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La nuova era del conflitto tra Israele e Iran: quando la guerra ombra diventa aperta

LA'ANALISI del docente di storia del giornalismo e media digitali all'università di Macerata, storico ed esperto in conflitti, violenza, politica e terrorismo

di Maurizio Petrocchi *

Il Medio Oriente si trova sull’orlo di una nuova era geopolitica. L’escalation tra Israele e Iran, culminata nell’Operazione True Promise del 13 aprile 2024, ha ridefinito le regole del gioco in una regione già volatile. Questo conflitto, che ha visto per la prima volta l’Iran colpire direttamente il territorio israeliano, segna un punto di svolta nelle dinamiche di potere regionali e globali. La tensione tra Israele e Iran ha radici profonde a partire dalla Rivoluzione islamica del 1979, che portò alla caduta della monarchia di Mohammad Reza Shah Pahlavi e all’instaurazione della Repubblica Islamica sotto la guida dell’Ayatollah Ruhollah Khomeini; ma gli eventi recenti hanno portato il conflitto ad un nuovo livello. L’attacco di Hamas contro Israele del 7 ottobre 2023, ha innescato una serie di eventi che sono culminati nell’attacco israeliano al consolato iraniano a Damasco il 1° aprile 2024, a questo è seguito l’assassinio del leader del movimento sciita libanese di Hezbollah, Hassan Nasrallah, il 28 settembre 2024 in un quartiere meridionale di Beirut. La risposta dell’Iran, l’Operazione True Promise, ha segnato un momento storico. Per la prima volta, Teheran ha lanciato un attacco diretto contro Israele dal proprio territorio, utilizzando un mix di droni e missili. Questo atto ha sfidato apertamente la superiorità militare israeliana e ha messo in discussione l’efficacia dei suoi sistemi di difesa, incluso il rinomato Iron Dome. L’attacco iraniano ha dimostrato che anche i sistemi di difesa più avanzati possono essere sopraffatti da un assalto massiccio e coordinato. Allo stesso tempo, la risposta sorprendentemente limitata di Israele, che si è concentrata su un singolo obiettivo in Iran, suggerisce un cambiamento nella strategia, probabilmente influenzato dalle pressioni internazionali, in particolare dagli Stati Uniti. Questo scambio di colpi ha ridefinito le “regole d’ingaggio” tra i due paesi. L’Iran ha dimostrato di poter colpire direttamente Israele, mentre Israele si trova ora a dover riconsiderare la sua strategia di “guerra ombra” contro Teheran.

In questo nuovo scenario, la diplomazia internazionale si è trovata in difficoltà. Gli sforzi dell’Onu e dell’Unione Europea per mediare il conflitto hanno avuto scarso successo, mentre gli Stati Uniti hanno dovuto bilanciare il loro sostegno a Israele con la necessità di evitare un’escalation regionale. Nel mentre, la Russia e la Cina che sostengono diplomaticamente l’Iran, complicano gli sforzi occidentali di isolamento. Parallelamente, il conflitto ingaggiato da Hamas ha evidenziato il ruolo cruciale della disinformazione nei conflitti moderni. Le piattaforme social sono state inondate di notizie false e video manipolati, complicando la comprensione degli eventi reali, influenzando e polarizzando l’opinione pubblica mondiale.
Le conseguenze di questa nuova fase del conflitto tre Israele-Iran si estendono ben oltre il Medio Oriente. Il rischio di una corsa agli armamenti regionali, con un focus su sistemi di difesa antimissile e tecnologie ipersoniche, potrebbe alterare gli equilibri militari globali.

Inoltre, l’apparente vulnerabilità dei sistemi di difesa israeliani potrebbe spingere altri attori regionali a riconsiderare le proprie strategie di sicurezza. C’è anche il timore che questa escalation possa accelerare il programma nucleare iraniano, con implicazioni per il regime di non proliferazione globale. Gli scenari futuri rimangono incerti. Esistono alcune possibilità per un’ulteriore escalation che potrebbero portare ad un conflitto regionale più ampio. Un’altra possibile opzione potrebbe essere quella del mantenimento di una guerra limitata, con attacchi mirati e rappresaglie contenute. La speranza di una de-escalation diplomatica rimane la prima opzione, ma sembra difficile senza affrontare le questioni di fondo che alimentano il conflitto. Lo scontro aperto tra Israele-Iran ha inaugurato una nuova era nelle relazioni internazionali in Medio Oriente. Ha dimostrato la vulnerabilità delle potenze militari più avanzate, evidenziando la crescente importanza della disinformazione come strumento di guerra non ortodossa. Mentre la comunità internazionale cerca di navigare in queste acque turbolente, una cosa è chiara: il vecchio paradigma di sicurezza in Medio Oriente non è più valido. La regione, e il mondo, devono adattarsi a una nuova realtà in cui le minacce ibride sono più complesse, la tecnologia gioca un ruolo sempre più cruciale, e la linea tra guerra e pace è sempre più sfumata. In questo nuovo contesto, la diplomazia tradizionale potrebbe non essere più sufficiente. Sarà necessario un approccio innovativo che tenga conto delle nuove dinamiche di potere, della guerra dell’informazione e delle sfide tecnologiche emergenti.

* docente di storia del giornalismo e media digitali all’università di Macerata, storico ed esperto in conflitti, violenza, politica e terrorismo


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