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Terzo settore, a che punto siamo? I dati dell’Osservatorio di Camera Marche

REPORT - L'incontro ad Ancona per fare il punto su economia sociale, sanità territoriale e lavoro di qualità

All’incontro di Ancona di stamattina, cui hanno preso parte oltre al mondo degli operatori sociali anche le sigle sindacali, è stata avviata la prima riflessione per l’adozione di una legge regionale che promuova la qualità e la sostenibilità del lavoro nel settore del welfare analogamente a quanto avvenuto in Umbria. Alla sua seconda edizione l’incontro organizzato da Camera Marche dedicato alla ricognizione sul Terzo Settore marchigiano, si struttura a tutti gli effetti come Giornata dell’economia sociale, come sottolineato dal Presidente Gino Sabatini: «Ad un anno di distanza torniamo a valorizzare questo importante settore dell’economia e della società. La Camera di Commercio delle Marche, con una scelta innovativa nel panorama nazionale, ha scelto di istituire l’Osservatorio della cooperazione e del terzo settore, prima realtà del genere nel panorama camerale italiano, uno strumento fondamentale per valorizzare l’economia sociale».
L’economia sociale è l’insieme di tutte quelle organizzazioni che esercitano attività non a scopo di lucro, comprese imprese e cooperative sociali, che producono sì ricchezza ma il cui scopo ultimo non è la distribuzione del profitto tra i soci che viene reinvestito per la produzione di beni o servizi che soddisfino l’interesse generale.
A dare l’idea dell’impatto di questo settore economico i numeri riferiti da Sabatini: «In Europa il settore dell’economia sociale genera circa 600 miliardi di euro di fatturato all’anno e impiega circa 14 milioni di lavoratori. Inoltre, si stima che ci siano oltre 2 milioni le organizzazioni attive in questo ambito. Per questo l’Unione Europea nel 2021 ha presentato l’Action Plan per l’economia sociale con l’obiettivo di sostenere e promuovere l’economia sociale in Europa, contribuendo a una crescita inclusiva e sostenibile. Nel nostro Paese, quando parliamo di economia sociale parliamo di una realtà che fattura circa 100 miliardi di euro all’anno, che produce occupazione con circa 3 milioni di lavoratori e con oltre 100.000 enti e organizzazioni. Nelle Marche il settore dell’Economia sociale sviluppa un fatturato stimato tra i 4/5 miliardi di € con circa 40.000 occupati e migliaia di enti ed organizzazioni».
Con l’analisi presentata oggi è stato consolidato il lavoro svolto nel 2023, che ha rappresentato la prima analisi sulla consistenza del Terzo Settore e sul sistema degli affidamenti.
All’incontro odierno è intervenuto anche il Vice Presidente della Giunta Regionale e Assessore regionale alla Sanità e Politiche Sociali Filippo Saltamartini che ha sottolineato la crucialità del tema dell’incontro: «La questione sociale è la nostra stella polare e in un Paese fortemente indebitato con una popolazione che invecchia per rispondere all’esigenza di aumento di servizi sociali occorre potenziare l’azione del Terzo Settore”. Saltamartini ha colto l’occasione dell’iniziativa camerale per ribadire che “i Comitati dei cittadini devono partecipare con un controllo attivo sulla gestione del sistema sanitario. Li convocheremo a breve per un riconoscimento ufficiale del loro status».
Marco Fioravanti dal canto suo, in qualità di Presidente ANCI, ha reclamato con forza «Una seria alleanza tra Terzo Settore, Comuni e Stato per una condivisione di responsabilità, creando una piattaforma dove Comuni e operatori costruiscano una co-progettazione e mettano a frutto il patrimonio enorme costituito dal mondo del sociale; è necessario un tavolo permanente che consenta una analisi chiara dei fabbisogni e massimizzi le risorse. Il sociale è la priorità e non va considerata mai una spesa ma un investimento».
Nelle conclusioni è intervenuto anche il Presidente della Regione Marche Francesco Acquaroli che ha portato ha così riflettuto a partire anche dalle considerazioni recentemente emerse al G7 ospitato ad Ancona.
«Il tema del sociale ci vede sensibili e aperti al dibattuto e alla discussione, va ritenuto un valore e una opportunità per il territorio. Guardiamo con interesse alla riflessione sul “modello Umbria” che tenga conto della tutela del lavoratore e della qualità del lavoro» Acquaroli ha sottolineato come, benché il Terzo Settore sia fondamentale e cresca anche oltre l’ambito socio sanitario, l’aspetto sanità sia centrale e attuale e ha fatto riferimento al momento di trasformazione che la regione sta attraversando e alla Riforma del Sistema Socio Sanitario e alla creazione delle cinque aziende territoriali. Il Presidente ha evidenziato l’esigenza di un’azione caratterizzata dalla programmazione e dal confronto periodico sul tema proposto dall’incontro camerale.

