Omicidio Satwant Singh, Manjit Singh condannato a 14 anni in Corte di Assise

MACERATA/S.ELPIDIO A MARE - Alla pena per omicidio volontario sono state riconosciute le attenuanti generiche, le spese processuali e il mantenimento in carcere. E' stata aggiunta la pena accessoria di interdizione ai pubblici uffici e la libertà vigilata per 3 anni. E' stata invece rigettata la richiesta di risarcimento nei confronti dei familiari formulata in udienza dal legale di parte civile

di Alessandro Luzi

Manjit Singh condannato a 14 anni di reclusione per l’omicidio di Satwant Singh. Il fatto risale al 17 ottobre 2022 a Sant’Elpidio a Mare, frazione Cascinare con le indagini lampo da parte dei carabinieri del reparto operativo-nucleo investigativo di Fermo. I giudici della Corte di Assise di Macerata Domenico Potetti e Andrea Belli questa mattina si sono pronunciati dopo circa un’ora di camera di consiglio. La condanna è arrivata per omicidio volontario. All’imputato sono state riconosciute le attenuanti generiche, le spese processuali e il mantenimento in carcere.

Danilo Mascitti

E’ stata aggiunta la libertà vigilata per 3 anni da scontare al termine della pena. E’ stata invece rigettata la richiesta di risarcimento nei confronti dei familiari formulata in udienza dal legale di parte civile, Danilo Mascitti. «Sono moderatamente soddisfatto – commenta l’avvocato Mascitti – perchè comunque è stata riconosciuta la responsabilità penale dell’imputato che è stato condannato per omicidio volontario. La pena di 14 anni è comunque importante. Sono state riconosciute le attenuanti ma a mio modo di vedere non c’erano i presupposti. Quando verranno pubblicate le motivazioni della sentenza cercheremo di capire perchè è stata rigettata la richiesta di risarcimento. Il processo comunque non è ancora finito perchè sicuramente si andrà in Corte di Appello. Valuteremo se richiedere un appello per quanto riguarda la parte civile». A confermare che ci sarà un altro capitolo per questo processo è l’avvocato della difesa, Alessandro Ciarrocchi, che ha annunciato il ricorso: «Dovevamo scalare una montagna a mani nude, ci siamo riusciti solo a metà. La pena di 14 anni per un omicidio volontario efferato a fronte di un quadro accusatorio che sembrava chiuso è comunque un risultato positivo. Farò comunque appello per riqualificare il fatto in omicidio colposo e dimostrare che il gesto compiuto dal mio assistito è per eccesso colposo di legittima difesa, sul quale si applica la nuova legge 36/2019 sulla presunzione di legittima difesa».

Sulla base delle testimonianze, dei tabulati al numero di emergenza 112 e i referti dell’autopsia, durante l’udienza il pm Alessandro Pazzaglia aveva chiesto 25 anni di reclusione per l’imputato. La difesa invece sosteneva che Manjit Singh si era difeso da una spedizione punitiva. Secondo la tesi formulata dall’accusa, Manjit Singh e un altro condomino avevano bevuto e infastidito la vittima. Quest’ultima sarebbe andata la piano di sopra a chiedere sostegno ai suoi amici e quando è tornato al piano inferiore, l’imputato avrebbe sferrato la coltellata fatale. Sempre secondo l’accusa, non sarebbe credibile la tesi della difesa, secondo cui Manjit, per difendersi dalla spedizione punitiva, avrebbe avuto la forza di sfilare il coltello dalle mani della vittima e girarlo nei suoi confronti. Questo sia per motivi di età, sia per l’interpretazione del referto dell’autopsia, che per il racconto dei testimoni. La tesi del pm è stata supportata dal legale di parte civile. Di parere diverso invece Ciarrocchi, che ha puntato il dito verso il testimone oculare che ha ritrattato durante l’istruttoria e gli altri testi non li ha reputati attendibili perchè amici della vittima.

Alessandro Ciarrocchi

All’udienza si è discusso anche sulla posizione dei due soggetti. Secondo l’accusa, dall’esito dell’autopsia emerge che Manjit Singh avrebbe accoltellato Satwant frontalmente in posizione eretta, con la mano destra e il colpo inflitto sarebbe finito sul lato sinistro della vittima, in posizione intercostale. Una tesi che contrasta con quella della difesa, secondo cui l’imputato sarebbe stato aggredito dalla vittima, mentre era disteso sul suo letto. Il coltello sarebbe stato introdotto nella camera proprio da Satwant Singh, trasportato dal piano superiore a quello inferiore, dove si è verificato il fatto. Un altro elemento di contrasto tra accusa e difesa riguarda proprio la posizione dell’arma da taglio sulla scena del crimine. Questa si trovava sotto al letto, all’altezza dei piedi in fondo a sinistra. Secondo Ciarrocchi ciò confermerebbe la legittima difesa, altrimenti non sarebbe potuto finire lì se l’imputato non fosse stato prima aggredito. Inoltre, per la difesa, la posizione del coltello sarebbe la prova ulteriore che Manjit non si è auto-inferto il colpo per cui è stato trasportato in codice rosso al Pronto soccorso. Una ferita ritenuta dalle tesi della difesa troppo grave per essersela procurata da solo. Infine viene considerata illogica la posizione del coltello per via della natura destrorsa dell’imputato e la dinamica del delitto. Viceversa, il legale di parte civile ha ritenuto compatibile la forza del colpo inflitto dall’imputato con la capacità di lanciare l’arma sotto il letto, sul lato sinistro.

Al termine del dibattimento, alla pena richiesta dal pm, l’avvocato Mascitti ha aggiunto la richiesta di una provvisionale di 40mila euro a favore del cugino della vittima e di 50mila euro per lo zio; la liquidazione delle spese legali per le udienze preliminari e per quella odierna; infine il sequestro conservativo di stipendi e del tfr. Invece il legale della difesa Ciarrocchi, avvalendosi al ragionevole dubbio, ha chiesto l’assoluzione del suo assistito, ritenendo il fatto un omicidio colposo dipeso da eccesso colposo di legittima difesa.

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