Dopo l’apertura del Festival Storie con Valentina Vezzali, lunedì 15 luglio arriva sul palco di piazza Giampaoli a Ortezzano Natasha Stefanenko, una donna che nelle Marche ha deciso di fermarsi e qui ha costruito la sua famiglia. Presenterà il suo libro “Ritorno nella città segreta” (Mondadori). Una storia che merita di essere raccontata, la su,a e che si sposa perfettamente con lo spirito del Festival Storie, quello di portare cultura nei borghi colpiti dal sisma.
Di lei dice di essere una russa atipica, molto solare, odia il freddo e gesticola come una perfetta italiana, ma è profondamente legata al suo paese dove torna spessa a trovare la famiglia. In questo libro Natasha Stefanenko parla molto di suo padre e della “città segreta” in cui vivevano, un luogo che per ragioni militari non appare sulle carte geografiche, confezionando un racconto largamente autobiografico, ma dal taglio thriller, ambientato nell’Urss degli anni Novanta.
«Eravamo disorientati, ma tranquilli nel nostro non sapere. Si studiava, si lavorava, nessuno moriva di fame, ma sentivamo, nonostante le pochissime informazioni che ci davano, che qualcosa stava per cambiare. In tv ricordo benissimo il Festival di Sanremo come qualcosa di inarrivabile, mai avrei pensato che un giorno di fare tv e che Pippo Baudo mi avrebbe chiamato, nel 2003, per far parte della giuria di qualità del Festival».
Natasha Stefanenko, oggi lei vive a Sant’Elpidio a Mare, ma qual è la sua dimensione ideale?
«Io sono innamorata delle Marche e dei suoi borghi, partecipare ad un Festival che li valorizza mi rende orgogliosa. Ho deciso di vivere qui e costruire qui la mia famiglia. Sono una viaggiatrice, ho girato e giro ancora molto per lavoro, ma questo connubio per me è perfetto, dopo il caos della città tornare a casa mia è come tirare un sospiro di sollievo. Con mio marito Luca viaggiamo moltissimo alla scoperta dei borghi marchigiani, anche quelli piccolissimi ma ricchi di storia, amo le tradizioni marchigiane e amo vedere che i giovani le mantengono vive».
A proposito di tradizioni, lei è stata testimonial del Torneo Cavalleresco di Servigliano, cosa le è piaciuto di quell’esperienza?
«E’ stata un’esperienza meravigliosa, raccontare un’epoca attraverso i giochi, il torneo stesso, gli abiti, lo trovo bellissimo e mi piace che anche mia figlia viva queste esperienze: a Servigliano l’ho portata con me e si è divertita molto. Come la Contesa del Secchio di Sant’Elpidio a Mare, sono rievocazioni che ti permettono di non perdere il contatto con la storia, è importante conoscere le proprie radici, sapere da dove veniamo».
Per quale motivo non andrebbe mai via dalle Marche?
«Per l’amore che provo per questa terra meravigliosa e per i suoi abitanti. Insieme a mio marito Luca abbiamo deciso di crescere qui nostra figlia, in un ambiente più tranquillo e familiare rispetto a Milano. Ho rinunciato a molto, ma ad oggi posso dire che mai scelta fu più azzeccata, per me la famiglia ha un valore superiore a tutto il resto».
Quali valori le ha insegnato l’Italia?
«Quando sono arrivata ero molto diffidente e incattivita dalla profonda crisi del mio paese, qui ho trovato calore e gentilezza. Il popolo italiano e le Marche in particolare, mi hanno “curato”».
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