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Arquata otto anni dopo: «Oggi non si parli di ricostruzione, unitevi invece alla nostra angoscia che ci impedisce ancora di dormire»

TERREMOTO - Toccante lettera alle istituzioni della presidente dell'associazione "IostoconPescaradeltronto" e che in quella maledetta notte ha perso il marito Alberto Reitano, la mamma Santa Giorgi, il padre Corrado Marano ed il figlio Tommaso Reitano, di soli 14 anni 

Patrizia Marano e, sullo sfondo, le macerie di Pescara del Tronto

 

Arquata otto anni dopo ed il ricordo di chi, come Patrizia Marano, in quella maledetta notte ha perso il marito Alberto Reitano, la mamma Santa Giorgi, il padre Corrado Marano ed il figlio Tommaso Reitano, di soli 14 anni.

Patrizia Marano è la presidente di “IostoconPescaradeltronto”, l’associazione dei familiari delle vittime del terremoto. Non può e, soprattutto, non vuole dimenticare e oggi, 24 agosto, con una lettera, si rivolge al presidente della Regione Marche, al Commissario Straordinario per la ricostruzione , al sindaco di Ascoli, al sindaco di Arquata del Tronto.

 

«Sono ormai passati 8 anni dalla notte del 24 agosto, ma per noi superstiti e familiari delle vittime il tempo si è fermato quel giorno, i nostri orologi sono fermi ancora alle 3,36, purtroppo non si può tornare indietro e salvare mio figlio, mio marito, i miei genitori e tutti gli altri amici e conoscenti morti nel terremoto.

 

Oggi vogliamo commemorare il ricordo di quella strage, che forse con una migliore gestione del territorio e del patrimonio edilizio pubblico e privato si sarebbe potuta evitare.

 

Vogliamo, oltre la facile retorica che spesso la politica utilizza nelle commemorazioni, ricordare chi non c’ è più, strappato ai nostri affetti dalla furia della natura, ma da una furia che bisognava saper almeno mitigare. Il nostro dramma è di facile interpretazione abbiamo perso tutti gli affetti che la vita ci aveva dato, non ci sono soluzioni realistiche per un dolore così grande.

 

A noi è rimasto solo il parchetto della memoria dove furono adagiati i corpi dei nostri cari prima di essere portati nell’ obitorio dell’ ospedale di Ascoli per l’ identificazione. Il parchetto è un luogo sacro per noi ci torniamo spesso durante l’anno, stare lì lenisce il dolore, ci avvicina a chi non c’è più, ci fa risalire dall’ abisso in cui siamo sprofondati.

 

Nelle nostre vite da sopravvissuti al centro della scala dei valori ci sono loro ed è nel loro ricordo che riusciamo ad andare avanti. Per questo oggi vogliamo chiedere alle autorità di avere memoria dei nostri morti, il 24 agosto chiediamo di non parlare di ricostruzione, di quello che andava fatto e che si farà.

 

Vogliamo sentirvi accanto nel dolore della commemorazione, sono passati 8 anni ed ogni persona di buon senso sa valutare i risultati degli interventi politici sulla ricostruzione. Oggi ricordiamo le vittime del sisma, unitevi alla nostra angoscia che ci impedisce ancora di dormire. Ho deciso insieme agli altri familiari delle vittime di essere testimone di questa immensa tragedia perché io c’ero, i miei occhi hanno visto, le mie orecchie hanno ascoltato le grida delle persone che morivano, il mio naso ha sentito l’odore della polvere, delle macerie, della distruzione, e – per quanto coraggio posso avere – ho ancora paura.

 

Abbiamo posizionato nel parco della memoria delle istallazioni necessarie a ricordare le vittime del sisma. Il 24 saremo lì ad abbracciare virtualmente chi non c’ è più. Contro il dolore si è disarmati, poi finalmente arrivano i ricordi, allora basta chiudere gli occhi e si torna in equilibrio.

 

Gentili amministratori per le sensazioni che vi ho narrato vi saremo grati se il 24 agosto si possano commemorare le vittime del terremoto senza parlare di ricostruzione il cui percorso è sotto gli occhi di tutti perché saranno sempre le nostre azioni a farci capire chi siamo, non le parole».

 


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