di Serena Murri
“Marche, il dono dell’Infinito”, va in scena la poesia a Torre di Palme da domani al primo settembre. L’appuntamento è al crepuscolo, alle 18.30, per quella che sarà un’ampia performance all’insegna della poesia e della musica, in un percorso alla ricerca dell’infinito. Il vicesindaco, Mauro Torresi, non ha dubbi: «Sarà un’occasione ulteriore per valorizzare Torre di Palme e fare accoglienza attraverso le attività commerciali di uno dei Borghi più belli d’Italia».
A spiegare l’iniziativa, proveniente dal progetto Marche storie ma attraverso un linguaggio espressivo diverso che quest’anno sarà quello della poesia, questa mattina in conferenza stampa proprio a Torre di Palme, l’assessora alla cultura Micol Lanzidei: «Siamo alla quarta edizione che cambia per una scelta regionale, il festival pensato per tutte le Marche e legato alle sue storie, dopo tre anni cambia il tipo di linguaggio espressivo e si concentra sulla poesia. Cambia il modo di trasmettere i contenuti del festival. Le Marche hanno un grandissimo parterre di poesia e non a caso c’è il richiamo a Leopardi, nel titolo “Il dono dell’infinito”, inteso come tempo e ciclicità. Lo spettacolo attraverserà diversi secoli e generazioni e vedrà l’infinito come ricerca dell’uomo e dell’immortalità, in un circolo che dia rassicurazioni sulla sopravvivenza dell’anima. Su questo si fonda la scelta delle liriche. È un festival composito, oltre allo spettacolo in collaborazione con Adolfo Leoni e Proscenio teatro, ci saranno delle attività collaterali, con il Museo archeologico di Torre di Palme che organizzerà attività didattiche pomeridiane e la collaborazione del coro del Cai, con parti musicali per uno spettacolo artistico a 360 gradi. Si continua a puntare anche sulla coda dell’estate, per destagionalizzare e richiamare una partecipazione sempre maggiore».
Ci sarà anche una passeggiata organizzata dalle Galee Sibilline e saranno coinvolti anche i musei che organizzano un’attività laboratoriale gratuita rivolta a tutti sulla realizzazione degli amuleti in argilla, sabato e domenica alle 17.30.
Ad occuparsi dei testi, il giornalista Adolfo Leoni: «Ho lavorato sulla domanda che ci poniamo da sempre: chi siamo? Ho scritto 3 testi sul cammino dell’uomo, alla ricerca di una risposta alla vita sulla completezza di sé. Il tema dell’infinito, di Davide Rondoni, è provocante. Non ci si chiede più il senso delle cose, la ragione del vivere che dà il senso dell’infinito». Testi e poesia saranno accompagnati dalla musica e dalle danze.
Regia, ideazione e recitazione sono a cura della Proscenio teatro, rappresentata da Stefano De Bernardin che ha spiegato che la trilogia storica si è chiusa: «Ho sempre pensato che la poesia sia da recitare e condividere. Il tema centrale è quello dell’infinito, quindi quello della coscienza e dell’anima. Negli anni scorsi, abbiamo raccontato storie spettacolarizzandole, ora lo facciamo con la poesia, attraverso l’emotività. Ho ideato figure allegoriche dal Dopoguerra in poi, un soldato reduce dalla Seconda guerra mondiale in un mondo da ricostruire, un personaggio noir ed esistenzialista che cerca di risolvere le fratture della guerra, la figura di un hippy con i figli dei fiori che rivalutano il concetto di amore, un paninaro simbolo del disimpegno degli anni ’80 e dell’ascesa economica che s’interroga sull’amore e sulla mancanza dell’impegno, una figura grunge sul senso di angoscia e sul tentativo di rivalsa attraverso l’opposizione al sistema. Ci sarà il cantico notturno del pastore errante nell’Asia e si finirà con il pessimismo leopardiano e “il naufragar m’è dolce in questo mare” come immagine di infinito». Le poesie saranno recitate e accompagnate dalla musica in un percorso guidato di tre tappe.
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