«L’intelligenza artificiale non ha la capacità di essere creativa. La vera creatività porta a ciò che non è mai esistito, va ben oltre la combinazione di ciò che già esiste…il computer riconosce la correlazione tra simboli, ma non capisce ed è inutile pretenderlo(…).
Questo è il manifesto di Federico Faggin, fisico e imprenditore italiano (la cui fama internazionale è legata, fra le altre cose, all’aver sviluppato la tecnologia che ha consentito la fabbricazione dei microprocessori e per aver fondato nel 1986 e diretto l’azienda che ideò e produsse i primi touch screen, salito alla ribalta per aver posto l’accento sul rapporto tra scienza e spiritualità. La scienza negli ultimi 30-40 anni si è resa conto di non essere in grado di spiegare quelli che sono i meccanismi che governano la coscienza e il libero arbitrio: principî basilari, postulati, da cui prendere le mosse, che esulano da calcoli matematici e combinazioni binarie, in quanto al di là e prima di essi. La fisica dei quanta ci dà solo delle possibilità.
“L’intelligenza artificiale non ha la capacità di essere creativa. La vera creatività porta a ciò che non è mai esistito, va ben oltre la combinazione di ciò che già esiste.
Bersaglio delle sue critiche sono, soprattutto, quelle che definisce “teorie scientiste”, quindi non scientifiche. “Sostengono che sia il cervello a decidere e poi informare la coscienza, ne negano l’esistenza buttando via proprio ciò che ci differenzia dalle macchine. Il problema della scienza è che oggi ha eliminato il significato, l’intelligenza e la creatività. Siamo folli se continuiamo in questa direzione”. Secondo Faggin, scienza e spiritualità sono da unire, anzi, “la spiritualità può aiutare la scienza ma a sua volta essa ha bisogno della razionalità scientifica”. Conclude con l’auspicio di un nuovo rinascimento: “Possiamo avere davanti un mondo nuovo, in cui sostituiamo la cooperazione alla competizione, e alla materia affianchiamo lo spirito e materia, conquistando un nuovo modo di conoscerci”: l’uno si percepisce Tutto, in quanto Coscienza che si riflette su di sé, ed è sia l’osservante, sia l’osservato, così recidendo ogni separazione tra scienza e spiritualità. In sintesi, si tratta di coltivare una nuova antropologia che ricalca l’esperienza della mistica e soprattutto gli approdi cui giunse la feconda collaborazione tra Gustav Jung e il fisico Pauli: la possibilità per ogni essere umano di incamminarsi sulla via del dialogo e dell’Amore. Il racconto biblico della creazione e il Prologo di Giovanni sono lì, da tempo immemoriale, a ricordarcelo.Ps
Racconta lo studioso nel libro “Irriducibile”: “Circa trent’anni fa ha vissuto un’esperienza straordinaria di coscienza, che conteneva un senso di verità senza precedenti perché era vera a tutti i livelli del mio essere. Su piano fisico il mio corpo era vivo e vibrante come non l’avevo mai sentito prima. A livello emotivo mi percepivo come una potentissima sorgente d’amore e a livello mentale sapevo con certezza che tutto è fatto d’amore. Per la prima volta nella mia vita avevo sperimentato l’esistenza di un’altra dimensione della realtà: il livello spirituale in cui una persona è tutt’uno con il mondo. Una conoscenza diretta, più forte della certezza offerta dalla logica. Una conoscenza da dentro anziché da fuori, che aveva coinvolto tutti gli aspetti della mia coscienza”.