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Indagini sul superbonus, revocati i domiciliari all’ingegnere

FERMO - Il tribunale del Riesame di Ancona ha accolto l'istanza dei legali difensori Federico Valori e Renato Coltorti. Al professionista è stata applicata la misura cautelare dell'obbligo di firma

L’ingegnere Davide Cesarini, indagato nell’ambito della truffa dei bonus edilizi, esce dai domiciliari. Il tribunale del Riesame di Ancona ha accolto l’istanza dei legali difensori Federico Valori e Renato Coltorti. La misura cautelare è stata sostituita con l’obbligo di firma. Cesarini era stato arrestato a inizio settembre dalla Guardia di finanza. E’ indagato per falso ideologico e truffa aggravata. La scorsa settimana, invece, il tribunale di Fermo ha respinto l’istanza per il dissequestro dei beni. Su questo punto i legali di Cesarini annunciano ricorso. «Noi riteniamo più equa la tesi proporzionalistica – affermano i legali Valori e Coltorti -. Perciò ricorreremo alla Corte di cassazione anche alla luce del fatto che del conflitto interpretativo si occuperanno a breve le Sezioni Unite chiamate a dirimerlo».

Da sinistra gli avvocati Federico Valori e Renato Coltorti

L’ingegnere, originario di Osimo e residente a Porto Sant’Elpidio, era comparso il 10 settembre davanti al Gip di Fermo. In tutto sono otto le persone indagate nell’ambito dell’inchiesta, tra cui Salvatore Perricciolo, di 44 anni e residente a Montegranaro (per lui la misura cautelare è in carcere). Per lui l’udienza al Riesame c’è stata questa mattina. C’è ancora da attendere sulla sentenza dei giudici. Perricciolo è difeso dai legali Gabriele e Massimiliano Cofanelli e Anna Indiveri.

Secondo le indagini della Guardia di finanza, Cesarini avrebbe presentato all’Enea (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile) le necessarie asseverazioni, con informazioni false o attestazioni non veritiere sulla congruità delle spese. Durante l’interrogatorio il professionista ha spiegato i suoi rapporti con Perricciolo e lo avrebbe convinto a rinunciare a dei crediti derivati da fatture per lavori mai eseguiti. Secondo gli inquirenti, Perricciolo sarebbe amministratore di due ditte del settore edile che, tramite fatture per operazioni inesistenti, avrebbe ottenuto dei fondi pubblici per lavori di efficientamento energetico e adeguamento sismico mai realizzati. L’indagato ha respinto tutte le accuse nell’interrogatorio “fiume” del 9 settembre.

Alessandro Luzi

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