«Veniamo a scoprire solo ora la presenza di un vincolo non amministrativo, bensì che parla d’interesse storico, artistico ed architettonico per quanto riguarda Villa Maroni. Sul ricorso presentato dall’amministrazione comunale, noi come associazione di quartiere (se pur dimissionaria) non possiamo che essere d’accordo. Non riusciamo a comprendere bene, in quale misura e modo possa essere definito un rudere prossimo al crollo “un bene d’interesse storico, artistico ed architettonico“». E’ quanto scrivono in una nota quelli dell’associazione quartiere Corva.
«Villa Maroni è un rudere a tutti gli effetti, il cui intervento di recupero se andava fatto, era da programmare un ventennio fa, e non solo sugli stanziamenti fittizi di bilancio. Oggi per il nostro quartiere non è più un’icona o un reperto, ma un vero e proprio “cancro architettonico”, il cui crollo sembra essere sempre prossimo. Il rudere, ad oggi, è pericoloso per i residenti che vivono in quell’area, per bambini, ragazzi ed adulti che vivono gli spazi dell’associazione di quartiere che sono stati sviluppati proprio intorno alla vecchia Villa Maroni. Se il vincolo, come posto resterà, significherà penalizzare in maniera concreta e persistente un intero quartiere. Le risorse per l’operazione di recupero sappiamo anche noi non essere presenti, sarebbe folle con tutti i progetti cittadini in piedi pensare che si possa avere un intervento strutturale, completo, in tempi brevi. Ritrovarsi con una nuova “Fim” in pieno centro abitato ci sembra folle. Al momento il rudere è solo portatore di roditori ed altre situazioni sconvenienti. Noi pertanto ribadiamo la volontà che porti all’abbattimento della vecchia Villa e ridia un nuovo spazio verde ed ampio alla cittadinanza. Avere al momento una struttura vincolata da un parere, che definire opinabile ci pare poco, e una scuola elementare chiusa in quanto inagibile ci lascia tristi ed amareggiati. Se per la nuova scuola si parla di lavori che partiranno a breve, sulla Villa siamo categorici: va abbattuta. Altrimenti avremo per i prossimi dieci anni due edifici, in decadenza, inutilizzabili e che al quartiere danno un aggettivo storico, artistico ed architettonico molto semplice: brutto».
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