«Mandorlo o rovere?» La riflessione di Treggiari sullo stemma di Amandola
AMANDOLA - «il sindaco dovrebbe scrivere all'Ufficio di Araldica di Firenze e chiedere conferma, o smentita, di quanto trasmesso all'epoca al nostro Comune. Se la risposta dovesse essere confermativa, cosa che non ci auguriamo, si dovrebbe procedere subito alla revisione di stemma e gonfalone laddove in contrasto con l'originale. Passatemi una chiosa in chiusura: io, come credo la quasi totalità degli amandolesi, tifo per il mandorlo»
Riceviamo e pubblichiamo la riflessione di Riccardo Treggiari, ex sindaco di Amandola, sullo stemma della sua città.
«Mandorlo o rovere? Torno sulla controversa questione dello stemma della Città di Amandola. Basta osservarlo, ma esiste anche la descrizione del blasone a supporto, per vedere che l’albero dorato sormontante le sei cime che si elevano alternate, anch’esse dorate, di un unico monte all’italiana, su campo rosso, non è altro che una rovere. Una sorta di quercia e non un mandorlo come, invece, dovrebbe probabilmente essere. Che si fa? Mandiamo una comunità nel panico? Sicuramente no, ma se c’è un errore, bisogna almeno provare a metterci riparo. Una cosa è certa: la tradizione, la leggenda, la corposa produzione storica del Ferranti, persino il nome della città, ci trasmettono segnali univoci sul fatto che l’albero in questione è, senz’ ombra di dubbio, un mandorlo. Lo certifica persino una delibera comunale del XVI secolo, che parla di un impegno di spesa per la manutenzione di un sedile che circonda il plurisecolare mandorlo, insistente sulla spianata di Castel Leone, la Piazza Alta del paese».
«Altre due testimonianze grafiche – continua l’ex sindaco – provengono dalla copertina del volume del Terribili, che celebra i settecento anni di storia di Amandola e dallo stesso stemma che campeggia all’ingresso del Municipio. A questo punto, la domanda che ci poniamo è su come possa essere sorta questa macroscopica discrepanza di simboli. Tutto nasce da una richiesta di certificazione del blasone, fatta dal Comune all’Ufficio di Araldica di Firenze, negli anni ’80 del secolo scorso. La conclusione è che, al fine di correggere questo…inghippo di natura storica, «il sindaco dovrebbe scrivere al giá menzionato Ufficio fiorentino e chiedere conferma, o smentita, di quanto trasmesso all’epoca al nostro Comune. Se la risposta dovesse essere confermativa, cosa che non ci auguriamo, si dovrebbe procedere subito alla revisione di stemma e gonfalone laddove in contrasto con l’originale. Passatemi una chiosa in chiusura: io, come credo la quasi totalità degli amandolesi, tifo per il mandorlo».