di Marco Braccetti
«Siamo tutti chiusi in casa. Questo non è obbligatorio, ma fortemente raccomandato dalle autorità. Effettivamente non è prudente girare tra alberi sradicati e strade danneggiate. Purtroppo, qui si contano anche dei morti. Finora, l’elettricità qui da me non è mai mancata, ma ci sono arrivati degli avvisi sul fatto che potrebbero esserci dei blackout».
L’ingegner Enrico Bruni (originario di Ripatransone, figlio dell’ex sindaco Remo) racconta così la brutta esperienza che sta vivendo in Vietnam, dove risiede e lavora da anni come responsabile finanziario per l’area Asia-Pacifico di un’importante multinazionale. Nelle ultime ore, quella zona del mondo è sconvolta dalla furia del tifone “Yagi” che sta sviluppando piogge torrenziali e venti ad oltre 230 km/h.
«Non ho paura, perché c’è una certa organizzazione, ma non ho mai visto una cosa del genere e, come me, neanche i vietnamiti si sono mai trovati davanti a una tempesta di tali proporzioni. Infatti, dicono che si tratti dell’evento meteo più grave della storia di questo Paese» prosegue Bruni. Insomma: i cambiamenti climatici si fanno sentire ad ogni latitudine, aggiornando (in peggio) gli annali delle tendenze metereologiche.
Nelle ultime ore, gli uffici dove lavora Bruni sono rimasti serrati, così come ogni altra attività non essenziale della metropoli indocinese. «Domani – dice ancora il manager – dovrei avere un volo e non so se riuscirò a prenderlo, poiché al momento l’aeroporto non è operativo».
Secondo l’Agenzia Ansa (che cita media locali vietnamiti) almeno 23.500 persone sono state evacuate, mentre quasi 250.000 famiglie sono rimaste senza corrente elettrica.
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