di Antonietta Vitali
«Per noi bambini di allora la strada “sottoripa” era il modo per arrivare al sovrastante orto dell’asilo, dove insieme giocavamo a pallone per interi pomeriggi. C’era un passaggio che dalla strada ci collegava al giardino dove potevamo scatenarci con la palla. Cominciavamo dopo mangiato, tornavamo a casa la sera, stanchi, sporchi, ma con nessuna cognizione del tempo passato, l’importante era stare insieme». A raccontare questo aneddoto, ieri sera a Petritoli in occasione dell’inaugurazione della strada sottoripa, riaperta dopo il recente recupero architettonico, è stato Bruno, un cittadino petritolese che lega a quella strada i ricordi della sua infanzia.
È stata una delle testimonianze narrate nel corso della serata e che sono state la prova di una popolazione petritolese divisa in tre categorie in merito a questo antico percorso, e cioè, chi se la ricorda bene, chi ne ha sentito parlare ma non l’ha mai percorsa perché già divenuta impraticabile, chi potrà scoprirla ex novo dopo il restauro che la riporta in auge modificandola anche un pò, rendendola più attuale, più bella con panchine dove sedersi e lampioni che la illuminano in notturna, più larga e comodamente percorribile.
Il sentiero pedonale costeggia il versante sud del centro storico e un tempo rappresentava un’importante via di collegamento, soprattutto per chi abitava fuori dalle mura del centro storico, perché permetteva di raggiungere il locale cimitero e il Santuario della Liberata, evitando il passaggio in piazza a piedi.
Per capire la necessità di non passare in piazza, bisogna catapultarsi in un’epoca completamente diversa, governata da regole sociali, fortunatamente, molto differenti rispetto a quelle attuali. Ad esempio, per le donne dell’epoca passare in piazza avrebbe potuto significare esporsi ai commenti degli uomini che stazionavano davanti ai bar, o ancora, scegliere di “tagliare sottoripa” nei giorni di non festa, voleva dire poter andare a visitare i propri cari o andare a rivolgere una preghiera alla Madonna della Liberata anche senza indossare gli abiti della festa. Sembra come parlare di un altro mondo e lo è, un mondo che cominciò a cambiare con gli anni ’60, con la fine della mezzadria in un paese a vocazione agricola e con il cambiamento rivoluzionario dei costumi sociali.
Così accadde che nel tempo questa antica strada, frequentata anche perché da gennaio grazie al suo versante di esposizione era possibile scaldarcisi con la prima “sperella di sole”, cominciò ad essere sempre meno transitata, fino a vedere la sua utilità decadere del tutto intorno alla fine degli anni ’70. Oggi il suo progetto di recupero, voluto dall’amministrazione comunale capitanata dal sindaco Luca Pezzani, fa parte di una tendenza che sta diventando sempre più attuata, quella di recuperare antichi percorsi che, in qualche modo, hanno segnato la storia di un territorio. Taglio del nastro, dunque, per questo evento allietato dalle musiche del maestro Emilio Ciuccarelli che con il suo violino ha accompagnato i partecipanti lungo tutto il tracciato. L’ammodernamento della strada sottoripa è stato interamente attuabile grazie ai fondi del Pnrr bando Borghi Maestri, il piano di recupero è stato realizzato ad opera dell’architetto Sara Corradi.
«Un’opera dal grande valore – le parole di Pezzani – che ricorda un pezzo di storia della nostra comunità. Come amministrazione siamo felici di averla riconsegnata alla collettività, l’aver ascoltato dalla viva voce di cittadini petritolesi storie e aneddoti su questa strada ci ha fatto ancora più piacere perché è un po’ andare alla riscoperta di un mondo passato». Due gli accessi possibili (e di conseguenza anche le uscite), da Via Petrollavia e da Via Marconi. Se non riuscite a trovare il bandolo della matassa, chiedete pure ai petritolesi che vi aiuteranno con piacere.
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