LA FOTO DEGLI ENTI DEL TERZO SETTORE
Gli ETS passano da 2.975 della precedente rilevazione agli attuali 3.836: un incremento significativo. Di questi il 44% sono Associazione di Promozione Sociale, il 33% sono Organizzazioni di Volontariato e il 12% sono imprese sociali. L’elemento che salta agli occhi, rispetto allo scorso anno, è il forte aumento delle associazioni di promozione sociale. La crescita delle APS rappresenta un segnale importante sulla dimensione della partecipazione dei cittadini e delle comunità alla costruzione di progetti ed iniziative di interesse generale. Queste associazioni, infatti, promuovono la partecipazione, la solidarietà e il pluralismo, contribuendo al raggiungimento di finalità sociali, civili, culturali e di ricerca etica e spirituale rivestendo un  ruolo centrale nel promuovere la partecipazione, la solidarietà e il pluralismo e contribuendo significativamente al benessere sociale e alla coesione comunitaria.

DISTRIBUZIONE TERRITORIALE
Maggiore concentrazione nel centro e nord della regione, con il 53% di ETS nella provincia di Ancona e Pesaro Urbino. Percentuale che scende al 27% nel sud delle Marche, province di Ascoli Piceno e Fermo. I dati che confermano le precedenti rilevazioni.
La maggior parte degli ETS opera nella zona costiera (68%), mentre il 24% si trova nella collina interna e l’8% nella montagna.
Gli ETS sono concentrati soprattutto nei centri urbani con una popolazione tra 15.000 e 50.000 abitanti (38%), ma si registra anche una significativa presenza nei comuni con meno di 5.000 residenti (23%). Questo dato, come lo scorso anno, è legato alla tipologia di ETS che appartiene alla categoria della protezione civile. Il 19% si concentra in 3 città con popolazione residente superiore a 50.000 residenti (Ancona, Fano, Pesaro);
Gli ETS sono coinvolti in diverse aree strategiche, tra cui l’area sisma (30%), l’area SNAI (6,5%), l’area rurale (51%), l’area di crisi industriale complessa (46%).

LE IMPRESE SOCIALI
Delle imprese sociali presenti nella regione Marche, le cooperative sociali rappresentano il 91% del totale, in riduzione percentuale rispetto alla scorsa rilevazione.
Tra le cooperative, prevalgono quelle di tipo A (55,6%), che erogano servizi sociosanitari e educativi, seguite da quelle di tipo B (35,4%), che intervengono nell’inserimento lavorativo e sociale delle persone svantaggiate , per finire con le cooperative ad oggetto plurimo di tipo A e B (9%), che svolgono entrambe le attività e che sono raddoppiate rispetto alla precedente rilevazione.

