di Alessandro Luzi
Assolti perché il fatto non sussiste. Gli imputati erano chiamati a rispondere di disastro colposo e crollo colposo a seguito del cedimento del tetto dell’Iti Montani il 14 maggio del 2018. Una tragedia sfiorata che aveva scosso la comunità. Oggi a comparire davanti al giudice del tribunale di Fermo Bruno Castagnoli, l’allora dirigente del settore viabilità, infrastrutture e urbanistica Ivano Pignoloni e il funzionario Sandro Vallasciani (entrambi della Provincia di Fermo), entrambi presenti in aula. A rispondere dei reati contestati erano anche Stefano Babini, Luigi Capriotti e Giovanni Ortenzi, dirigente della Provincia di Ascoli in pensione dal 2010 (tutti e tre della Provincia di Ascoli). Alla lettura della sentenza, arrivata dopo circa un’ora di camera di consiglio, c’è stato un momento di commozione per i due imputati presenti in aula.
«Un esito non scontato – ha commentato il legale difensore Igor Giostra (ha assistito Sandro Vallasciani) -. Quello di oggi è un epilogo giusto e doveroso. Anche la richiesta del pm è stata in linea con quanto emerso dalle indagini e dalla ricostruzione del fatto. E’ stato un esito difficile per tutti gli imputati. Tutti avevano il senso di responsabilità per quello che è successo nonostante non avessero alcuna colpa. Ovviamente siamo tutti felici del fatto che non ci sono state vittime. Questo evento può essere utile a capire come prevenire avvenimenti di questo tipo. L’auspicio è che non si verifichi più ma dobbiamo anche accettare il rischio che può capitare».
A parlare a seguito della sentenza anche l’avvocato Massimo Ortenzi (ha assistito Ivano Pignoloni): «Siamo soddisfatti di questo esito in quanto gli imputati sono stati assolti con la formula più piena». Durante il processo Stefano Babini è stato difeso dal legale Federico Voltattorni, Luigi Capriotti da Alessio e Raffaele Giammarino. Ad assistere Giovanni Ortenzi è stato l’avvocato Francesco Gozzi.
L’udienza si è aperta con la richiesta del pm, Marinella Bosi, di avviare una nuova perizia tecnica per stabilire le cause effettive del crollo. Secondo l’accusa, doveva servire per chiarire se il cedimento fosse dovuto ad un elemento esclusivo o se avvenuto per una serie di concause. L’istanza ha trovato opposizione dai tutti i legali difensori, secondo cui un nuovo esame non avrebbe aggiunto nulla alle perizie già svolte durante le indagini. Sempre secondo la difesa, un’eventuale nuova perizia non avrebbe prodotto risultati attendibili in quanto troppo lontana dal crollo, avvenuto nel 2018. Il Collegio, composto dal presidente Castagnoli e dai giudici Mila Bondi Ciutti e Elisa Matricardi, ha respinto la richiesta del pm.
Nella fase del dibattimento, vista l’impossibilità di approfondire le cause del crollo, il pm ha chiesto l’assoluzione di tutti gli imputati. Un’istanza a cui si sono allineati i legali difensori. Tutti hanno chiesto l’assoluzione dei loro assistiti perché il fatto non sussiste. La linea difensiva si è concentrata sull’impossibilità di prevedere il crollo del tetto. Di fatto, secondo i legali, non sarebbe stato possibile prevedere il crollo in quanto i materiali non presentavano segnali evidenti di cedimento. Inoltre, durante l’arringa è emerso che gli imputati sarebbero intervenuti sulla struttura a seguito del sisma del 2016. In quell’occasione i tecnici della Protezione Civile avrebbero rilevato delle criticità strutturali, poi risolte dai tecnici della provincia. La tesi difensiva si è concentrata soprattutto sugli elementi di assenza dell’origine del problema, della prevedibilità, dell’evitabilità e dell’omissione. Secondo queste tesi, per gli avvocati difensori non sarebbero emersi elementi sufficienti per la condanna. Per quanto riguarda l’imputato Giovanni Ortenzi, secondo il legale Francesco Gozzi, non sarebbe dovuto essere citato in giudizio perché dal 2009 non è più funzionario della Provincia di Ascoli.
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati