Il Festival Storie brilla con Neri Marcorè a Belmonte Piceno
EVENTO - Il sindaco Ivano Bascioni ha omaggiato Marcoré con l'anellone, simbolo della cultura picena. «“Mi piacerebbe tanto – confessa Neri, stando alla nota dell'organizzazione – girare un film in questi territori, chissà...”». Sceso dal palco Marcorè si è concesso per le foto e i saluti con il suo pubblico con la solita cordialità.
«”Stasera improvvisiamo, sarà come farsi una chiacchierata nel salotto di casa, ma con più persone”. Così Neri Marcorè ha aperto, ieri, la serata del Festival Storie a Belmonte Piceno, davanti ad una folla di mille persone, tantissime per un paese che conta appena 588 residenti». E’ quanto fanno sapere dall’organizzazione del Festival.
Neri Marcorè e Maurizio Socci
Nelle prime file anche la mamma Ines, che con Neri ha raggiunto Belmonte Piceno per salutare tanti amici ed assaggiare le eccellenze enogastronomiche del paese. La sensazione che si ha è davvero quella di stare in un salotto a chiacchierare tra amici «e il merito è sicuramente di Marcorè, del suo essere genuino e senza filtri. Nell’intimo palco di Belmonte Piceno, l’attore marchigiano, affiancato dal giornalista Maurizio Socci – continuano dall’organizzazione con una nota stampa – ha portato tutto se stesso con la semplicità e la simpatia che da sempre lo contraddistinguono e un’incredibile capacità di tenere il palco e coinvolgere la platea con la forza della sua voce bassa e garbata. Una serata speciale quella che il Festival Storie ha regalato al suo pubblico, fatta di parole, musica, riflessioni e tante risate, nella quale Marcorè ha ripercorso le tappe della sua carriera, dalla A di Radio Aut alla Zeta di Zamora. Immancabile il ricordo del fondatore di Radio Aut Giancarlo Guardabassi, venuto a mancare pochi giorni fa: “Fu il mio primo talent scout, con lui ho mosso i primi passi alla radio, avevo 12 anni”, ha ricordato Marcorè davanti ad una foto che li ritrae insieme. Sembrava un palco affollatissimo, ma in realtà è Marcorè che con degli switch inaspettati riesce ad imitare chiunque, anche Pupi Avati: “Con le imitazioni sono riuscito a superare la timidezza”. E di Avati ha detto: “Mi scelse guardandomi in tv, senza fare provini, non mi sembrava vero, quella fu la mia vera occasione”. Era il 2003, dopo “Il cuore altrove” la carriera cinematografica di Neri Marcorè non si sarebbe più fermata, oggi è nelle sale cinematografiche con “Zamora”, il suo esordio alla regia. E poi i suoi cavalli di battaglia, quelli che il pubblico ama: la cadenza dei vari dialetti marchigiani da nord a sud, le espressioni più colorite e l’immancabile video di “Un marchigiano a Londra”. E’ un’esplosione di risate tra il pubblico e l’interazione che si crea tra loro, Marcorè e Socci è davvero bella, la magia del Festival Storie è tutta qui, nell’accorciare le distanze tra pubblico e artisti, senza grandi palcoscenici o scenografie elaborate. Sul finale Marcorè non ha esitato a imbracciare la sua chitarra dando voce ai classici del cantautorato, da De Andrè con “La guerra di Piero” a Gaber con “Le elezioni” e poi un divertentissimo Angelo Branduardi che canta Mahmood. I complimenti di Marcorè sono per il Festival Storie, per la parata di artisti in cartellone e la varietà della proposta, e ovviamente per il piccolo e caloroso Belmonte Piceno, mai così gremito».
Il sindaco Ivano Bascioni ha omaggiato Marcoré con l’anellone, simbolo della cultura picena. «“Mi piacerebbe tanto – confessa Neri, stando alla nota dell’organizzazione – girare un film in questi territori, chissà…”». Sceso dal palco Marcorè si è concesso per le foto e i saluti con il suo pubblico con la solita cordialità.