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P.S.Giorgio, la marineria punta sulle donne. Ciaffardoni: «Dragaggio, cambio generazionale e certificazione ittica per rilanciarla»

PORTO SAN GIORGIO -«Lo stato di salute della marineria marchigiana non è ottimo come in passato ma ci sono le condizioni per sostenerlo» così l'assessore regionale alla pesca marittima, Andrea Maria Antonini, intervenendo ieri al Pic pesca di Porto San Giorgio per illustrare le opportunità previste dai cinque nuovi bandi europei. Basilio Ciaffardoni del Co.Ge.Pa. fa il punto sulla marineria sangiorgese.

di Sandro Renzi

«Lo stato di salute della marineria marchigiana non è ottimo come in passato ma ci sono le condizioni per sostenerlo» così l’assessore regionale alla pesca marittima, Andrea Maria Antonini, intervenendo ieri al Pic pesca di Porto San Giorgio per illustrare le opportunità previste dai cinque nuovi bandi Feampa (fondo europeo per gli affari marittimi, la pesca e l’acquacoltura) nei settori della promozione, porti, flotta, trasformazione e per l’appunto acquacoltura. Misure di sostegno per un settore che opera tra mille difficoltà burocratiche e costi sempre più elevati. Quello del carburante in primis, conseguenza del conflitto Russia-Ucraina, e poi il blocco post covid.

A fare gli onori di casa ci ha pensato il sindaco Valerio Vesprini coadiuvato dal consigliere regionale, Marco Marinangeli. «La Regione sta intervenendo con 12 milioni di euro -ha spiegato l’assessore- destinati alle imprese della pesca. Si tratta di indennizzi e di sostegno al 100% per i danni dovuti ai mancati incassi delle aziende». Per la prima volta, inoltre, i bandi non vengono calati dall’alto, ma grazie ad una serie di incontri nei principali porti delle Marche con i rappresentanti delle categorie, si cercherà di plasmarli in funzione delle loro necessità affinché si pongano le basi per un rilancio del settore che passi pure attraverso la riqualificazione dei mercati ittici, dei porti e la realizzazione di una filiera corta.

A Porto San Giorgio la marineria conta su 4 motopesca, uno dei quali spesso si sposta anche in altri mercati, 32 vongolare e 15 imbarcazioni della piccola pesca che fanno capo al consorzio Co.Ge.Pa. Il vicepresidente è Basilio Ciaffardoni che di pesca si occupa ormai da qualche decennio. Anche a lui è stato chiesto qual è lo stato di salute della marineria locale. «Tutto sommato buono -racconta Ciaffardoni- nonostante i tanti, troppi lacciuoli burocratici che, sia ben inteso, noi operatori rispettiamo, ma di cui faremmo a meno. Scartoffie che siamo costretti a compilare ma che ostacolano il nostro lavoro. E se oggi l’attività della pesca prosegue, è grazie a tutte quelle che persone che vogliono andare avanti e tenere fede alla tradizione dei loro avi». Cosa è cambiato allora rispetto al passato quando ad esempio la flotta sangiorgese era composta da qualche decina di imbarcazioni? Secondo Ciaffardoni non certo il mare  «ma la società, il mercato, il contesto in cui viviamo. Oggi non si è più disposti a fare sacrifici per questo lavoro. Alzarsi alle 3 per andare in mare. anche quando è freddo». La speranza che questa tradizione non debba sparire del tutto ed una delle economia su cui poggia Porto San Giorgio magari debba segnare il passo, è legata alle nuove generazioni. Ma soprattutto alle donne. «E’ in corso da qualche anno un ricambio generazionale che fa ben sperare -chiarisce ancora Ciaffardoni- basti pensare che ci sono due ragazze che adesso si imbarcano. Qualcosa si sta muovendo in tal senso anche al porto di San Benedetto del Tronto». Chissà allora che non siano proprio le donne a salvare o comunque a dare una mano significativa affinché la marineria resti viva. Il prodotto ittico c’è e, nel caso delle vongole, grazie all’autoregolamentazione del comparto, se ne raccoglie a sufficienza. A dare una mano arriverà, secondo Ciaffardoni, anche l’importante opera di dragaggio prevista dopo l’estate e in forza della quale qualche motopesca potrebbe decidere di tornare a Porto San Giorgio e il lavoro che si sta facendo per certificare il prodotto sangiorgese. Nessuno teme invece la fioritura algale che sta interessando parte dell’Adriatico. «E’ un fenomeno naturale e ricorrente che non nuoce alle specie ittiche -chiosa Ciaffardoni- certo qualche disagio lo crea a chi pratica lo strascico e a chi posa le piccole reti. Impone anche una pulizia più frequente dei sistemi di raffreddamento dei motori, ma abbiamo avuto di peggio in passato»


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