E’ stato ristampato il libro edito dalla tipografia arcivescovile di Bologna nel 1904 e scritto dall’illustre cittadino veregrense, il cardinale Domenico Svampa, intitolato “Vita di San Serafino da Montegranaro, laico cappuccino” e presentato nel pomeriggio di oggi presso la sala consiliare del comune di Montegranaro, lo stesso, che ha dato i natali ad entrambi. “Ebbi con lui comune la patria terrena” recita nell’introduzione, lo stesso monsignor Svampa ad inizio secolo scorso, “omaggio tenue di devota venerazione” definisce la sua opera, l’ex arcivescovo di Bologna, che racconta la vita di un santo venerato da secoli ed umile pellegrino nei conventi di tutta la regione. Per omaggiare, a qualche settimana dai prossimi festeggiamenti per il santo patrono, il 12 ottobre San Serafino appunto, il sindaco Endrio Ubaldi ha raccolto in conferenza tutti i maggiori rappresentanti dei luoghi dove il santo ha vissuto, dal suo paese natale, fino ad Ascoli Piceno, città dove è morto e dove riposano le sue spoglie. Presente in sala consiliare anche l’arcivescovo di Fermo, monsignor Rocco Pennacchio.
«San Serafino, il santo della marca e santo in terra marchigiana. Vorrei ringraziare tutti gli intervenuti, sono presenti sindaci rappresentanti di tutte le cinque province delle Marche – introduce Endrio Ubaldi – perché San Serafino ha fatto miracoli in ogni luogo dove è passato o ha trascorso parte della sua vita. Oggi presentiamo la ristampa del libro scritto dal cardinale Domenico Svampa nel 1904». Questi i comuni presenti: Corinaldo, Fermo, Fossombrone, Santa Vittoria in Matenano, Potenza Picena, Civitanova Marche, Oppeano (città del Veneto gemellata con Montegranaro), Recanati, Corridonia, Loro Piceno, Tolentino, Servigliano, Torre San Patrizio, Rapagnano, Ripatransone. Presente anche il presidente della provincia Michele Ortenzi: «Mi hanno colpito molto la personalità di San Serafino – afferma – la sua vita spirituale ed il suo percorso all’interno di tutte le province marchigiane. Il suo messaggio di umiltà è di esempio per tutti». A seguire, è il vicesindaco di Ascoli Piceno, Massimiliano Brugni a prendere parola e portare il saluto della città che conserva i resti del santo di Montegranaro: «San Serafino sicuramente anche oggi dimostra la sua forza con la presenza qui numerosa. Ha concluso la sua vita nella nostra città ed il legame con Ascoli è forte, dico solamente che non a caso abito nella via intitolata a lui. Il culto, nella nostra città, è molto sentito, il 12 ottobre di ogni anno viene celebrato e ricordato. Nelle iconografie viene sempre ritratto con gli occhi bassi – prosegue Brugni – guardava la sua croce ed il suo rosario, cercava di pacificare i dissensi, portava ristoro ai deboli e agli afflitti, abbiamo il dovere di riscoprirlo e riprendere il suo messaggio che ci riporta all’essenziale in un epoca totalmente differente». Il saluto anche della città di Oppeano, gemellata con Montegranaro, che custodisce e condivide la venerazione per il santo arriva da parte del sindaco presente, Luca Faustini: «Non nascondo la mia immensa gioia per essere qui insieme a molti sindaci delle Marche. Risale a 40 anni fa il nostro gemellaggio. Spero di proseguire sempre su questo cammino di condivisione e di amicizia».
A seguire le autorità ecclesiastiche approfondiscono nel dettaglio il contenuto del volume fresco di ristampa: «Non è ordinario che l’amministrazione abbia tutta questa attenzione per il santo patrono – introduce il discorso don Andrea Bezzini – che ci sia la ristampa di un libro dedicato al santo e che tenga ai festeggiamenti in suo onore. E’ una biografia seria, credibile e documentata. Celebra San Serafino nell’attualità senza perdere la sua esperienza di vita. Una personalità semplice la sua che però fa la storia, considerato che dopo tutti questi anni ancora ne parliamo».
E’ padre Gianfranco Priori, meglio conosciuto come “Frate Mago”, custode della chiesa della Madonna dell’Ambro, a spiegare il legame del santo con il santuario mariano: «Ai lati del santuario è presente un’urna trasportata da Ascoli in cui erano presenti le spoglie di San Serafino, lì il suo corpo ha riposato per oltre trecento anni prima di essere traslato in un’urna d’argento e conservato ad Ascoli Piceno. L’antico altare (di cui c’è una foto nel libro del cardinale Svampa) fu trasportato nei primi mesi del 1949 all’Ambro. Sistemato a sinistra, nella seconda cappellina, il sarcofago di San Serafino è di alto valore morale e spirituale».
A chiusura lavori anche il vescovo di Fermo, Mons. Rocco Pennacchio ricorda l’umiltà di San Serafino, messaggero di pace e semplicità: «Mi interessa sottolineare un primo dato: che la santità non è un accessorio o un’esperienza per gente straordinaria. Questo significa che c’è speranza per tutti. Chi avrebbe mai immaginato, come sostiene anche il cardinale Svampa nel libro, che sarebbe diventato santo, da operaio povero, illetterato com’era? E’ alla portata di tutti. Siamo un po’ viziati dal pregiudizio per cui bisogna essere particolarmente dotati per essere santi. Non è così anzi, attraverso le sue fragilità e le sue difficoltà il Signore passava in lui e compiva i suoi miracoli. Mi ha colpito molto la sua biografia quando per l’ennesima volta si dice volessero trasferirlo e la comunità di Ascoli si oppose fermamente per farlo restare. Quello che ha vissuto San Serafino per l’intera vita, mettendosi nelle mani di Dio, è stata una elaborazione di insuccessi e mortificazioni continue, ciò che oggi a fatica si riesce a fare. Ecco, gli insuccessi ci dicono proprio che affidandoci e dialogando con Dio, proprio come testimonia la vita del santo, possiamo trovare sollievo».
Laura Cutini
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