 e la mostra di Sandro Trotti ci rientra in pieno. L’erotismo, su cui Trotti ha lavorato molto, non è solo nel soggetto, ma è lo stesso segno ad emanare eros e rappresentare espressione di vita. Il titolo della mostra riprende quello del romanzo cinese “Il sogno della camera rossa” pubblicato alla fine del ‘700, pietra miliare della cultura cinese, che racconta una storia d’amore piuttosto complessa, la quale ha come protagoniste delle figure femminili. Una camera rossa che ho rivisto nello studio del maestro Trotti».
Esperto e curatore della mostra è Nunzio Giustozzi: «Trotti, arrivato ad una certa maturità, si è voluto donare al proprio territorio con alcune opere esposte a Fermo ma anche nella sua Monte Urano. Molto importante, tra l’altro, l’opera portata avanti dai suoi collezionisti che hanno anche donato alcuni quadri per questa esposizione. La fortuna di Trotti, a mio avviso, è stata quella di vivere in una Roma degli anni cinquanta e sessanta, che lo ha contaminato con la sua arte e quella dei più grandi maestri e quindi le sue sperimentazioni gestuali e informali trasudano nella Yoko, musa del desiderio e compagna di vita distante nel sogno. Queste sono opere pressoché inedite, abbiamo recuperato due disegni importantissimi. Finalmente il nostro territorio ha riscoperto Trotti che, nonostante l’età, continua a produrre opere inedite. Sono tantissime quelle che non descrivono ossessione, ma creatività, eros che non diventa mai thanatos. Per Trotti la donna è gioia di vivere, espressione massima dell’umano. La donna non è mai peccato, ma dolcezza ed ingenuità».
Il commento finale spetta ovviamente al maestro Sandro Trotti: «Fino agli anni ’70 ero dedito alla pittura astrale, tornai al figurativo con una mia allieva, Cristine Delive, che era stata miss Belgio ed iniziai con i nudi bianchi, per riproporre la purezza del colore. Ho avuto diverse modelle, ma solo cinque hanno contribuito alla mia formazione. Il pittore ama alcune cose che riaffiorano sempre nella memoria. Ho avuto molti periodi in pittura, anche se per il mercato questo è negativo, perché ama ritrovarsi in una forma che sia standardizzata. Ma a fare sempre quello si diventa un artigiano e allora io ho amato cambiare spesso.
La mia ultima svolta è stata la Cina, dove ho avuto grande successo, grazie al loro rispetto della gerarchia dei valori. Quando si crea qualcosa di erotico è la stanza che esprime eros, non il racconto. Per il pittore si tratta di trovare la forma per un contenuto, mentre per il curatore è il cercare la letteratura per raccontare. Oggi siamo circondati da immagini scabrose, che però si inseriscono in un mondo virtuale, che ormai viviamo lasciando da parte la realtà. La proliferazione delle immagini ha cancellato la vita erotica reale, ormai non ci innamoriamo più delle persone, se non quelle virtuali ed asettiche».
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