Il settore della cooperazione genera un fatturato di 359 milioni di euro (in aumento di circa 100 milioni rispetto alla precedente rilevazione). Il patrimonio complessivo ammonta a 83 milioni di euro, di cui 22,8 milioni di capitale sociale (raddoppiato rispetto alla precedente rilevazione). Nel triennio oggetto di analisi le marginalità e, di conseguenza, il valore aggiunto sono stati negativi con una perdita media sul triennio 2019/2021 di € 1,3 milioni.  Le ragioni vanno rintracciate in diversi fattori: crisi pandemica (la necessità di riorganizzare i servizi, gestire chiusure improvvise e prolungate, garantire la continuità dei servizi essenziali, attivare nuove modalità di servizio e affrontare l’aumento dei costi), aumenti del costo del lavoro (il rinnovo del CCNL durante l’emergenza sanitaria ha comportato costi aggiuntivi senza un adeguato supporto pubblico per l’adeguamento dei contratti) Aiuti insufficienti: Il sistema di aiuti per l’emergenza sanitaria non è stato sufficiente a coprire i maggiori costi sostenuti dalle cooperative sociali.
La distribuzione territoriale mostra che la provincia di Ancona ha il maggior numero di cooperative sociali (29% del totale), seguita da Ascoli Piceno (25%), Pesaro Urbino (21%), Macerata (18%) e Fermo (7%). In termini di valori, la provincia di Ancona si conferma la più rilevante, con il 44% del valore della produzione; a seguire c’è la provincia di Pesaro Urbino, con il 25% del valore della produzione; poi Macerata (13% del valore della produzione), Ascoli Piceno (13% del valore della produzione), Fermo (5% del valore della produzione).
“L’indagine ha mostrato una cooperazione sociale presente e distribuita sul territorio, che occupa un ruolo importante nel mercato del welfare, e capace di contribuire alla risposta occupazionale e alla coesione sociale, creando opportunità di lavoro anche per persone svantaggiate o a rischio di esclusione. Ne emergono però anche le debolezze soprattutto legate alla bassissima marginalità, cosa che influisce sulla loro scarsa patrimonializzazione”  Ha evidenziato il Presidente Alleanza delle Cooperative delle Marche Gianfranco Alleruzzo
Si evidenzia una prevalenza delle cooperative di tipo A, che operano nel settore dei servizi sociosanitari e educativi, rispetto alle cooperative di tipo B, che si occupano di inserimento socio-lavorativo di persone svantaggiate. Tuttavia, le cooperative di tipo A presentano una maggiore fragilità economica, tanto che nel triennio mentre la cooperazione di tipo B ha prodotto perdite nel triennio per una media di € 405 mila, mentre la cooperazione di tipo A ha prodotto perdite nel triennio per 1,2 milioni.
«La cooperazione sociale di tipo A si trova, quindi, ad affrontare diverse sfide, in un mercato altamente competitivo che rischia di ridurre le garanzie di qualità e di rispetto dei diritti dei lavoratori. Questa situazione mette a rischio la sostenibilità delle cooperative sociali, la loro capacità di garantire un’occupazione dignitosa e la qualità dei servizi erogati. La co-programmazione e la co-progettazione, con tutti i nuovi strumenti di affidamento dei servizi sociali possono rappresentare strumenti per affrontare tali sfide e far esaltare le capacità di innovare i servizi. Le cooperative di tipo B hanno dimostrato di avere un buon potenziale di crescita nonostante la loro quota di mercato sia limitata. Tuttavia, la loro redditività può dipendere in maniera maggiore rispetto alle A dal settore privato, che costituisce una fonte significativa di entrate. Questo solleva alcune questioni riguardo al ruolo della politica territoriale, che non valorizza adeguatamente le possibilità di riservare l’assegnazione di servizi alle cooperative, come previsto dal codice dei contratti pubblici, anche sulla scorta del principio di sussidiarietà e dello status di soggetto che può intervenire in forma privata per la gestione del bene comune. Un maggiore riconoscimento del valore e dell’impatto generato dalle cooperative di inclusione lavorativa e un uso più frequente degli strumenti di riserva nelle gare d’appalto potrebbero favorire lo sviluppo della cooperazione e, di conseguenza, contribuire a sviluppare forme di economia sociale sana e radicata nei territori, nonché di realizzare una vera azione di inclusione dei soggetti fragili» Ha spiegato Alleruzzo.

I FOCUS
In questa seconda annualità del progetto, in particolare, sono stati approfonditi due temi: la sanità per le comunità tramite il nuovo strumento per lo sviluppo di servizi sanitari per le comunità ovvero le cooperative di medici e di operatori sociosanitari. L’Accordo Collettivo Nazionale (ACN), all’articolo 54, prevede che le medicine di gruppo possano essere gestite attraverso una forma societaria, purché sia composta in modo stabile in prevalenza dai Medici di Medicina Generale e pediatri di libera scelta. La cooperativa rappresenta una forma giuridica particolarmente adatta a questo scopo, in quanto favorisce la partecipazione dei soci e la gestione democratica dell’impresa. Altro focus è stata dedicato al profilo della qualità del lavoro e dei servizi alla persona attraverso l’analisi dei contratti di lavoro delle professioni del welfare e sul ruolo che la Regione può giocare per garantire qualità e sostenibilità.
In Italia, il riconoscimento delle professioni del welfare è un tema di crescente importanza, in particolare per quanto riguarda il valore del loro lavoro e i riconoscimenti economici proporzionati alla rilevanza della professione esercitata. In tal senso, la regolamentazione degli appalti e degli affidamenti gioca un ruolo cruciale nella garanzia della qualità dei servizi e nel sostegno alle imprese sociali. La Regione Marche, seguendo l’esempio di altre regioni italiane, potrebbe considerare l’adozione di una legge regionale che promuova la qualità e la sostenibilità del lavoro nel settore del welfare.
Per questa nella giornata odierna sono stati presentati i contenuti della legge regionale della Regione Umbra sulla “Qualità̀ del lavoro e dei servizi alla persona. Una legge importante, che negli affidamenti promuove qualità del lavoro e sostenibilità economica per il sistema integrato dei servizi di Welfare.


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