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Inguaribilmente soli “Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio”

Giuseppe Fedeli

di Giuseppe Fedeli*

Fidati!…Quante volte lo abbiamo sentito dire, anche rivolto a noi?…La fiducia, d’accordo, è una cosa da prendere sul serio. Ma vien fatto di domandarsi: di chi ci possiamo fidare, se tutti gli ambiti della vita in comune sono coimplicati nella gestione della cosa pubblica (lato sensu intesa) in direzione del più disinvolto sperpero di danaro e, soprattutto, della distruzione delle risorse, ai danni del prossimo?… In altre parole, non c’è settore in cui si articoli la macchina burocratica che non sia nel mirino: soperchierie, ruberie, patti scellerati: medici, avvocati, finanzieri, professionisti d’alto rango, le solite associazioni/consorterie. Insomma, il mondo patinato del jet set, unito in cordate diaboliche. Patti di ferro a discapito di chi diventa sempre più povero, emarginato, gettato via come un avanzo. Esponenti dell’high society, che accumulano, a qualunque costo, ricchezze incalcolabili.

C’è qualcosa che porta a delinquere in maniera spietata, una coazione a ripetere ossessiva, che fa del denaro il padrone delle vite di molti. Si respira nell’aria un qualcosa di malvagio, cui non si riesce a dare un nome. Se il diavolo esiste, è veramente fantastica la sua abilità nel non farsi notare.  Ma, semai esistesse, l’Avversario sta già danzando sulle macerie di un mondo asfittico, anzi, già morto: a dispetto della celebrazione di un falso divertimento (libido cupiendi, libido possidendi) che altro non è che la celebrazione della morte, elevata a simbolo di vitalità, nel suo ultimo, disperato urlo. Si percepisce il male allo stato diffuso: amicizie, che fino a un attimo prima sembravano tali, che, squagliato il belletto, si palesano d’un sùbito per quello che sono: ispirate al canone del do ut des, facio ut facias, e declinazioni varie. Scoperti gli altarini, realizzi che la persona che hai aiutato ha chiesto soltanto per interesse: nessun interessamento, nessuna solidarietà, nessun atto gratuito. Coppie che si sfasciano dopo essersi i due giurati, vicendevolmente, l’amore eterno, bagnato da spumanti ad esaltare prelibatezze del palato, cornice scenografica ricchi premi e cotillons. Nemmeno all’interno della cerchia familiare (recte, del parentado) si coltivano più affetti e sentimenti: imperano un becero egoismo, un’algida indifferenza, il non volersi coinvolgere nell’altrui patiri, che poi “è” il destino comune. E si potrebbe continuare a versare fiumi d’inchiostro sulle iniquità, i voltafaccia, il doppiogiochismo della razza umana. Ma l’uomo, in ogni sua versione morale e caratteriale, è per definizione solo. A meno che non lo visiti un angelo, sempre sperando che il Messaggero sia il benvenuto.

*giudice


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