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L’ex boss “Manomozza” nega tutto: «Non ho fatto una estorsione. I 5mila euro? Offerti da un’altra persona»

CIVITANOVA – Oggi si è svolta al tribunale di Macerata la convalida dell’arresto. L’uomo ha contestato le accuse, negando di aver preteso soldi da un imprenditore. Il giudice ha confermato la misura cautelare in carcere. Le indagini della Squadra mobile. Le richieste di denaro sarebbero iniziate lo scorso anno con un primo versamento di 2mila euro. Poi avrebbe chiesto ulteriori 10mila euro e domenica c’è stato un incontro per versare la metà

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di Gianluca Ginella

«Non ho estorto denaro, l’imprenditore lo conosco perché cliente del ristorante (di un suo familiare) da alcuni anni. I soldi mi sono stati offerti da una persona per aiutarmi e lui ha fatto da tramite». Così il pregiudicato, soprannominato “Manomozza”, ex boss della criminalità pugliese, finito in manette domenica nel corso di una operazione della Squadra mobile di Fermo legata ad una presunta estorsione ad un imprenditore. L’arrestato oggi è comparso, via video, all’udienza di convalida davanti al giudice Claudio Bonifazi del tribunale di Macerata.

Le indagini sono state portate avanti dalla Squadra mobile di Fermo, diretta dal vicequestore aggiunto Gabriele Di Giuseppe, dopo una presunta estorsione a danno di un imprenditore attivo nel Fermano e nel Maceratese.. Gli agenti hanno iniziato le indagini e documentato i presunti tentativi di ottenere denaro dall’imprenditore a cui avrebbe detto di vantare un credito con un suo dipendente per 10mila euro. Quando è stato fermato, il pregiudicato aveva con sé del denaro ricevuto dall’imprenditore.

Secondo l’arrestato quei soldi «mi sono stati offerti da una persona, per aiutarmi» ha detto al giudice nel corso dell’udienza a cui ha partecipato l’avvocato Massimiliano Cofanelli, che lo assistite insieme all’avvocato Gabriele Cofanelli.

Sull’imprenditore ha detto che è un cliente di vecchia data del ristorante del familiare «ha fatto da tramite per la consegna dei soldi. Non ho fatto un’estorsione, non gli ho chiesto soldi». Sull’identità di chi gli avesse offerto i 5mila euro non l’ha rivelata. Al termine dell’udienza il giudice ha convalidato l’arresto e confermato la custodia cautelare nel carcere di Fermo.

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L’avvocato Massimiliano Cofanelli

LE INDAGINI –

Dal principio dell’estate scorsa, numerose, stando alla ricostruzione della Squadra Mobile di Fermo, sono state le visite del pregiudicato volte a “ricordare” il pagamento del debito attraverso intimidazioni di varia natura e portata, che andavano dalla minaccia di prelevare fisicamente, con la forza, il “lavoratore moroso”, fino a delle vere e proprie minacce di morte nei confronti dell’imprenditore. Di qui la vittima, spaventata, ha effettuato un pagamento parziale del debito “accollato con la forza”, prima con il versamento di 2000 euro e poi con ulteriori cifre frazionate che l’arrestato prelevava direttamente in azienda.
Negli ultimi incontri, di cui uno nel mese di settembre, l’imprenditore ha fatto presente che il debito non era il suo e che il lavoratore si sarebbe messo a lavorare in proprio, quindi non era tenuto a rispondere del debito altrui.

L’arrestato, però, gli ha imposto di adempiere celermente perché il debito era diventato il suo, per il solo fatto di tenere quel lavoratore in azienda e che se lo sarebbe dovuto accollare tutto. In alternativa, l’imprenditore avrebbe potuto vendergli una casa di sua proprietà scomputando il debito stesso.
A queste vessazioni ed intimidazioni, l’imprenditore ha chiesto di scomputare le somme già versate ma l’arrestato, ogni qual volta lo andava a trovare, diceva che quel debito rimaneva sempre di 10.000 euro.

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L’avvocato Gabriele Cofanelli

A quel punto, la vittima ha concordato una data in cui versare il dovuto onde liberarsi dalla morsa estorsiva, stabilendo come luogo di incontro la sua sede aziendale.
Considerati i gravissimi indizi, la Squadra Mobile di Fermo ha informato la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Macerata, avviando un’attività investigativa d’urgenza, volta a monitorare il presunto comportamento estorsivo in atto.
Sotto continue direttive della Procura, dato il poco tempo a disposizione degli organi inquirenti sono stati organizzati, senza soluzione di continuità, mirati appostamenti volti a monitorare sia l’estorsore che i luoghi in cui sarebbe avvenuta la consegna del denaro, onde raccogliere le prove della condotta delittuosa.

Vista la collaborazione della vittima e la gravità degli episodi estorsivi, in ragione della assoluta caratura criminale dell’arrestato, la Squadra Mobile di Fermo col supporto operativo della Sisco di Ancona e di un’aliquota della Squadra Mobile di Macerata, ha proceduto ad approntare uno specifico servizio di osservazione e di pronto intervento all’interno dei luoghi in cui sarebbe potuto avvenire lo scambio del denaro, in modo da documentare compiutamente l’incontro concordato.
I poliziotti, in stretto contatto con la Procura della Repubblica di Macerata, hanno seguito tutto lo sviluppo dell’iter dell’incontro, appostandosi nei luoghi convenuti per lo scambio, in modo da evitare la possibile fuga dell’indagato.

Il capo della Squadra Mobile di Fermo, Gabriele Di Giuseppe

Quindi, una volta avvenuto lo scambio di denaro con l’imprenditore e mentre l’estorsore si apprestava a lasciare la sede della azienda con ancora addosso il denaro prelevato, personale della Polizia di Stato lo ha fermato rinvenendo il pacchetto contenente il denaro ricevuto, traendo così in arresto il soggetto a titolo di estorsione continuata. Informata, l’autorità giudiziaria ne ha disposto il trasferimento in carcere. Non si esclude che gli ulteriori sviluppi della vicenda, possano far emergere ulteriori posizioni di imprenditori coinvolti in attività estorsive.

Estorsione continuata e minacce di morte a un imprenditore: pregiudicato in manette. I dettagli dell’indagine della Squadra Mobile (Video)

Arrestato l’ex boss “Manomozza”, accusato di tentata estorsione a un imprenditore fermano

 


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