«La fiera più importante per il comparto calzaturiero, vetrina mondiale, dura un giorno in meno, ha dei costi in crescita, richiede la conferma anticipata della partecipazione (si prenota alla fine di un’edizione il posto per quella successiva). Infine, non rappresenta l’occasione in cui raccogliere ordini dai buyers, ma il luogo in cui semmai si consolidano rapporti già avviati. Buyers che, con i budget sempre più ridotti, acquistano lo stretto necessario, diminuendo di stagione in stagione i quantitativi che andranno in produzione». Questa in estrema sintesi la situazione dalla dalla Cna alla vigilia dell’inizio del Micam di Milano, al quale parteciperanno dal Fermano 54 aziende, parte di quel centinaio che forma la pattuglia marchigiana nei padiglioni di Rho dal 15 al 17 settembre prossimi.
«Si va in fiera con un sentimento di grande incertezza – dice con amarezza Paolo Mattiozzi, presidente di Cna Federmoda Fermo – ma la situazione perdura da troppo. Le aziende calzaturiere navigano a vista e lo faranno fino alla fine del 2024. Mi verrebbe da dire che alle richieste fatte, gli artigiani hanno ricevuto risposte attese – commenta – di fatto nulla sulla moratoria dei debiti né sulla cassa integrazione. In questo momento non sappiamo come le aziende potranno arrivare fino ad un’eventuale ripresa. Non sappiamo se in fiera si vedranno buyers cinesi, per non dire di quelli americani: gli Stati Uniti, con le elezioni alle porte, sono un indicatore fondamentale».
Su questo aspetto, Andrea Caranfa, direttore Cna Fermo e responsabile Cna Federmoda precisa: «Ci aspettiamo che la fiera sia riuscita ad intercettare i buyer che arrivano dai nuovi mercati, quelli in fase di sviluppo, e che quindi hanno maggiore possibilità di spesa. Questo sarà fondamentale per dare una svolta alla domanda e incentivare la ripresa, insieme ad un nuovo modo di concepire il comparto, ragionando come un unico brand».
Un quadro delicato, che nel frattempo ha messo i bastoni tra le ruote anche a coloro che erano sotto l’occhio di gruppi o fondi interessati all’acquisto di aziende locali: «Al momento una procedura che si è arrestata, perché le nostre imprese, con un contesto del genere, non risultano troppo appetibili».
Aggiunge Caranfa: «Saremo in fiera anche quest’anno ad ascoltare gli imprenditori che hanno deciso di partecipare e testeremo il polso della situazione. La crisi del settore è ormai arrivata sui tavoli istituzionali più importanti, partendo da quello provinciale della Competitività e lo Sviluppo, passando da quello istituito dalla Regione Marche dedicato alla moda fino alla scrivania del Ministro Urso. Tuttavia le risorse disponibili sono utili solo a cercare di sanare la vecchia situazione dei crediti d’imposta. Come abbiamo detto, un inizio ma non certo un provvedimento risolutivo. Il comparto si aspettava altro, le filiere sono in sofferenza e le conseguenze, anche sociali, sono sotto gli occhi di tutti».
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