Si è tenuta ieri pomeriggio a Monte Vidon Corrado, all’interno della Rassegna “Incontri d’Arte”, la conferenza di Nunzio Giustozzi, dal titolo “Fantasie Erotiche. Pompei, Gradiva e l’amore folle”. Un appuntamento che ha visto la partecipazione di un folto pubblico e che era stato ideato per accompagnare la chiusura della mostra di Sandro Trotti, “Il segno della camera rossa”, che, vista però la grande affluenza di visitatori avuta nei mesi scorsi, è stata prorogata fino al prossimo 22 settembre.
Giustozzi, grande conoscitore di arte e archeologia, ha accompagnato il pubblico in un lungo percorso da Pompei al Novecento, attraverso la figura della Gradiva, la donna che cammina portata alla luce dalla novella di Norbert Hanold, poi analizzata da Freud e spesso musa degli artisti surrealisti. Da Dalì a Masson, fino a Breton, in molti si affidarono alla Gradiva per superare la propria impasse creativa, rivisitandola in più forme.
«La pittura pompeiana, mitologica ed erotica e la scultura neoattica, ricche di figure di desiderio, di grazia e di furore, furono la matrice della fascinazione onirica di Freud che rimase folgorato nel 1906 dalla lettura della novella di Wilhelm Jensen “Gradiva”, fantasia pompeiana, suggeritagli da Jung, su cui scrisse a caldo un commento, rimasto celebre nella letteratura psicanalitica. Nella fase eroica dell’elaborazione clinica e teorica, l’archeologia e la psicanalisi saranno emblematicamente assimilate nell’analogo sforzo di riportare alla luce ciò che è rimasto sepolto o sconosciuto – spiega Giustozzi – a Roma, nel 1907, Freud potrà contemplare nei Musei Vaticani il “volto noto” e a lui “caro” della Gradiva, “colei che splende nell’incedere”, immagine di un’enigmatica femminilità che lo porterà alla contemplazione estatica della scultura e della pittura antiche. Il Centenario del Surrealismo (1924-2024) si rivela l’occasione ideale per trattare dunque di come la figura di Gradiva fu trasformata in un’immagine di culto del movimento avanguardistico di stanza a Parigi. Le opere di André Breton, Salvador Dalí, André Masson e Marcel Duchamp testimoniano come i Surrealisti avessero eletto Gradiva a loro Musa ispiratrice. Si trattava infatti di una donna ideale, sospesa tra fantasia e realtà, la cui passione amorosa conduceva a quella guarigione psichica che i fabbricatori di mondi paralleli agognavano».
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