«Domenica si andrà al voto per l’elezione dei consiglieri della Provincia di Fermo, attraverso un sistema elettorale che non piace a nessuno ma che, a causa della riforma Delrio, dobbiamo rispettare. Il fatto che il diritto di voto spetti solo ai membri dei 40 consigli comunali nel Fermano, mediante un metodo di valutazione del cosiddetto voto ponderato, comporta, come noto, una sperequazione tra i grandi e piccoli Comuni i quali, ultimi, rischiano di avere un ruolo marginale» Inizia così la riflessione di Renzo Interlenghi, capogruppo di Fermo Capoluogo.
«Il protagonismo, però, non si esercita soltanto eleggendo dei propri rappresentanti, frutto spesso e volentieri di scelte meramente campanilistiche che, a meno di rare eccezioni, pochi contributi sono in grado di apportare all’intero territorio. Ciò che non si comprende, infatti, è che la Provincia è “una”, dal mare alla montagna e tutti ne fanno parte, non perché rappresentanti di antichi feudi isolati, ma perché membri ed articolazioni di un corpo unitario. Come i consiglieri provinciali espressi dalla maggiori città hanno l’onere di occuparsi di tutta l’area territoriale provinciale, così vale per quelli che sono espressione dei Comuni più piccoli e anche coloro che non siedono nello scranno provinciale, restano consiglieri comunali con precisi doveri verso i cittadini che pretendono di rappresentare. Ecco, pertanto, ritengo priva di senso istituzionale la scelta di quei consessi comunali (in prevalenza i cosiddetti Comuni della Montagna) i quali, poiché non si sentirebbero rappresentati, avrebbero deciso di non recarsi alle urne, così rompendo un patto sociale coi cittadini dell’intera provincia che resterebbero orfani di un impegno dovuto, costituzionalmente protetto, quale quello dell’espressione di voto. A nulla valgono le diatribe tra “destra” e “sinistra” sull’attribuzione delle responsabilità di quanto accadrà, perché gli unici responsabili di tale grave inadempienza sono coloro che hanno chiesto di essere eletti nei consigli comunali e, successivamente e unilateralmente, spezzano quel patto coi loro elettori e cittadini. Il senso civico lo si deve dimostrare sempre e la critica non può essere mossa ritirandosi sull’Aventino, perché l’horror vacui prevale anche qui: gli spazi vuoti vengono riempiti, con buona pace di chi ha la costanza di non abbandonare la nave nei momenti tristi. Se i piccoli Comuni non andranno al voto, quindi, sarà ulteriore dimostrazione del senso di inferiorità di coloro che li rappresentano, ammantandosi di civismo ma assoggettati alle peggiori logiche spartitorie. La mia esperienza amministrativa terminerà il prossimo anno e, onestamente, per il rispetto che devo a coloro che hanno sostenuto la nostra coalizione ed anche di coloro che hanno fatto altre scelte, andrò a votare convintamente per il consigliere Manolo Bacalini, consapevole che a Fermo la maggioranza di governo è oramai un ricordo, considerato che il sindaco della città capoluogo, asseritamente estraneo alle logiche partitiche, ha scelto di candidarsi nuovamente con il centrodestra. Una scelta legittima, che rappresenta un ulteriore sfregio alla nostra città e a coloro che gli hanno permesso di crescere politicamente. Un insulto a quanti, a sinistra, lo hanno votato credendo nel perbenismo della persona (indubbio), ma volutamente ignari della scelta di campo che da anni aveva già adottato».
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