In occasione dell’anniversario della scomparsa di Padre Pietro Lavini, il 9 agosto 2015, l’Arcivescovo di Fermo, monsignor Rocco Pennacchio, con una nota condivisa con il Monastero delle Monache Benedettine di Santa Vittoria in Matenano, proprietario del bene, nel ripercorrere le tappe principali della recente storia del Monastero di San Leonardo, nel cuore dei Monti Sibillini, condivide con la Comunità tutta la situazione attuale e le prospettive future volte al recupero della chiesa e dei locali annessi molto cari a tanti.
«Il Monastero, come tutti ben sanno – si legge, appunto, nella nota dell’Arcidiocesi di Fermo – è stato danneggiato dagli eventi sismici che, dal 24 agosto 2016, poco più di un anno dopo la scomparsa di Padre Pietro, all’inizio del 2017, hanno segnato e ferito le Marche e non solo. Molti sono stati costretti ad abbandonare le proprie case, le chiese, i luoghi della propria storia, ancora oggi molti non sono riusciti a rientrare e sebbene, soprattutto in questi ultimi anni – tanto si è fatto, la sfida di una ricostruzione completa è ancora da vincere. L’edificio danneggiato, in modo particolare, nelle strutture portanti del loggiato e nella parete dell’abside rivolta a picco sulla Gola dell’Infernaccio è stato dichiarato inagibile con ordinanza 340/2017. Nell’estate del 2018, grazie ai fondi stanziati ad hoc dalla Protezione Civile, è stato possibile eseguire una messa in sicurezza realizzata con il supporto di un elicottero da carico che ha permesso di portare in quota, superando le difficoltà del sentiero di montagna tutto il necessario, acciaio e legno, per portare a termine le opere provvisionali. L’intervento realizzato dalla ditta Ar di Alessandrini Nello srl di Montefortino su progetto–direzione lavori e coordinamento della sicurezza dell’ing. Massimo Conti En.Ar Conti srl per un importo pari a 79.000 euro ha scongiurato, in questi anni, cedimenti, crolli e danneggianti vari. L’ordinanza 76/2018, pur revocando la temporanea interdizione per la sola porzione ovest sia del loggiato che della chiesa, dispone che la visita alla parte accessibile potrà essere possibile solo in presenza di personale formato che dovrà essere garantito dalla proprietà o da persone autorizzate e/o delegate ma è evidente che l’intero complesso presenta criticità per una ordinaria fruibilità».
«La scelta, perciò, di delimitare lo spazio antistante la chiesa con una recinzione si è resa necessaria – spiegano dall’Arcidiocesi – per ragioni di sicurezza; il pericolo che, per qualsivoglia ragione, qualcuno potesse liberamente accedere al luogo in presenza di impalcature, in un edificio che è a tutti gli effetti inagibile, in spazi non adeguatamente in sicurezza, è stato ritenuto dalla proprietà tale da essere adeguatamente contenuto. Le responsabilità che ne derivano sono enormi ed è bene rispettare scelte a maggior tutela della collettività tutta. Parallelamente è stata incessante la ricerca di canali di finanziamento che potessero garantire le necessarie risorse; per lungo tempo si è cercato di inserire l’intervento di restauro nell’alveo della ricostruzione delle chiese, dei luoghi di culto di interesse storico artistico tenendo conto delle antichissime origini (intorno all’anno Mille), della devozione sullo sperone di roccia sulla Gola dell’Infernaccio ma le radicali trasformazioni che nel tempo sono state apportate e non ultima la riedificazione pressoché totale ad opera di Padre Pietro, hanno reso impossibile questo percorso. Si è preferito pertanto avviare l’iter previsto per la ricostruzione privata che, grazie anche alla collaborazione concreta del sindaco di Montefortino Domenico Ciaffaroni, e ad un fattivo confronto con i Commissari straordinari susseguitisi negli anni ed oggi con l’avvocato Guido Castelli, dovrebbe culminare con l’emanazione di una ordinanza specifica relativa all’intervento, una volta definito il progetto».
Da ieri a oggi: è in via di definizione il progetto esecutivo di miglioramento sismico affidato all’ingegner Massimo Conti En.Ar Conti srl . «È evidente – sottolinea l’ing. Conti – che le lesioni create dal sisma sulle facciate denotano l’innesco di cinematismi delle murature che in alcuni punti sono prossimi al crollo se non fosse intervenuta rapidamente la messa in sicurezza mediante il confinamento delle spinte come ad esempio quella della copertura del portico e le importanti lesioni della parte absidale. Importanti dissesti si notano anche all’interno della struttura al piano terra dove la pavimentazione in cls è letteralmente tagliata. L’intervento che si sta progettando prevede interventi di consolidamento diffuso sulle murature, fondazioni, copertura, abside, solai, nonché la sistemazione del bagno esterno. Recentemente è stata svolta una ulteriore sessione di sondaggi finalizzata a comprendere meglio la situazione geologica e geotecnica. Il rilievo geo-meccanico delle rocce affioranti, ha messo in luce gli effetti del sovrascorrimento legato all’orogenesi dei Monti Sibillini. Questa genesi ha deformato le rocce formando pieghe e faglie, il cui studio andrà debitamente analizzato per garantire la sicurezza del sito». Una volta definito, il progetto sarà inviato all’Ufficio Ricostruzione sede di Ascoli Piceno (entro il 2024) che provvederà a tutta l’istruttoria; successivamente, previo finanziamento da parte del Commissario ed emissione del relativo decreto, sarà possibile dare l’avvio ai lavori in tempi che al momento è difficile indicare.
L’Arcidiocesi di Fermo condividerà lo stato di avanzamento del progetto e dei lavori una volta che gli stessi prenderanno avvio e comunque in presenza di novità e aggiornamenti: «L’intero iter, pur lungo e certamente non facile, anche a causa delle complessità morfologiche del sito, sembra però incamminato verso la fase conclusiva, che permetterà la restituzione di uno spazio fruibile dai fedeli e dai numerosi visitatori che spesso anche con fatica si incamminano nei sentieri dei Sibillini per raggiungere un luogo tra cielo e terra che ritempra lo spirito e il cuore. Gli spazi, le chiese, sono luoghi importanti perché raccontano la storia cristiana del nostro territorio. Ancora più importante, però è la comunità cristiana e le singole persone che, simili a pietre vive sono costruite come edificio spirituale (cfr.1Pt 2, 4-5). Recuperare il complesso architettonico è perciò importante ma ogni sforzo per la sua ricostruzione a nulla servirebbe se non ci fosse una comunità che sappia vivere in fraternità, armonia e rispetto reciproco».
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