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Corsia ciclabile fuorilegge: “tremano” Comuni e ambientalisti

PORTO SAN GIORGIO - Se passa il nuovo Codice della Strada voluto dal ministro Salvini le corsie ciclabili (dette anche bike line) su strada potrebbero avere i giorni contati. Tra le proposte in discussione al Senato c'è infatti quella di cancellare queste infrastrutture dedicate alle due ruote e più in generale alla mobilità dolce introdotte circa 4 anni fa.

di Sandro Renzi

Se passa il nuovo Codice della Strada voluto dal ministro Salvini le corsie ciclabili (dette anche bike line) su strada potrebbero avere i giorni contati. Tra le proposte in discussione al Senato c’è infatti quella di cancellare queste infrastrutture dedicate alle due ruote e più in generale alla mobilità dolce introdotte circa 4 anni fa. Il motivo di questa scelta, che rischia di mettere fuorilegge chilometri e chilometri di corsie, soprattutto nelle grandi città, ma anche nelle località costiere come Fermo e Porto San Giorgio, risiederebbe nella loro scarsa sicurezza.

Le corsie ciclabili, segnalate unicamente da strisce bianche e senza protezione fisica tra la corsia medesima e la carreggiata destinata ai veicoli a motore, non verrebbero più considerate conformi alle normative sulla sicurezza stradale. Quanto basta per gettare nel panico i Comuni che hanno investito risorse nella loro realizzazione -è il caso di Porto San Giorgio che sfruttò fondi pubblici per ricavare uno spazio destinato alle bici sul lungomare Gramsci- e le associazioni cicloambientaliste che si battono per incrementare l’uso della bici. Se il nuovo Codice della Strada passerà così, l’eliminazione delle corsie ciclabili finirà per causare gravi ripercussioni sulla mobilità a due ruote. A vari livelli si stanno mobilitando anche i primi cittadini per chiedere una revisione al Codice, almeno su questo punto. E sono attesi tavoli tecnici nel breve periodo. D’altra parte c’è chi ritiene che le corsie, così come sono state concepite ed autorizzate, siano pericolose per i ciclisti che possono, in assenza di barriere fisiche, finire contro le auto in transito. Di certo, non è peregrina l’eventualità che le corsie ciclabili possano essere cancellate con un Codice della Strada dalle norme restrittive. Sul lungomare Gramsci, o almeno sul tratto non interessato dai lavori di riqualificazione in forza dei fondi del Pnrr, si tornerebbe così indietro di almeno tre anni, tra auto che sfrecciano, bici che fanno zig e zag e pedoni intenti a schivare entrambi.


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