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Maltempo, fango e allagamenti: tutte le criticità di un territorio troppo fragile

FERMANO - Numerosi ed encomiabili gli interventi di Protezione civile, Vigili del Fuoco e Polizia locale. Ma ancora una volta la nostra provincia si è dimostrata fragile sotto i colpi dell'acqua battente e la politica stenta ad intervenire nella prevenzione

 

di Alessandro Luzi

“E’ la pioggia che va e ritorna il sereno” cantavano i Rokes. Ecco, visto che l’ondata di maltempo è alle spalle e le nubi iniziano a diradarsi, è il tempo dei bilanci. Dall’arrivo della perturbazione, il lavoro dei Vigili del fuoco, della Protezione civile e della Polizia locale è stato encomiabile. Subito si sono fatti trovare pronti e hanno messo in sicurezza molti casi di criticità che si sono verificati nella nostra Provincia. Tra alberi caduti, strade e ponti allagati, smottamenti e richieste di aiuto, sono stati giorni intensi per le divise. 

Il Fermano è stato colpito da violenti acquazzoni che hanno messo a repentaglio il territorio. Eppure, nonostante l’allerta meteo arancione, non è la zona dove il maltempo ha colpito con più violenza. Ad avere la peggio sono l’Emilia Romagna e il nord delle Marche. Perchè allora i casi di emergenza sono stati così tanti? Qualcosa non torna. Certo, di acqua ne è caduta tanta e in poche ore ma si sa, ad ogni piovuta il territorio si scioglie come neve al sole, o meglio, sotto l’acqua. Addirittura, consci delle criticità idro-geologiche, i sindaci sono stati costretti a chiudere le scuole per evitare situazioni di pericolo. Alcuni di loro, già da lunedì (quindi prima della diramazione dell’allerta meteo) avevano pubblicato nei profili degli avvisi per invitare la popolazione alla massima cautela in vista della perturbazione in arrivo. Data questa consapevolezza delle istituzioni, perchè esitano quando bisogna intervenire per mettere in sicurezza il territorio?

E’ vero, stavolta di alibi ce ne sono molti. Tanta acqua è caduta in poche ore e, nel frattempo, sulla costa era in atto una mareggiata che non permetteva agli scarichi di defluire. Una vera e propria tenaglia che ogni volta causa l’allagamento dei ponti e l’innalzamento del livello dei fiumi. Poi va detto che qualcuno è rimasto intrappolato con l’auto in alcuni sottopassi della costa anche per propria negligenza, ignorando le segnaletiche che impedivano il passaggio delle auto. Qualche anno fa, alcuni amministratori locali avevano pensato bene di mettere dei semafori nei pressi dei ponti per segnalare eventuali allagamenti. Bene, ma una soluzione duratura e definitiva non esiste? Difficile immaginarlo. 

Per quanto riguarda il capitolo fiumi, la situazione è tutt’altro che sotto controllo. La cura degli argini è pressoché assente e, quando vengono intraprese opere di pulizia, viene fatto in modo puntuale anziché organico. Questi interventi (pochi), non sono risolutivi. Quando la politica deve sedersi ai tavoli per siglare degli accordi per prendersi cura dei torrenti, tace. Un esempio è il contratto di fiume Ete Vivo, finito nel dimenticatoio.

Infine c’è il nodo strade e pulizia dei tombini. Anche le arterie principali, durante le ondate di maltempo, diventano degli stagni. L’acqua non viene assorbita o non riesce a defluire ai lati e rimane sull’asfalto. Un esempio è la strada Fermana, diventata un grande canale di scolo che ha inondato alcune vie del centro di Porto San Giorgio. Guidare in queste condizioni a volte diventa un’impresa in stile Ayrton Senna nel Gp di Monaco del 1984. Per risolvere i pantani sulle strade sarebbe sufficiente tenere puliti i tombini? Sicuramente sarebbe una buona azione di prevenzione. Poi certo, sarebbe importante anche prevedere delle opere di asfaltatura periodiche con materiale drenante. Insomma, bene i messaggi di cautela rivolti ai cittadini e tutti gli avvisi del caso, ma andrebbero messi in campo degli sforzi in più per cercare di far fronte alle conseguenze del maltempo.


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