Ricorso rigettato e spese legali a carico della contrada. Finisce con un pronunciamento netto a favore dell’Ente Contesa l’interminabile contenzioso che ormai da quasi due anni tiene banco a Sant’Elpidio a Mare, tra la Nobile contrada San Giovanni e l’Ente Contesa del Secchio. Una causa partita dopo il commissariamento dei “rossi” a febbraio 2023, per via di una modifica dello statuto non concordata, che ha portato ad un lungo braccio di ferro. La sentenza del giudice di Fermo rigetta il ricorso della contrada e la condanna a versare le spese di lite, 5.810 euro a cui si aggiungono costi forfettari, Iva e Cpa.
Il provvedimento ricostruisce le tappe precedenti: «A dicembre 2022 la Nobile contrada San Giovanni apportava modifiche allo statuto senza conseguire nessun avallo dai soci promotori, l’Ente Contesa giungeva a conoscenza della circostanza nel corso dell’assemblea dell’11 febbraio 2023 rilevando che le modifiche non erano state comunicate, evidenziando la necessità del ripristino immediato delle norme antecedenti. Il mancato ripristino dava corso alla procedure di commissariamento». Secondo il giudice, è «evidente che le modifiche abbiano determinato un’alterazione dei contenuti dello statuto del 2016 ed un diverso atteggiarsi dei rapporti tra Contrada ed Ente, determinando una neutralizzazione del processo di armonizzazione. Tenuto conto della violazione delle norme statutarie, si è correttamente adottato il commissariamento». Secondo la sentenza, quel provvedimento non ha rappresentato «una contrazione della libertà di associazione dell’attività della contrada, trattandosi di disposizioni contenute nello statuto approvato dalla San Giovanni, espressione della volontà dei soci e mai fatte oggetto di impugnazione».
Attendeva questo pronunciamento la presidente dell’Ente Contesa Alessandra Gramigna, che vede nella sentenza «una pietra tombale che fa piena chiarezza ed è un insegnamento per tutti i componenti dell’organizzazione. Un giudice ordinario e togato ricostruisce tutto l’accaduto, chiarisce che non è stata lesa la libertà associativa della contrada, ma ci sono regole che sono state sottoscritte e devono valere per tutti. Si è voluto questo contenzioso, il ricorso è stato rigettato in toto. Questo provvedimento ci dice anche che ci siamo dati un’organizzazione interna, con diritti e doveri reciproci, le regole valgono per tutti. Finiamola una volta per tutte con la storia di un Ente dittatoriale che spesso si è voluta far passare. Ci sono tutti gli organi per decidere in modo democratico. La manifestazione non fa mai un passo avanti se dobbiamo continuamente dedicare tempo ed energie per altre questioni».
E ora che succede? Si scriverà davvero la parola fine o la battaglia a carte bollate andrà avanti a tempo indeterminato? «Mi aspetto e mi auguro che con senso di responsabilità vengano restituite le chiavi della sede di contrada, non all’Ente Contesa, ma in Comune al commissario prefettizio – l’appello della Gramigna – Sono pronta a fare tutto quanto necessario perchè la San Giovanni possa ripartire ed eleggere i suoi organi direttivi. Vogliamo effettuare un tesseramento condiviso? Non ci sono problemi. La contrada deve essere libera, all’Ente Contesa interessa che la San Giovanni funzioni, non chi la guida. Se siamo un’organizzazione seria si fa così, ci sono diritti e doveri da parte di tutti. Siamo disposti a una soluzione bonaria, dimenticando anche la questione di tipo economico disposta da questa sentenza. Se invece si prolungherà questo braccio di ferro, si vorrà attendere l’esito del ricorso sullo sfratto e impugnare questa sentenza, allora di certo non rimarremo fermi. Certo la sede è importante, ma faremo lo stesso i passi che servono. Il commissariamento era corretto, l’ho sempre saputo, ora trovo legittimazione da un giudice e intendo far ripartire la contrada»
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