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Poeti della marca fermana alla ribalta

Giuseppe Fedeli

di Giuseppe Fedeli *

Marchestorie, Monte San Pietrangeli. Quel dolce pendolo tra musica e poesia. Ha registrato un collier di presenze l’evento, svoltosi nei giorni 6-7- 8 settembre a Monte San Pietrangeli, nel Chiostro di San Francesco. “(…) grazioso comune, di circa 2.300 abitanti, del Fermano centrale in cui, grazie alla sua centralità, non è difficile scorgere un tenue lembo dell’Adriatico e la bella e frastagliata catena dei Sibillini”, nell’ambito della iniziativa culturale “Marchestorie” (che anima le serate estive dei borghi della marca fermana, e non solo), l’happening è stato apprezzato per la varietà di proposte e per le mille sfaccettature della poesia, protagonista delle serate, declinata in vari modi e canoni.

Venerdì 6 settembre ha dato il la alla rassegna il tema “Incanto, incantamento e disincanto: le muse in dialogo fra loro”. La lettura delle liriche (dello stesso Giuseppe Fedeli, “protagonista” della serata, ndr) è stata inframezzata dalla musica del complesso locale “Livello 80”, fortemente evocativa e in completa sintonia con il mood che nutre la poetica di chi ha declamato diversi componimenti, scritti nelle più diverse occasioni. Articolate le liriche in più sezioni, il modo d’essere, agire e pensare è stato focalizzato attraverso il gioco di domande e risposte, condotto dall’organizzatore dell’evento, Marco Pazzelli. Nel gioco di rimandi ed emozioni di una poesia libera e svincolata dai canoni tradizionali, particolarmente toccante l’ultima parte dell’evento, incentrata sulla tematica del ‘dolore’, stimmung con cui il poeta è da lunghi anni affratellato.
Seconda serata: dedicata alla lingua dialettale, quindi tutt’altro discorso sul modo di poetare, di dire le cose. Insomma, tutt’altro ‘stilo’, con i maggiori poeti neodialettali dell’area fermana (Gianluca D’Annibali, Sonia Trocchianesi, Angela Lattanzi, Mario Maurizi), le cui declamazioni sono state accompagnate da un trio di due fluati e un pianoforte, che ha attinto a piene mani al repertorio classico. Nella sua coloritura e nella tenera asprezza dei contenuti, la poesia in vernacolo ha conquistato la attenta platea.
Terza serata, la conclusiva, incentrata sul sonetto, caratterizzato, come è noto, da una struttura “rigida”. Protagonista l’Accademia del Sonetto, cenacolo di poeti (tra i quali spiccano i nomi di Giovani Zamponi e Paolo Marconi), che si esprimono, appunto, in sonetti, non disdegnando altre forme ad esso imparentate. Il format obbligato di queste composizioni non toglie loro quella genuinità, e la ispirazione di fondo, che ne fanno dei piccoli gioielli. La performance ha avuto piacevoli interludi di un duo di musicisti locali: corno (Marco Malaigia) e violoncello (Elena Antongirolami).
In sintesi, un piccolo festival che ha posto alla ribalta poeti (letterati), il cui nome non risuona nei padiglioni dove si celebra la notorietà ‘inner circle’, ma che, fuori da ogni “logica di profitto” (“colpevolmente poco noti”, così dice dei partecipanti il gran cerimoniere Marco Pazzelli, misurato nei suoi interventi, quanto di livello nella organizzazione dell’evento), hanno saputo dare il meglio di sé, offrendosi al plauso per la loro spontaneità e bravura, e, soprattutto, per la loro capacità di “catturare”.
P.s.
Talune poesie dei tre i protagonisti citati sono presenti su “www.italian-npoetry.org -poesia italiana dal Novecento ad oggi”, che ospita poeti (la maggior parte dei quali non viventi) del calibro di Ungaretti, Montale, Pasolini, Pavese, Gozzano, Caproni, Rebora, Luzi Cappello, Raffo, insieme a tanti altri nomi. Il sito raccoglie “una molteplicità di esperienze e una varietà di modi che contrassegnano la produzione globalmente più originale(…) per universale riconoscimento”, situandosi ai vertici della poesia nazionale, e non solo.
* giudice

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