L’ospedale di Amandola (foto del sindaco Adolfo Marinangeli)
Riceviamo da Luisa Di Venanzi, presidente del Comitato per la tutela della salute dei cittadini dei Sibillini, e pubblichiamo:
«Invio alcune riflessioni che riguardano l’apertura del nuovo ospedale di Amandola. In questo mese di agosto, quando servono di più i servizi, per ovvi motivi di flusso turistico, noi indigeni, ormai temprati e pazienti, incontriamo per strada persone convinte di trovare ad Amandola un ospedale nuovo nel pieno delle sue funzioni. Persone che, convinte dai continui proclami fatti sui giornali dai politici, si inoltrano verso quella che è la nuova struttura ospedaliera, seguendo l’indicazione dei cartelli stradali, per poi dover constatare che debbono invece recarsi da tutt’altra parte e cioè nel vecchio nosocomio amandolese del Vittorio Emanuele II.
Queste persone che provengono da svariati posti, constatando quale sia la realtà, arrivano persino a ridicolizzare i dipendenti del vecchio nosocomio.
Tutto questo per dire che non mi sembra si stia facendo una bella figura, ma soprattutto queste persone poi parlano con altre raccontando la contraddizione fra quanto si va proclamando in pillole sui giornali, e quella che ad oggi è la realtà dei fatti. Per non parlare di quanto attualmente viene offerto a livello di personale sanitario radiologico, sempre più risicato.
Ricordo sommessamente che qui dovrebbe già esistere un ospedale di base con pronto soccorso. Un ospedale che risponda alle esigenze di una comunità montana, stanca di essere privata, da ben 8 anni, di tutti i servizi sanitari ospedalieri che aveva per decreto ministeriale, fino al giorno precedente il sisma 2016. Una popolazione stanca di dover peregrinare verso altri ospedali, con parenti al seguito. Stanca di contribuire alla saturazione del Pronto soccorso nell’ospedale di riferimento. In questo mese di agosto alla popolazione montana dei Sibillini si aggiungono molti turisti ai quali, all’occorrenza, paradossalmente vengono offerti meno servizi.
Il nuovo ospedale dei Sibillini oggi svetta fra le erbacce alte, rivolto verso il glorioso centro storico della città di Amandola. Non averlo ancora messo in funzione paradossalmente finisce per essere un pessimo biglietto da visita per quanti vi si recano, sbagliando indirizzo. E ad ogni stagione estiva che passa, stante la situazione, si incrementa la disillusione di coloro che vengono a villeggiare fra i monti Sibillini.
Continuare a dover aspettare, dopo un terremoto epocale e una pandemia, trascorsi senza servizi ospedalieri vicini, significa finire di uccidere la ripresa economica di questi luoghi, forse poco interessanti per alcuni, politicamente parlando, ma di vitale importanza per tutti quei marchigiani che comprendono la necessità della tutela del territorio degli entroterra da parte di cittadini consapevoli. Per concludere mi auguro che per l’inaugurazione del nuovo ospedale dei Sibillini non si aspetti, come generalmente avviene, di essere in prossimità delle elezioni regionali del prossimo anno».