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La siccità colpisce anche nel Fermano: il fiume Ete Vivo è asciutto

AMBIENTE - All'altezza di Ponzano di Fermo il fiume è prosciugato. Il presidente di Legambiente circolo fermano "Terramare" Spagnoli: «Misure per mitigare la carenza idrica? Favorendo il ricarico delle falde freatiche in zone pulite e in piccoli vasi non impattanti». Intanto il contratto di fiume è caduto nell'oblio

 

di Alessandro Luzi

Tempi di magra per le portate d’acqua dei fiumi nel Fermano. “Ovvio, è agosto” direbbe qualcuno. E ci sta. Ma lo stato del fiume Ete Vivo dovrebbe far accendere più di qualche campanello di allarme. Infatti, all’altezza di Ponzano di Fermo, il letto è completamente asciutto. Certo, essendo un torrente che nasce dalle colline, non ha mai trasportato un ingente quantitativo d’acqua. Ma, recentemente, una situazione simile non si era mai verificata. Oltre che destare preoccupazione per la carenza idrica sul nostro territorio, dall’altro lato può rappresentare un problema anche per il settore agricolo. Numerosi infatti sono i terreni attraversati dal corso d’acqua. Quindi, come in altre zone d’Italia, è sempre più evidente che “l’oro blu” inizia a scarseggiare anche nel nostro territorio. La siccità inizia a rappresentare un problema sempre più incisivo, quindi, è quanto mai necessario studiare delle misure per contenere il fenomeno. «Ormai nevica sempre meno perciò, in estate, nei fiumi e nelle falde freatiche l’acqua scarseggia – afferma Federico Spagnoli, presidente del circolo Legambiente fermano “Terramare” -. Questo quadro può essere mitigato cercando delle misure per contenere l’acqua che piove in poche ore. Come? Favorendo il ricarico delle falde freatiche in zone pulite e in piccoli vasi non impattanti».

Intanto nell’area interna, esattamente tra Montefortino e Amandola, si sta lavorando all’impianto di captazione idrica sul fiume Tenna. Un progetto avviato dalla Ciip per far fronte proprio all’emergenza idrica. Secondo Spagnoli «il prelievo d’acqua dal Tenna metterebbe ancora più a rischio il fiume. E’ sotto gli occhi di tutti come d’estate la portata diminuisce sensibilmente. Ciò inciderebbe negativamente sulle capacità irrigue della vallata». Invece, secondo il presidente è importante lavorare per non disperdere l’acqua piovana che a volte cade abbondantemente nel giro di poche ore, o addirittura minuti.

Per quanto riguarda la tutela dell’Ete Vivo, c’erano delle proposte presentate da Legambiente ai tavoli della politica locale. A quanto pare sono finite nei cassetti più reconditi degli uffici degli amministratori. Si tratta del contratto di fiume: un accordo per riunire i Comuni attraversati dal corso d’acqua a curare il bacino e intercettare fondi pubblici per migliorarne lo stato e metterlo in sicurezza. «Il contratto di fiume è un approccio globale per gestire il flusso dell’acqua e il bacino del fiume – puntualizza Spagnoli -. La politica invece non ha considerato questo strumento. Ricordo che quando un fiume si secca si parla di grave disastro ambientale». L’accordo poteva scongiurare questo essiccamento estivo? Non è detto. Però almeno si poteva gestire il corso d’acqua con più efficacia e studiare delle misure per evitare l’essiccamento. Tra l’altro, se d’estate il fiume va in sofferenza, dall’autunno alla primavera le eventuali bombe d’acqua possono causare delle esondazioni.  Insomma, è evidente che l’Ete ha delle criticità ma al momento non sembrano interessare alla politica.


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