«La convocazione del tavolo tecnico per oggi pomeriggio alla 16 sulla ex Fim proprio a ridosso del Ferragosto, ha tutto il sapore di una fuga in avanti da parte dell’amministrazione elpidiense e della proprietà. Questa riunione comunque non trova impreparato il Comitato di Coordinamento, perché sappiamo perfettamente che il clima vacanziero serve da “distrazione di massa”, un classico ormai applicato, dalle istituzioni minori fino al Governo. Facciamo notare che i soli 9 campionamenti studiati e comunicati dall’Arpam, sono solo parziali e servono a capire se i muri sono inquinati e non la qualità dell’inquinamento. Mancano le analisi e quindi il 90% del lavoro. Comunque, anche se le restanti campionature dovessero evidenziare parametri d’inquinamento che superano i limiti di legge definiti dalla Csc, esisterebbero oggi delle tecniche che consentono il recupero della “Cattedrale” senza alcun problema. E malgrado queste tecniche attuative, la proprietà insiste da anni sull’abbattimento. Così, come insiste su prove di sabbiatura sulle murature, quando la sabbiatura oltre che obsoleta non si usa proprio nei casi di restauro monumentale, quindi poteva essere evitata». E’ quanto sostiene il coordinamento delle associazioni per la ex-Fim di Porto Sant’Elpidio.
«E’ arrivato il momento di fare chiarezza, questo stallo nei lavori che dura da oltre un ventennio è dovuto al fatto che la proprietà e le precedenti amministrazioni di sinistra si sono allineate ed hanno sostenuto la strategia dell’abbattimento, piuttosto che il recupero come previsto dal vincolo della Soprintendenza che esisteva ancor prima che la ex Fim finisse in mano a privati. Se anche questa amministrazione di destra adotterà lo stesso atteggiamento, l’area ex Fim rischia di rimanere allo stato attuale per altri 20 anni. Ma le responsabilità non sono del Comitato di Coordinamento come qualcuno in passato ha voluto far credere. Le responsabilità sono legate esclusivamente a chi non porta avanti un recupero conservativo. Le responsabilità sono anche delle amministrazioni che non hanno creduto e tuttora non credono nel valore aggiunto per il nostro territorio della cosiddetta “Cattedrale”; un opificio di pregio architettonico dei primi del 1900. Quindi inutile scaricare i tempi biblici dei lavori sulla Soprintendenza che sta facendo bene il proprio ruolo istituzionale, ossia di Tutela del bene e valorizzazione di questo pregiato opificio. I tempi biblici sono legati al fatto che la bonifica del terreno è ferma dal 2011. 13 anni sono passati senza che si sia mossa una paglia ai fini della riqualificazione di quell’area. Ricordiamo che la Cattedrale occupa solo il 5% del terreno! Il 95% perché non è ancora restituito alla fruibilità della cittadinanza? Questo braccio di ferro che non porta a nessuna soluzione, può essere evitato se il sindaco Ciarpella, che in più occasioni si è espresso nel voler attivare il Forum di progettazione partecipata, in vista di una trasparenza sbandierata a più riprese, una volta ottenuti i risultati. Noi siamo pronti da sempre, i risultati sono arrivati. Che cosa si sta aspettando?».
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