di Maurizio Petrocchi *
L’uccisione di Yahya Sinwar, leader di Hamas a Gaza, segna un momento cruciale nella lunga e tormentata storia del conflitto israelo-palestinese. Per comprendere appieno le implicazioni di questo evento, dobbiamo collocarlo nel più ampio contesto storico della regione e dei movimenti rivoluzionari del XX secolo. Sinwar emerge come figura emblematica di una tradizione di resistenza palestinese che affonda le sue radici negli anni ’60. La sua traiettoria – da prigioniero a leader supremo di Hamas – riecheggia quella di altri leader rivoluzionari la cui esperienza carceraria ha plasmato profondamente la loro ideologia e strategia politica. Sinwar ha perseguito una linea di resistenza implacabile, rifiutando qualsiasi compromesso con Israele. L’operazione del 7 ottobre, orchestrata sotto la sua guida, rappresenta l’apice di questa strategia. Va vista non come un evento isolato, ma come il culmine di decenni di tensioni e conflitti, una mossa audace volta a rompere lo status quo e ridefinire i termini del conflitto. In questo senso, Sinwar si pone come erede di una lunga tradizione di lotta armata palestinese, portandola però a un livello di brutalità senza precedenti. La sua morte si inserisce in una serie storica di assassinii mirati che hanno caratterizzato il conflitto israelo-palestinese. Tuttavia, la storia ci insegna che l’eliminazione di leader carismatici non sempre risolve conflitti profondamente radicati. Al contrario, spesso apre nuove fasi di incertezza e potenziale escalation.
Guardando al futuro, possiamo delineare diversi scenari possibili.
Frammentazione interna: Hamas potrebbe attraversare un periodo di lotte intestine per la successione. Storicamente, tali momenti di transizione hanno spesso portato a una temporanea diminuzione della capacità operativa dei movimenti rivoluzionari, ma anche a pericolosi vuoti di potere.
Radicalizzazione: la morte di Sinwar potrebbe essere strumentalizzata per galvanizzare il movimento, portando elementi più estremisti al potere. Questo scenario trova paralleli in altri movimenti rivoluzionari che, di fronte alla perdita di leader carismatici, hanno risposto con un’intensificazione della lotta armata. Un esempio significativo è quello delle Brigate Rosse in Italia dopo l’arresto di Renato Curcio nel 1974, che portò a una fase di maggiore violenza sotto la guida di Mario Moretti. Un altro caso è quello dell’Eta in Spagna, dove la morte di leader come Txomin Iturbe Abasolo nel 1987 non portò alla fine del gruppo, ma a periodi di intensificata attività terroristica. Anche nel contesto mediorientale, l’assassinio di Abbas al-Musawi, leader di Hezbollah, nel 1992, portò all’ascesa di Hassan Nasrallah e a un inasprimento delle tattiche del gruppo. Questi esempi suggeriscono che la morte di un leader carismatico come Sinwar potrebbe portare a una radicalizzazione di Hamas e a un’escalation del conflitto.
Apertura diplomatica: Sebbene meno probabile nel breve termine, non possiamo escludere l’emergere di voci più moderate all’interno di Hamas. La storia offre esempi di movimenti che, dopo la perdita di leader intransigenti, hanno intrapreso percorsi di negoziazione.
Intervento regionale: La morte di Sinwar potrebbe spingere attori regionali come Iran o Hezbollah a intensificare il loro coinvolgimento. Questo scenario richiama dinamiche simili osservate in altri conflitti mediorientali, dove il vuoto di potere ha spesso attirato l’intervento di potenze esterne.
Ritorno dell’Autorità Palestinese: In uno scenario di indebolimento di Hamas, potremmo assistere a tentativi dell’Autorità Palestinese di riguadagnare influenza a Gaza, potenzialmente con il sostegno internazionale.
La morte di Sinwar, lungi dal risolvere il conflitto, apre una nuova fase di incertezza. Come la storia del XX secolo ci ha ripetutamente dimostrato, l’eliminazione di leader rivoluzionari raramente porta a una risoluzione immediata dei conflitti, ma piuttosto a una ricalibrazione delle forze in campo. Il futuro del conflitto israelo-palestinese dipenderà non solo dalle azioni dei successori di Sinwar, ma anche dalla risposta di Israele e della comunità internazionale per il dialogo e la riconciliazione.
* docente di storia del giornalismo e media digitali all’università di Macerata, storico ed esperto in conflitti, violenza, politica e terrorismo
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