«Siamo una regione che racchiude in sé due anime, due identità: una aborigena, frugale, e un’altra marittima e marinara. Non abbiamo il mare della Sardegna o le Dolomiti come montagne, ma abbiamo entrambi i tipi di paesaggi che si sovrappongono: siamo veramente l’Italia in una regione, non è uno slogan». Con queste parole l’antropologo Giacomo Recchioni, intervenuto ai microfoni di Radio Fm1, ha rappresentato l’essenza del nostro territorio. Insieme al presidente della Fondazione Marche Cultura – Film Commission, Andrea Agostini, lo stesso Recchioni è stato intervistato stamattina per presentare il progetto su cui stanno collaborando, ossia ‘Antropologia di Marca’.
«Si tratta – ha spiegato il presidente Agostini – di dieci piccoli episodi audiovisivi che compariranno dal 30 luglio sui canali social della Fondazione. L’idea è quella di conoscerci e raccontarci, usando una serie di conoscenze archeologiche e antropologiche per cercare di capire e spiegare chi sono i marchigiani, come vivono e quali sono le loro principali tradizioni». Lo stesso Agostini, reduce, nella giornata di ieri, da una importante conferenza stampa dedicata all’iniziativa ‘MarcheStorie’ nella sala stampa della Camera dei deputati, ha proseguito spiegando come questo format si collochi nel solco di altre precedenti iniziative di successo, come ‘L’angolo dei libri’ con la giovanissima divulgatrice culturale Valeria Scatasta e ‘Marchetelling’ con Cesare Catà.
«Partiamo dal presupposto che non è affatto facile – ha spiegato Recchioni – portare questi contenuti, cercando di non essere riduzionisti con la cultura della nostra terra. Intendo dire che, affrontando temi profondi come quelli che riguardano le origini o le nostre tradizioni popolari, bisogna essere cauti a non vilipendere il contenuto per farlo entrare nel contenitore. Poi, trovare competenza e passione oggi è sempre più difficile, ma quando accade escono dei lavori bellissimi. Tuttavia, si possono davvero mettere in rete dei contenuti che vanno in profondità e che rendono il tutto anche appetibile per il pubblico».
«Viviamo – ha continuato l’antropologo – in un’epoca di “mordi e fuggi”, si va poco in profondità, viviamo nella società dell’hic et nunc, ci sono lati positivi e negativi, il problema è tutto quello che ci portiamo dentro e ci ricordiamo. Quanto ci resta nel cuore quando facciamo tutto così velocemente e tutto si riduce? In questo progetto ho cercato di fare un viaggio che vada a ritroso nel tempo». «Lo storytelling – ha concluso Recchioni – non deve diventare una catena di montaggio, una lobotomizzazione del contenuto, per questo dobbiamo conoscerci e capire cosa mettere all’interno del nostro contenuto identitario. Siamo una regione piena di tradizioni, vernacoli, identità. Siamo una regione incredibilmente affascinante: abbiamo tutto e il viaggiatore lo percepisce. La nostra è una regione adatta ai viaggiatori e al turismo lento, ovvero quello che lascia un ricordo e arricchisce il visitatore. L’unico pericolo è quello di perdere la nostra autenticità e queste pillole che restano nella rete sono una mano forte che ci dà la Fondazione Marche: rappresentano una cultura che altrimenti andrebbe persa del tutto».
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