di Silvia Ilari
Fino al 3 novembre, sarà possibile visitare una selezione della collezione di copertine d’autore e vinili Alessandro Biocca. Ben 230 gli articoli in esposizione, realizzati da artisti e fotografi del calibro di Andy Warhol, Guido Crepax, Mirò, Oliviero Toscani, Jeff Koons, Keith Haring, Milo Manara, Banksy. «C’è stata una comunione d’intenti, nel proporre questa mostra in questo luogo» ha detto ieri, durante l’inaugurazione di “Musica da guardare. Copertine d’autore e vinili dal 1940 ad oggi”, Gianluca Bellucci, project manager di Maggioli Cultura. Prima di passare la parola agli amministratori locali, ci ha tenuto a sottolineare come a suo parere: «Il livello di produzione culturale e del circuito museale di Fermo non ha eguali in regione. Fa eccezione per quest’anno Pesaro, in quanto Capitale italiana della Cultura».
Da appassionato di musica, il sindaco Paolo Calcinaro ha detto di essere rimasto molto colpito. «Io amo quella musica che viveva non di video, ma di copertine da tenere generalmente custodite. Ormai non è solo Palazzo dei Priori, ma un palazzo di scoperte».
Come lui Micol Lanzidei, assessore alla Cultura: «Questa mostra valorizza gli spazi già utilizzati per le opere di Giuseppe Pende. Le copertine sono mezzi di comunicazione e marketing importanti. Pensate a quella di “Nevermind” dei Nirvana, è diventata un’icona. Quest’esposizione è un bell’excursus sociale, storico, culturale».
Dopo di lei, il curatore Alessandro Biocca — che possiede circa 8500 pezzi in totale — ci ha tenuto a ringraziare i vari collaboratori, tra cui la prima ideatrice Eliana Meli e l’amico a cui la mostra è dedicata: Peppe Amabili. «Abbiamo scelto di creare diverse sezioni. La prima dedicata agli esordi con i primi 78 giri, la seconda all’arte contemporanea dal ‘56 ai giorni nostri, la terza alla fotografia, la quarta alla fotografia. Seguono poi le tre sezioni su fumetti e disegno, dischi censurati e controversi e gli errori di stampa». Proprio in questi due ultimi casi, Biocca ha raccontato e mostrato diverse curiosità, come l’errore di stampa dell’album “Obscured by clouds” dei Pink Floyd, sulla cui copertina sono invece ritratti i Queen. E, ancora, la versione di “Nevermind” dei Nirvana con il bambino munito di mutandina, edita in Arabia Saudita o copertine realizzate durante il regime franchista in Spagna e prontamente censurate.
Biocca ha raccontato anche l’inizio dell’uso delle copertine, che risalirebbe agli anni ‘40 su proposta di un grafico della Columbia Records, Alex Steinwess. Appena due anni dopo — fino al 1940 il nome degli artisti era relegato all’interno — grazie all’introduzione della grafica, una ristampa di un disco di Beethoven ebbe un aumento delle vendite dell’895%.
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