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L’impresa di Emanuele Santarelli, un fermano in vetta al Kilimangiaro: «La prossima sfida? Superare i 6mila metri»

SFIDA - Il fermano Emanuele Santarelli lo scorso 16 agosto ha  portato a termine l'impresa di raggiungere la vetta del Uhuru Peak , che con i suoi 5859 metri rappresenta la vetta del Kilimangiaro, montagna più alta del continente africano e tra le sette più imponenti del pianeta. «Sicuramente serve una buona preparazione fisica, ma quello che fa veramente la differenza è un buon gruppo di supporto e guide esperte che conoscono bene la montagna. la consapevolezza di aver portato a termine un percorso difficile arriva più tardi. Ora la prossima sfida sarà quella di superare il muro dei 6.000 metri»

Emanuele Santarelli (foto pubblicata sul suo profilo Instagram)

di Matteo Achilli

Ha messo i piedi sul tetto di una delle vette più imponenti e affascinanti del pianeta, il 28enne fermano Emanuele Santarelli, che lo scorso 16 agosto ha  portato a termine l’impresa di raggiungere la vetta del Uhuru Peak, che con i suoi 5895 metri rappresenta la vetta del Kilimangiaro, montagna più alta del continente africano e tra le sette più imponenti del pianeta. 

«Mia sorella sta lavorando qui in Tanzania, ho quindi colto l’occasione per venire a trovarla e visitare il paese. All’interno del nostro giro abbiamo inserito anche la scalata del Kilimangiaro. Si trattava della mia prima volta sopra un 5000m – racconta Santarelli – l’escursione doveva durare sette giorni con arrivo in vetta all’alba del sesto e due giorni pieni per la discesa. Mia sorella Prisca però è stata poco bene per via dell’altitudine, quindi la sera del quarto giorno ci siamo separati, avevamo un gruppo di supporto di 2 guide e 8 portatori, anche loro si sono separati. Dopo aver “dormito” nell’ultimo campo a 4700m, con la guida rimasta con me, siamo partiti nella notte tra il quarto e il quinto giorno alle 00:30 (16/8) e sono arrivato in vetta alle 5, dove sono rimasto solo due minuti, perché la temperatura si aggirava intorno ai -10 e la scarsità di ossigeno si faceva sentire. Abbiamo poi riunito i due gruppi durante la discesa».

Tanta preparazione, non solo fisica, ma anche psicologica, oltre all’aiuto di guide esperte, hanno permesso a Santarelli di portare a termine l’impresa. Archiviato il Kilimangiaro, Santarelli guarda già avanti ed alza ulteriormente l’asticella, puntando a superare quota 6.000m.

«Sicuramente serve una buona preparazione fisica, ma quello che fa veramente la differenza è un buon gruppo di supporto e guide esperte che conoscono bene la montagna. Abbiamo pensato di mollare quando Prisca si è sentita male, ma poi abbiamo valutato di avere le risorse sufficienti per dividerci. Bisogna sicuramente essere motivati per andare avanti, in un percorso così lungo la stanchezza e i problemi prima o poi si presentano. In vetta si è presi dalla stanchezza e dal freddo e si pensa solamente a come scendere, la consapevolezza di aver portato a termine un percorso difficile arriva più tardi – dichiara lo scalatore – ora la prossima sfida sarà quella di superare il muro dei 6.000m».


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