«Il 18 ottobre scorso una delegazione dell’Iiss “Carlo Urbani”, rappresentata dal prof. Ettore Antolini e dallo studente Valentino Espinosa, ha preso parte allo Iac 2024 (International Astronautical Congress), che si è tenuto a Milano dopo un’assenza dall’Italia di 12 anni. L’evento, della durata di 5 giorni, ha ospitato oltre 10.000 partecipanti, in rappresentanza di 106 nazioni e 60 agenzie spaziali: Asi, Esa, Nasa, Isro, Agc, Jaxa sono solo alcuni dei nomi delle agenzie maggiori» è quanto fanno sapere proprio dal “Carlo Urbani”.
I delegati hanno discusso oltre 2300 progetti e test scientifici sul tema della sostenibilità aerospaziale e, grazie alla sperimentazione condotta con la sonda Helianthus in Islanda, nello scorso aprile, Infinity 2 è rientrato tra i 2300 progetti, ottenendo la possibilità di mostrare al mondo i suoi importanti risultati. Terminata la discussione i rappresentanti del Polo Urbani sono stati accolti negli stand delle agenzie partner del progetto: Cluster Aerospace, Regione Marche e Leonardo.
«Allo Iac sono state svelate – aggiungono dall’istituto – le nuove tute aerospaziali firmate “Prada”, progettate con la stessa tecnologia idrogel delle russe. Una delle aziende produttrici delle tute fa parte del “Cluster Marche” (SpaceWear di Fano), alla quale verrà proposto di testare la funzionalità e la fattibilità di un isolamento a base co2, sperimentata a bordo della sonda Island, lanciata sempre in Islanda dal team Infinity 2. Il “Cluster Marche”, dopo la visita, si è mostrato entusiasta ed interessato ad un possibile continuo della “saga Infinity”, con in vista un futuro Infinity 3 e, addirittura, la possibile partecipazione al prossimo Iac, stavolta a Sydney. Valentino, studente-relatore del progetto Infinity allo Iac, è stato sicuramente protagonista e, al contempo, testimone di un’esperienza unica. La sua partecipazione ad un congresso di calibro mondiale andrà ad arricchire un futuro curriculum e fungerà come trampolino di lancio per altre esperienze future. Definire l’Iiss “Carlo Urbani” una scuola davvero “spaziale” non sarà d’ora in poi un’iperbole».
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