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Agostino Di Bartolomei rivive a Belmonte Piceno

BELMONTE PICENO - Appuntamento venerdì 26 luglio alle ore 21.30 con Ariele Vincenti, attore e regista teatrale romano

Agostino Di Bartolomei

A trent’anni dalla sua morte, il Festival Storie ricorda la leggendaria figura di Agostino Di Bartolomei, iconico capitano della Roma, l’indimenticato numero 10 dello scudetto dell’annata 1982-1983. Ad esplorare la vita e la carriera del calciatore sarà Ariele Vincenti, attore e regista teatrale romano, che sarà sul palco di piazza Silvestro Baglioni a Belmonte Piceno venerdì 26 luglio, alle 21.30, con uno spettacolo emozionante dal titolo “Ago, capitano silenzioso”. Vincenti regalerà al pubblico un ritratto intimo di “Ago” interpretando un personaggio amico d’infanzia del capitano, cresciuto nella sua stessa borgata e custode di aneddoti e racconti di un calcio e di un tempo che non c’è più. Info e prenotazioni: 348.2423174. «Sono molto contento di partecipare ad un’iniziativa bella e importante come il Festival Storie – dice Vincenti – io sono sempre alla ricerca di queste situazioni in giro per l’Italia, stare a contatto con la gente dei piccoli paesi. Quelli delle Marche sono piccoli gioielli incastonati in paesaggi da quadro e l’accoglienza delle persone è stupenda».

Vincenti, da dove nasce la necessità di raccontare la storia di “Ago”, a parte la fede calcistica?
In realtà è uno spettacolo che va oltre, sia alla fede calcistica sia alla passione per il calcio. Parla di un uomo e dei valori che riusciva a trasmettere, il calcio è solo un mezzo per raccontare tante altre cose e valori che negli anni sono andati persi. La mia più grande soddisfazione è che tra il pubblico c’è sempre tanta gente che del calcio non sa nulla, si appassionano e si entusiasmano perché ho cercato di rendere universale una piccola storia di quartiere, come ce ne sono tante in Italia. Una fotografia di quello che era l’Italia in quegli anni, un’Italia dove si socializzava di più, tipo quei paesi dove le signore scendono con la sedia davanti casa.

Quindi è uno spettacolo per tutti, non solo per i tifosi giallorossi?
Assolutamente sì, anzi farlo a Belmonte Piceno, lontano da Roma è molto più emozionante per me perché il pubblico sarà molto più attento, i romani molte cose le sanno già, sentono la figura di Agostino come una propria figura e quindi arrivano un po’ prevenuti, alla fine però finiscono tutti in un pianto di commozione.

Come sa il Festival Storie unisce 12 borghi colpiti dal sisma, in che modo secondo lei la cultura può aiutare a ricucire queste crepe?
Sicuramente creando unione, bastano delle persone che si uniscono, stimolate dalla curiosità di ascoltare una storia, che abbiano voglia di confrontarsi e di dibattere in modo sano e senza ideologia, che è la prima cosa che spacca le comunità. Le storie che diventano universali riescono a creare un parere comune, quello crea unione. Come insegna anche questo Festival, bisogna portare il teatro in questi borghi e far partecipare tutti, anche i bambini, sono esperienze che stimolano la loro voglia di conoscere e che si ricorderanno per sempre.


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