Sala consiliare gremita per la presentazione del libro “Il Vecchio gelso – custode di ricordi” di Terenzio Pieretti, nativo di Ortezzano ma trasferitosi a Roma con la famiglia agli inizi degli anni sessanta. Il vecchio gelso è ancora a Ortezzano ad aspettarlo e a far riemergere in lui i ricordi dell’infanzia e della prima giovinezza; ricordi belli nonostante le condizioni di vita difficili delle famiglie mezzadre nelle campagne durante e dopo la seconda guerra mondiale.
«Insieme alla malinconia – le parole di Terenzio Pieretti – i ricordi hanno evocato anche ilarità per i numerosi episodi divertenti che riguardano soprattutto mio fratello. Ma rileggendo ho sentito anche molto orgoglio per essere riuscito a esaudire i miei sogni, nonostante le difficoltà della strada difficile che ho percorso. Ho voluto ricordare la mia infanzia e giovinezza perché non muoia la speranza, quella più nobile che racchiude in sé: forza, coraggio e volontà. Mi piacerebbe che i miei vissuti fossero un esempio per i ragazzi di oggi: i miei nipoti in primis»
«Aiutare mio padre nella riorganizzazione dei suoi scritti e curarne la pubblicazione è stato molto emozionante. Sia perché lo vedevo entusiasta nell’esprimere la sua creatività ritrovata o forse scoperta, sia perché le storie della mia famiglia, nonostante siano semplici, per me sono ricche di insegnamenti ed emozioni» le parole della figlia di Terenzio, Laura Pieretti.
«Sono felice di poter presentare il libro “Il Vecchio gelso – custode dei ricordi “ perché – il commento del sindaco Carla Piermarini – lo trovo un tesoro prezioso di cui Terenzio ha fatto dono a tutta la comunità ortezzanese. Le pagine sono il racconto dei primi anni della sua vita ma ogni riga trasuda amore per il paese natio, per le sue tradizioni, le sue stranezze, la sua umanità semplice e coraggiosa. Gli sono grata per averci lasciato in eredità questa testimonianza sincera e di ispirazione per tutti». Nel corso della presentazione sono anche stati letti alcuni passi dello scritto, con la voce recitante di Annalisa Monaldi.
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