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“Il ben-Essere in classe”, quando l’insegnante spazza via l’angoscia dello studente e la crescita è consapevole

FALERONE - La dottoressa Daniela Lucangeli questa mattina ha partecipato, nel Salone Comunale di Falerone, alla conferenza stampa di presentazione dei report del progetto “Il ben-Essere in classe”. L’obiettivo dell'evento è stato quello di raccontare la ricaduta che il progetto ha avuto nella nostra comunità scolastica. Insieme a lei erano presenti le dirigenti scolastiche Simona Flammini e Annarita Bregliozzi, la dottoressa Laura Sguigna, la dottoressa Anna Petrini di Mind4Children Marche e Pisana Liberati, vicesindaco di Falerone. Hanno partecipato anche coloro che hanno sostenuto il progetto: i Lions Amandola Sibillini e Adriatica Oli.

di Elia Frollà

«Abbiamo bisogno di capire che se i nostri figli studiano con angoscia, la loro memoria diventa angoscia. Quindi l’insegnante, per essere consapevole, di cosa si deve accorgere? Il lavoro fatto sul territorio è consistito nel far apprendere agli studenti in modo diverso puntando su una diversa valutazione dell’errore e delle emozioni delle parti in gioco, non dall’alto con un processo formativo del tipo “tu insegni e io apprendo”. Così cambia il modo con cui si guarda agli errori e l’insegnante diventa figura di supporto e non figura di giudizio». Si tratta di un piccolissimo estratto dall’intervento della dottoressa e docente universitaria Daniela Lucangeli, questa mattina al Salone Comunale di Falerone per la conferenza stampa di presentazione dei report del progetto “Il ben-Essere in classe”. L’obiettivo dell’evento è stato, infatti, proprio quello di raccontare la ricaduta che il progetto ha avuto nella nostra comunità scolastica.

Insieme a lei erano presenti le dirigenti scolastiche Simona Flammini e Annarita Bregliozzi, la dottoressa Laura Sguigna, la dottoressa Anna Petrini di Mind4Children Marche e Pisana Liberati, vicesindaco di Falerone. Hanno partecipato anche coloro che hanno sostenuto il progetto: i Lions Amandola Sibillini e Adriatica Oli.

Ma di cosa parliamo, nello specifico, quando parliamo di “ben-Essere in classe”? Si tratta, come spiegato nel dettaglio dalla dottoressa Sguigna, di un’iniziativa che ha visto una strutturazione importante della formazione dei docenti. In questo processo sono stati anche coinvolti i ragazzi. Si è fatto, in primis, riferimento a diverse sezioni degli istituti interessati individuando in alcune di esse un gruppo sperimentale su cui lavorare direttamente e, in altre, uno di controllo necessario per valutare gli effetti del lavoro. Il progetto ha puntato a creare un ambiente di classe propositivo, stimolante e attento alle emozioni degli studenti. Un’attenzione particolare è stata dedicata alla “Warm Cognition”, un approccio che integra processi emotivi e cognitivi nell’apprendimento, e alla gestione degli errori come opportunità di crescita. Quello che si è notato è stato stupefacente: dati alla mano, come spiegato ancora dalla stessa Sguigna, si è registrato «uno sviluppo importante dell’intelligenza dinamica, dell’autostima e un abbassamento della ansia. Questo permette di creare in classe un clima del tutto diverso».

«Io vedo – ha esordito la docente di psicologia, Daniela Lucangeli – migliaia di proposte disseminate nel territorio ogni anno. Cos’ha questo progetto di diverso e onorevole? Innanzitutto, nasce da un parto comunitario: sono coinvolti enti istituzionali, specialisti, centri di ricerca, economie. Il bisogno dei nostri figli in questo momento è di comprendere che se si studia con angoscia  la memoria stessa diventa piena di questo sentimento. Il lavoro fatto sul territorio è consistito nel far apprendere agli studenti in modo diverso puntando su una diversa valutazione dell’errore e delle emozioni delle parti in gioco, non dall’alto con un processo formativo del tipo “tu insegni e io apprendo”. Così cambia il modo con cui si guarda agli errori, si risponde ai “cuccioli” in crescita e l’insegnante diventa figura di supporto e non figura di giudizio».

«Parliamo – ha poi proseguito – di un metodo scientifico che si occupa di fare in modo che un cortocircuito della vita come “non valgo niente” diventi “oh caspita la mia prof mi vede”. Questo processo è stato banalizzato per anni, pensando che i ragazzi possano essere un frigorifero di informazioni, ed ora l’Unicef ha denunciato che il pericolo più grande a livello mondiale riguarda proprio il rischio di suicidio, autolesionismo e sfiducia nella vita e nel futuro. Questo nostro progetto cambia finalmente ottica perché  dall’intervento sul problema si passa alla prevenzione insieme a tutti i soggetti coinvolti: dirigenti scolastici, insegnanti, genitori e bambini. Gli insegnanti che sono diventati consapevoli sanno che l’intelligenza si può modificare e che dipende da loro e da come insegnano».

Questi stessi punti, con molto vigore, sono stati sottolineati anche da Simona Flammini e Annarita Bregliozzi, le dirigenti scolastiche dei due istituti comprensivi coinvolti, rispettivamente di Falerone e il Pagani. Entrambe hanno parlato di grande entusiasmo da parte dei professori partecipanti e di notevoli miglioramenti per quanto riguarda le classi coinvolte.

La vicesindaca di Falerone, Pisana Liberati, ha rimarcato: «Parliamo di una scuola piccola, senza le classi pollaio e con il potere di essere una scuola all’avanguardia. È interessante vedere che nelle scuole piccole si possa incidere con questo tipo di iniziative di qualità».

Il progetto, che ha mirato a creare un ambiente di classe propositivo, stimolante e attento alle emozioni degli studenti, è stato curato dalla prof.ssa Daniela Lucangeli ed ha coinvolto i docenti del primo anno della scuola secondaria di primo grado dell’Istituto Comprensivo di Falerone e dell’Istituto comprensivo Pagani ed altri docenti interessati, con l’obiettivo di migliorare il benessere psico-fisico degli studenti attraverso nuove metodologie didattiche.


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