«Costi alle stelle per le imprese dell’autotrasporto: il settore dal post pandemia ad oggi ha subìto un aumento dei costi di esercizio del 30%. Si tratta di almeno 20 mila euro in più all’anno per ogni veicolo pesante»: a dichiararlo è Emiliano Tomassini, imprenditore dell’autotrasporto e presidente della Cna Fita territoriale.
Purtroppo il conto, salato, è presto fatto: ipotizzando il caso di un padroncino, quindi un artigiano, che dispone di un solo mezzo e percorre in media 100 mila chilometri all’anno, dal 2021 ad oggi l’imprenditore si è trovato a spendere circa 20 mila euro in più rispetto a quanto faceva prima della pandemia. «Partiamo dal prezzo di un camion che, ad oggi – spiega Tomassini – è salito del 30%. L’aumento dei costi delle materie prime ha generato aumenti nei listini di tutte le case produttrici, oltre a quanto non avessero già fatto gli adeguamenti, necessari, agli standard imposti dalle normative europee. Inoltre, questo vuole dire almeno 10 mila euro di interessi totali in più nell’arco di un leasing finanziario di 5 anni, per ogni veicolo acquistato ».
A questo si aggiungono quelli che vengono definiti i costi di esercizio, vale a dire per questo settore gomme e manutenzioni ordinarie e straordinarie in officina: «Anche in questo caso – nota il Presidente – gli aumenti si attestano intorno al 30%, considerando il fatto che il mercato degli pneumatici segue chiaramente l’andamento del petrolio. Quindi in linea di massima possiamo dire che gomme ed officina costano all’autotrasportatore oggi tra i 2 e i 3 mila euro in più ». Veniamo poi al gravoso capitolo del carburante: se l’aumento è di 0.40 centesimi per litro, per i circa 30 mila litri all’anno di gasolio consumati, il padroncino che abbiamo preso ad esempio arriva a spendere quasi 11 mila euro in più, compresa IVA, rispetto a quattro anni fa.
«In un contesto di crescita dei costi e di carico addizionale – aggiunge il direttore generale Cna Fermo Andrea Caranfa – le imprese dell’autotrasporto si trovano ad affrontare sfide sempre più complesse. Come CNA chiediamo la necessaria revisione delle politiche e delle normative per supportare questo settore cruciale per il Paese. È indispensabile che il Governo confermi anche per il futuro le accise agevolate per le aziende del comparto. Siamo preoccupati: occorre invertire la rotta rispetto alle previsioni di allineamento delle accise, come previsto dal Piano Strutturale di Bilancio medio termine 2025-2029 che il 27 settembre 2024 il Governo ha trasmesso alle Camere ai fini delle approvazioni parlamentari».
Conclude Emiliano Tomassini: «Agli imprenditori non piace lamentarsi, ci chiedono di rappresentarli per ottenere le migliori condizioni per lavorare. Ma la situazione di cui parliamo è oggettiva e suffragata anche dai dati pubblicati dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Vanno introdotte norme che consentano alle imprese di autotrasporto di recuperare i costi di esercizio direttamente in fattura con procedure automatiche. Per non dire della transizione ecologica: è necessario tutelare i soggetti più vulnerabili della catena economica, ovvero gli autotrasportatori, ai quali si chiede di adeguare il parco mezzi, magari con veicoli elettrici, che ad oggi non sembrano adeguati al tipo di lavoro che svolgiamo né sostenibili dal punto di vista economico. Sostenibilità ed ambiente sono patrimonio da difendere insieme. L’idea dell’elettrico appare una soluzione affascinante ma, nella realtà, impraticabile».
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